domenica 29 novembre 2009
TRA MITO E STORIA - La migrazione degli Aztechi
Si narra che un tempo le sette tribù in cui erano divisi gli Aztechi abitassero ad Aztlàn, la "Terra Bianca": era una terra in cui non mancava nulla, né cibo né sette grotte in cui poter abitare.
Ma un giorno un uomo, che si era arrampicato su un albero per prendere del cibo, sentì la voce di un uccello che cantava con voce imperio: "Tihui! Tihui! Tihui!". L'azteco si rese conto che il volatile stava pronunciando una parola nella lingua degli uomini: "Andiamo! Andiamo! Andiamo!"
Il capo Tecpaltzin disse che quello era un segno degli dei: era tempo di lasciare Aztlàn e cercare la terra che gli dei avevano destinato per gli Aztechi.
Così l'intero popolo si mise in marcia, dietro un simulacro di Huitzilopochtli, il loro dio, posto su una portantina di giunchi. Il dio stesso comunicò ai sacerdoti che il popolo doveva andare a sud, alla ricerca di un lago: lì avrebbero visto un'aquila appollaiata su un cactus che cresceva sulle onde del lago stesso; l'aquila avrebbe avuto tra gli artigli un serpente, e le sue ali spiegate avrebbero riflesso la luce del sole nascente.
La marcia verso sud fu difficile: il paese in cui arrivavano era sassoso, arido, zeppo di animali pericolosi che minacciavano i più deboli della colona di Aztechi in marcia.
Huitzilopochtli riapparve a Tecpaltzin e disse che avrebbe messo alla prova il suo popolo: come il dio aveva predetto, infatti, gli Aztechi il giorno dopo trovarono due fagotti, contenenti l'degli sterpi e l'altro una pietra preziosa. Dapprima tutti vollero la pietra, poi alcuni iniziarono a riflettere: con gli sterpi si poteva accendere il fuoco, costruirsi delle capanne, ricavare bastoni e frecce...
Così il popolo si divise: chi prese la pietra preziosa scelse una strada diversa e di loro si è perso il ricordo, gli altri presero gli sterpi e proseguirono nel loro cammino. Giunsero a Tollàn, al capitale dei Toltechi, e lì si stabilirono per un po' di tempo, arricchendosi e vivendo negli agi. Ma Huitzilopochtli riapparve e ricordò che il cammino non era finito.
Lui stesso in forma di aquila bianca guidò il suo popolo fino alle rive del Lago Tezcoco: lì videro l'aquila del segno, ad ali spalancate su un cactus e con un serpente tra gli artigli. Lì Huitzilopochtli parlò ancora, ordinando al suo popolo di costruire una città, Tenochtitlàn, e ordinando agli Aztechi di conquistare tutti i popoli circostanti, su cui lui concedeva il dominio.
Gli storici ritengono che gli Aztechi siano giunti dal Nord, come altre stirpi cicimeche (ovvero "barbare"), e che si siano stanziati sulle sponde del Lago Tezcoco intorno al 1320. Duecento anni dopo Cortès e i suoi conquistadores radevano al suolo la città dopo aver distrutto il tempio del dio Huitzilopochtli, dove si concentrava l'estrema resistenza degli Aztechi: quando il tempio cadde, gli Aztechi smisero di lottare, perché se era caduto il loro dio, anche loro dovevano cedere.
Ma l'aquila sul cactus che stringe il serpente è ancora il simbolo del Messico, e troneggia al centro della sua bandiera tricolore.
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