mercoledì 28 aprile 2010
Paradossi dell'Est
Che per ritrovare l'Arca di Noè si dovesse far affidamento a letteralisti biblici di Hong Kong?
Pare di sì, secondo
http://leviedellasia.corriere.it/2010/04/gli_evangelici_di_hong_kong_e.html
A quando le prove?
MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 7
Il Sesto Avatara di Vishnu è Parasurama, il "Rama con la scure", e ancora una volta dopo Narashima, torniamo ai Purana e agli Avatara "eroici" di Vishnu.
Sullo sfondo di un conflitto storico che per due generazioni devastò la costa del Malabar, il mito narra che la tardizionale superiorità dei Brahmani fu sfidata da re Kartavirya di Haihaya: questi, un fortissimo guerriero dalle cento braccia, andò a visitare Jamadagni, un saggio Brahmano dell'Ashram; il Rishi ("saggio" o "profeta") lo ospitò onorevolmente, ma lo sleale re, al momento di ripartire, rubò Surabhi (la "vacca dell'abbondanza" di cui parla il mito di Kurma Avatara) e insulta Renuka, la moglie di Jamadagni.
Parasurama, il quinto figlio del sacerdote, era stato istruito da Shiva stesso fino a diventare il "Dio dalla scure invincibile". Per vendicare l'offesa inseguì Kartavirya e lo uccise. Di rimando il figlio del re invase l'Ashram e uccise Jamadagni.
Parasurama giurò di vendicare il padre e sterminare tutta l'intera casta dei guerrieri (Kshatriya): e per ventuno anni proseguì la sua opera finchè non ne rimase alcuno vivo.
Puniti i sacrileghi, però, l'ordine sociale era stato alterato: una delle caste, fondamentale nella società induista, non esisteva più! Perciò furono gli stessi Brahmani a unirsi alle mogli dei Guerrirei sterminati, dando origine a una nuova schiatta di Guerrieri.
Alcune piccole note...
L'inclusione di Parasurama tra gli Avatara di Vishnu crea alcuni "problemi" mitici di coerenza: infatti Rama (o Ramachandra, il settimo Avatar di Vishnu)lo incontra e ne è rivale! L'incoerenza potrebbe trovare una sua conciliazione ai nostri occhi occidentali (per l'indù che conosce l'illusione e la contraddittorietà del nostrio mondo sensibile il problema ovviamente non si pone) nel fatto che storicamente Rama è un Avatar del nord, mentre Parasurama è una figura legata al Sud del subcontinente indiano.
Si narra che, con l'ascia donatagli da Shiva, Parasurama fermò l'avanzata dell'oceano salvando le terre di Konkan e Malabar.
Il Mahabharata sostiene che, a causa dello sterminio della prima stirpe Kashatriya e dell'origine della seconda dai Brahmani, in India non ci sia più una vera e propria casta di puri soldati.
Il furto di un bovino straordinario (qui la "vacca dell'abbondanza") come causa di una guerra, si ritrova all'altro estremo del mondo indoeuropeo, ovvero in Irlanda: la lunga guerra tra Connacht e Ulster è narrata nel "Tain Bo Cuialgné", ovvero "La razzia del bestiame di Quelgny", e culmina con lo scontro tra due tori leggendari, il Toro Bruno di Quelgney e il Toro dalle Bianche Corna di Ailell.
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domenica 18 aprile 2010
MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 6
Dopo una pausa (troppo lunga? Troppo breve? A voi la scelta...) riprendiamo la nostra narrazione dei Dieci Grandi Avatara di Vishnu (i Dasavatara). Stavolta il Conservatore si manifesa finalmente con una forma umana, anche se di un umano particolare... Quella di Vamana, un nano\gigante che forse solo la mente di David Lynch può riprendere con "onirica" pienezza.
Se vogliamo, questo è l'ultimo degli Avatara antichi, cosmici, insieme a Matsya, Kurma e Varaha: e infatti è ambientato non nella nostra era, ma nella Treta Yuga, la Seconda Era.
Si narra che il re Bali fosse un Daitya, un demone che grazie a infinite penitenze (tapas), mortificazioni e sacrifici (Yajna) aveva ottenuto il potere sui Tre Mondi. Pare fosse un re giusto e buono, nonostante la sua origine.
Gli dei temevano il suo potere, e implorarono Vishnu di intervenire a restaurare l'ordine che vedeva il loro potere prevalere su quello dei Demoni.
Durante una grande festa religiosa, era costume che i Brahmani-Sanyasi ("Brahmani girovaghi") fossero ricevuti dal re Bali e caricati di doni. Al Re apparve un Brahmano nano, coperto da poche vesti e da un ombrellino, figlio di Kasyapa e Aditi.
Vamana, questo era il suo nome, chiede al re un poco di terra, tanta quanta ne avrebbe potuto coprire con tre passi. Alla richiesta, Bali rise: egli era enormemente ricco e dominava tutta la Terra.
I Brahmani di corte, Asuraguru e Sukracharya, intuirono il pericolo e consigliarono al re di rifiutare, poichè temevano che dietro Vamana si nascondesse Vishnu; ma Bali, favorevole al tradizionale dovere della carità, concesse il dono, rafforzandolo col giuramento.
A questo punto, Sukracharya, il maestro spirituale di Bali, maledisse l'incauto allievo.
Allora Vamana miracolosamente crebbe di dimensione fino a sembrare infinito, divenendo il gigante Vishnu Trivikarma: costui con un passo coprì tutto il mondo umano, poi con il secondo coprì tutto il cielo.
Il territorio di Re Bali era ormai esaurito, e Vishnu chiese al (supponiamo esterrefatto) re, dove avrebbe dovuto porre il suo terzo passo; per mantenere la sua promessa, questi gli offrì tutto ciò che gli era rimasto, e cioè la sua testa: perciò Vamana pose il suo piede sulla testa di Re Bali, spingendolo dolcemente negli Inferi.
Alcune piccole note
Alcune versioni narrano che il magnanimo Vishnu, in graziea della fede e della generosità di Bali, rinunciò generosamente al suo terzo passo: così a Bali rimase la terza parte del suo dominio, cioè le regioni dell'inferno (Pataloka).
"Treta Yuga" signfica letteralmente "il terzo Yuga", ovvero il terzo dei grandi periodi in cui è diviso ciascun ciclo dell'Universo. Perchè allora abbiamo detto che la vicenda di Vamana si svolge nella seconda era? Ma perchè il computo si fa al contrario!
La prima era in ordine di tempo è la "quarta era" (sic!) o Krita Yuga (ma anche "Satya Yuga, o "Yuga della verità"); la seconda in ordine di tempo è la "terza" (Treta Yuga); la terza è chiamata "la seconda" (Dvapara Yuga); e infine la quarta è la nostra, la Kali-Yuga, l'età nera.
Successivamente Bali è stato identificato come discendente del giusto Prahlada, che abbiamo visto nel mito di Narashima; pare che il re fosse devotissimo di Indra, e così entrò in conflitto con il culto di Vishnu. Leggendariamente è legato alla città di Mahabalipuram (Capitale del Grande Bali), presso Madras, e molti testi dicono che fosse buono ed estremamente religioso: si dice addirittura che Vishnu si compiacque che il re avesse mantenuto la sua promessa a dispetto della maledizione del suo maestro spirituale e della prospettiva di perdere tutto, perciò lo chiamò Mahabali (riconoscendolo quindi come "mahatma" cioè "grande anima"). Di più: gli permise di ascendere nel cielo insieme alle altre divinità e gli concesse di dominare di nuovo il mondo nel prossimo Yuga, il Krita Yuga del prossimo ciclo.
Secondo una tradizione festeggiata ogni anno nel Kerala, Mahabali torna ogni anno nella terra della sua gente, per assicurarsi che vivano felici.
Il mito è una delle varianti della "promessa incauta", che appare anche nei miti di Semele, Fetonte, e in quello dell'Avatar Narashima.
Ma, se vogliamo, il paragone più vicino è quello di Didone: la regina fenicia ottenne di poter avere dal re Iarba una porzione di terra africana, tanta quanto ci poteva stare in una pelle di bue: Iarba credeva di potersi dimostrare generoso senza concedere quasi nulla alla regina esule. Tuttavia Didone tagliò la pelle in strisce tanto sottili da poter comprendere un territorio di ventidue stadi, su cui fondò Cartagine.
I "tre passi" di Vishnu del mito di Vamana sono una variante del mito più antico: originariamente Vishnu Trivikarma creava i tre Mondi con i suoi passi; il mito di Vamana, successivo, distrugge il potere di Bali e restaura l'ordine.
Se vogliamo trovare un'analogia "al contrario" ai tre passi di Vishnu, valutando come le distanze per glid ei siano ben diverse dalle distanze concepite dagli umani, possiamo riovolgerci alla leggenda dello Scimmiotto cinese: qui Sun Goku, sfidato da Buddha, fece un balzo di migliaia di li (le "miglia" cinesi) per ottenere il dominio dell'Universo... solo per scoprire di non essere uscito dalla mano di Buddha.
Un racconto cinese parla del Gigante Kuafu che rincorse il sole per un giorno intero, coprendo migliaia di miglia e riuscendo ad arrivare la sera al luogo in cui il Sole stesso riposava: insomma, coprì con i suoi passi l'intera lunghezza del mondo in un giorno. Lo stolto Kuafu però allungò le mani per prendere il sole e ne fu prosciugato.
venerdì 2 aprile 2010
TUTTI FIGLI DI EVEMERO\ REMYTHS - Demoni assassini, cagnoloni e viaggi nel tempo
Prima o poi vi parleremo anche di "Age of Bronze", la saga USA che rinarra in maniera evemeristica e archeologicamente "aggiornata" la Guerra di Troia.
Ma visto che, in attesa delle epiche avventure di Atenodoro l'Acheo, anche il fumetto italiano ha fatto una puntata sulla piana dello Scamandro, perchè non commentare questo Lilith numero 1 ("Il segno del Triacanto"), uscito per i tipi della Bonelli nel novembre 2008 e giunto tra le mie adunche mani colpevolmente in ritardo?
Il fumetto, scritto e disegnato da Luca Enoch, risente del suo essere il numero uno di una serie prevedibilmente pluriennale (anche perchè la cadenza delle uscite è semestrale!): molta, forse troppa carne al fuoco tra presentazione di protagonista, missione, comprimari e della terribile minaccia con i suoi sgherri.
Se poi si aggiungono da un lato la necessità di "dare il nome da battaglia" al personaggio una volta che abbia capito in cosa consisterà davvero la sua missione, e dall'altro la trovata dei viaggi nel tempo, ecco che la lettura di questo numero uno risulta non agevolissima.
Ma che c'entra tutto ciò col mito e con Troia?
C'entra, c'entra... perchè la prima missione della giovane Lyca, partita da un futuro lontano per giungere in diversi tempi del passato ed eliminare la minaccia che ha condannato la sua civiltà ad una vita sotterranea, questa missione, appunto, si svolge nell'ultimo anno dell'assedio di Wilusa la ventosa: la superba Ilio di cui cantò Omero.
E qui Enoch non resiste alla tentazione della razionalizzazione evemerista, ovvero di spiegare "razionalmente" e "scientificamente" tutto ciò che agli antichi doveva apparire sovrannaturale.
Visto che Lilith un fumetto di avventura fantascientifica in cui "tutto deve tornare", di immaginario ci possono essere solo i presupposti di immaginazione scientifica (viaggio nel tempo, modificazioni genetiche, ibridi...).
Sulla linea di un "Hyperion" ma anche, come detto, di "Age of Bronze", ecco così costruirsi un assedio umano, troppo umano.
Sulla piana di Taruisa, gli Achei\Ahhiya sono ingordi assedianti, con un Akireu\Achille sicuramente non invulnerabile, ma violento saccheggiatore delle città satelliti per sfiancare la città principale; armi e armature sono "filologicamente" corrette dal punto di vista archeologico; Troia appare secondo le ricostruzioni più recenti; scompaiono Elena e Paride, e l'assedio è motivato da questioni economiche.
Ma soprattutto il cavallo di Troia diventa una torre d'assalto e la conquista dei greci viene favorita da un terremoto... e così abbiamo così due spiegazioni del "cavallo di Troia" in una! Tra gli studiosi razionalisti c'è, infatti, chi sospetta che dietro il mito del cavallo di legno si nasconda una macchina d'assedio a forma di questo animale (e non del succssivo "ariete"), e altri che tirano in ballo Poseidone, dio del mare, ma anche dei cavalli (guarda un po'!) e dei terremoti: proprio un sisma, secondo alcuni dati archeologici, avrebbe fatto crollare parte delle mura di quella che viene identificata come la "Troia omerica".
Quanto agli dei, latitano. Abbiamo, in realtà solo un abbaglio, un'illusione: Lyca stessa viene scambiata per una dea sia dai Troiani che dagli Achei.
Ma anche i suoi poteri sono "spiegabili": è frutto di una mutazione genetica e di innesti non meglio spiegati, che le danno una forza sovrumana e una pelle invulnerabile; vola grazie a un suo "famiglio" (un cagnone\pantera parlante, volante e invisibile a tutti tranne che a Lyca); sarà lei a determinare la rovina di Akireu (Lyca è una citazione da Apollo Licio oltre che della "fanciulla peduta" di William Blake?), togliendogli la luce del sole... E leggete l'albo per sapere ciò che significa!
Per il resto la vicenda presenta alcune variazioni rispetto a Omero: oltre all'assenza di Paride ed Elena di cui abbiamo detto (ma anche di Menelao), Aiace Telamonio viene ucciso da Lyca così come un eroe troiano che leggendariamente era destinato a ben altro. Inoltre la ragazza è implicata anche nella "nascita" di Omero... sì, perchè c'è anche Omero che "assiste" in diretta a gran parte degli avvenimenti narrati!
Quanto al nome di Lilith, beh, la nostra eroina se lo merita. In preda a un furore berserk fa stragi, e la sua missione per distruggere un parassita che porterà alla rovina del nostro futuro, implica che sia una spietata assassina. Così un giovane fanciullo le darà il nome di Lilitu, la demone mesopotamica "portatrice di disgrazia, malattia e morte", come ci specifica in nota Enoch.
Ma visto che "Lilitu" è un nome che forse si poteva usare nella Troade ella tarda età del bronzo, ma non così attraente da un punto di vista editoriale, ecco che il cagnone si prepoccupa di dare l'equivalente ebraico di Lilitu, ovvero il nome della prima moglie di Adamo: la nostra Lyca rinnega il suo nome, e prende quello più spietato di Lilith.
Peccato che tra gli ebrei Lilith avesse abdicato lo sterminio generalizzato per concentrarsi sull'uccisione solo di bambini, cosa che non vedremo facilmente in un albo Bonelli!
Per la pagina di Lilith sul sito ufficiale della Sergio Bonelli Editore clicca qui!
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