VITA QUOTIDIANA AL TEMPO DEL DILUVIO
PARTE 2:
SEX & TIME
Il precedente post ha cercato di dare le dotte risposte rabbiniche alle domande più diffuse sull’Arca di Noè (in particolare: i cosa si nutrivano i camaleonti?). Qui continueremo la meritoria (?) opera di divulgazione attraverso altri aspetti che, ne siamo certi, renderanno a tutti auspicabile un nuovo Diluvio solo per poter godere dei servizi esclusivi del nostro battello dell’Ammmore (Divino)!
3) ATTIVITA’ E TEMPO LIBERO
Come già detto, la principale attività di Noè e parentela era quella di
nutrire gli animali (e di raccogliere i necessario per dar da mangiare ai
camaleonti, immaginiamo). Il lavoro era talmente frenetico per i diversi ritmi
degli animali, che il Patriarca e i suoi figli per i primi dodici mesi non
dormirono (sic!).
C’era un secondo problema: l’astinenza. Il Diluvio era stato provocato
dal comportamento degli uomini, specie in ambito sessuale, quindi era tassativo
evitare di irritare l’Altissimo con copule e hard petting.
Noè si giustificò dicendo che mentre il mondo veniva distrutto, non si
doveva pensare a dar vita a nuove creature.
Il Patriarca, come detto altrove, si era premunito: prima di salire
sull’Arca i maschi dovettero dimostrare che si erano accoppiati solo con
femmine della loro specie! E le femmine dovevano dimostrare di accettare solo
la posizione canonica [1].
Prima del Diluvio, infatti, alcuni asini montavano cavalle e cavalli
asine, il cane la lupa, il serpente la tartaruga (!), il gallo l’anatra e
spesso le femmine, bricconcelle, montavano i maschi. Che poi asini e cavalli
abbiano proseguito le loro pratiche senza che sia arrivato un nuovo Diluvio è
dovuto al fatto che Dio, forse un po’ frettolosamente, aveva deciso di non
mandarne mai più uno.
Non era da trascurare anche la dispersione di seme maschile.
Ma la permanenza era lunga, e la carne debole… così tre ospiti
disubbidirono con le loro compagne (da notare il fatto che la sessualità delle
donne era ben poco considerata, se non come strumento di tentazione).
Il primo fu il cane, incontinente. E Dio lo punì costringendolo a
rimanere attaccato alla femmina dopo la riproduzione.
Il secondo fu Cam, figlio di Noè, ma per “buon nome”: la sua compagna
era stata ingravidata dall’angelo Shemhazai, e il figlio del Patriarca temeva
che, se non si fosse dato palesemente da fare, i suoi fratelli avrebbero capito
che era un (in)felice cornuto. Il fatto che i Rabbini sapessero della
scappatella della moglie, però, dimostra che i suoi sforzi furono vani.
Dio, comunque, non gliela fece passare: lo punì rendendo nera la pelle
di Cam. E di Canaan suo figlio. E di tutti i discendenti di Cam [2].
Il terzo fu il corvo, e a questo proposito le versioni sono
discordanti: c’è chi dice che si diede semplicemente alla copula con la
compagna, e perciò fu punito, costringendo a fecondare la propria femmina col
becco [3].
C’è invece chi sostiene che il ‘peccato’ del corvo avvenne in un altro
momento, ovvero quando Noè decise di verificare se in effetti il Diluvio fosse cessato:
il Patriarca decise di mandare il corvo in esplorazione (vedi qui sotto la
parte 4), ma questi rispose insolente che si rifiutava. Anzi: ci andò giù
pesante! Disse che Dio era invidioso di lui, e che Noè voleva approfittare
della sua assenza (o della sua ‘casuale’ scomparsa) per godersi la sua femmina[4]!
A ciò aggiunse una motivazione più razionale: i corvi erano specie
impura, quindi c’era un solo maschio sull’Arca; il corvo propose quindi di
mandare la colomba perché, appartenendo essa a una specie pura, vi erano sulla
nave sette coppie di animali.
Quindi il corvo si nascose dietro l’ala dell’aquila ma Noè lo trovò.
Giocare a nascondino non aveva allentato la tensione latente, né fatto cambiare
idea al Patriarca: il corvo doveva uscire. L’uccello replicò le sue accuse, e a
quel punto Noè perse la pazienza e gli maledisse il becco calunniatore. Tutti
gli animali intorno risposero “Amen!” e il corvo fu mandato in esplorazione.
Ma nelle more aveva fecondato:
a) l’aquila femmina
b) altri uccelli mangiatori di cadaveri.
Risultato: il corvo fu maledetto come sopra, e gli incroci interspecie
produssero una progenie depravata.
4) DURATA DELLA “CROCIERA”
Il piacevole tour dei fiordi… ehm delle acque senza fine deve essere
calcolato con un pizzico di dottrina. Sappiamo la data di inizio da Genesi 7,11
(17° giorno del secondo mese, nell’anno 600 della vita di Noè [5]) e quello di
chiusura da Genesi 8,13 (primo giorno del primo mese dell’anno 601 della vita
di Noè), anche se in realtà la permanenza sul battello durò ancora quasi due
mesi dopo; ma il calcolo effettivo non può essere ottenuto con una semplice
sottrazione.
Secondo la Genesi (7,17) il Diluvio in sé stesso (cioè, immaginiamo, la
pioggia e l’emersione delle acque da sottoterra) durò quaranta giorni e
quaranta notti [6], e rimasero a “15 cubiti” sopra i monti più alti per 150
giorni (Gen. 7,24). Quindi Dio “si ricordò” di Noè (Gen 8,1) e mandò un vento
che spazzò via le acque di superficie, mentre le fonti dell’abisso e le cateratte
del cielo furono chiuse. Quindi le acque defluirono in altri 150 giorni.
Il totale è quindi di
40+150+150 = 340 giorni.
Ma non finisce qui:
l’incagliarsi sulle cime del Monte Ararat avvenne nel settimo mese, il 17 del
mese, ma il deflusso continuò, e solo il primo giorno del decimo mese
riapparvero le cime dei monti (Gen. 8,5).
Quindi ai 340 giorni dobbiamo aggiungere altri due mesi pieni e qualche
altro giorno. Il calendario ebraico è composto da 12 mesi di 29 o 30 giorni [7],
il settimo mese (Tishri) ha 30 giorni, quindi dobbiamo fare questa operazione
340 + 13 (giorni restanti di Tishri) + 29 (giorni di Heshvan, ottavo mese) + 30 (giorni di Kislev, nono mese) = 412 giorni.
A questo punto Noè attese altri 40 giorni e inviò un corvo in
esplorazione (Gen 8,6). E siamo a
412+40 giorni = 452 giorni.
Poi i dati si fanno meno certi…
Il corvo, dopo le peripezie per costringerlo a compiere la missione
viste sopra, “uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla
Terra”, finché secondo alcuni dotti non trovò cadaveri da mangiare e non tornò
più.
Quanto tempo durò questo andirivieni del corvo? La Bibbia non ne parla:
eppure è un dato importante per sapere quanto durò in effetti la residenza
sull’Arca.
Dai racconti rabbinici (che a volte parlano di 150 giorni e non di 40
per la pioggia) il corvo uscì tre volte, ma non specificano quanto durò il suo
volo: visto che le prime due volte non trovò nulla, e la terza cadaveri
(galleggianti?) possiamo immaginare che i voli non siano avvenuti lo stesso giorno.
Tenendo conto delle abitudini noachiane successive, e della pietas del patriarca, forse passò un
settimana tra un’uscita e l’altra.
Comunque il corvo alla fine non tornò. Al che Noè mandò la colomba, ma
essa “non trovò dove poggiare il piede” e tornò indietro; quindi il patriarca
la rimandò fuori dopo sette giorni e l’uccello tornò a sera con il famoso ramo
d’ulivo nel becco. Noè capì che le acque si erano ritirate (Gen. 8, 11).
Aspettò un’altra settimana, fece uscire la colomba (che stavolta non
tornò anche essa) e, come detto, il primo giorno del primo mese dell’anno 601
della vita di Noè scoperchiò l’Arca e verificò che, in effetti, la superficie
era asciutta. “Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu
asciutta” (Gen. 8,22), tutti scesero, fecero sacrifici il cui profumo fu gradito
a Dio [8].
Insomma: i dati ora ci sono tutti, anche se alcuni devono essere
stimati cum grano salis (e con un
minimo di ispirazione soprannaturale nelle scelte). Lasciamo al gusto e al
tempo del lettore trovare il risultato finale, oppure si può fidare di questo
LINK [9].
E poi ci furono arcobaleni, promesse, baci e abbracci (e finalmente un
po’ di santa copula autorizzata al grido di “Viva la matematica!
Moltiplichiamoci!”) e Noè, dopo tanta acqua, finalmente si diede da fare a
“inventare” il vino.
Ma questa è un’altra bella (bella?) storiellina rabbinica basata su
animali fatti a pezzi, evirazioni e maledizioni varie.
Forse (lo speriamo) ve la racconteremo un’altra volta.
ALCUNE PICCOLE NOTE
a) Durata di altri Diluvi
Visti i calcoli (per carità, da verificare), l’Arca di Noè stacca di
gran lunga i concorrenti nella gara di resistenza sulle acque del Diluvio.
Il Diluvio che colpì l’isola di Ra’iatea (Polinesia) durò una notte, in
cui l’isola sprofondò sotto il mare e poi risalì. Come non ricordarci de “un
giorno e una notte terribili” in cui sprofondò l’isola di Atlantide secondo
Platone?
Il Diluvio di Athrasis dura 7 giorni, così come quello di Ziusudra (ma
questi due eroi mesopotamici potrebbero essere l’uno la versione ‘aggiornata’
dell’altro).
Deucalione e Pirra si fermano a 9 giorni e 9 notti (ma Ulisse viene
trascinato dalla tempesta per 9 giorni… oddio, torniamo ai simbolismi!).
Il Diluvio di Utnapishtim durò 6 giorni, si fermò al settimo, ma l’arca
si incagliò sul Monte Nisir (secondo alcune versioni dopo 12 giorni di
vagabondaggio) e l’eroe aspettò 7 giorni prima di mandare una colomba in
esplorazione, ma l’animale non trovò dove posarsi e tornò indietro; 7 giorni
dopo mandò una rondine, che ebbe lo stesso successo; poi (non è specificato
quanto dopo) un corvo, che trovate carogne da mangiare non tornò. A questo
punto Utnapishtim scese dall’arca e per sette volte fece libagioni e bruciò
legni aromatici per gli dei. Chi si stupisse della ripetizione del numero 7 è
evidentemente digiuno di numerologia! Comunque abbiamo almeno 21 giorni sicuri
di permanenza in barca (33 se comprendiamo i 12 giorni in cui l’arca vaga sulle
acque).
Alcuni Diluvi anomali…
Il diluvio “secondario” (nel senso che riguardò solo l’Irlanda) che
sterminò i primi abitatori di Eriu guidati da Cessair, nipote di Noè, durò
quaranta giorni: ma lì sopravvisse soltanto una persona, quindi non può essere
messo in graduatoria! Di un ulteriore diluvio “secondario”, che sterminò il popolo
di Partholon e Nemed (meno circa trenta persone) stanziati sempre in Irlanda,
non si da’ durata.
In Cina si parla di Diluvio domato da Yu il Grande in nove anni di
lavoro, ma più correttamente si dovrebbe parlare di “controllo delle
inondazioni”.
Il mito del Diluvio è diffuso in tutto il mondo: una disamina generale
sui miti del Diluvio (su cui discutere) può essere trovata QUI.
Tuttavia non in tutte le versioni troviamo la sua durata.
b) Sul corvo
Ho iniziato a raccogliere alcune piccole note sui corvi… e ne stava
risultando un post più lungo di questo!
Così sul corvo, sul suo ruolo di messaggero, sul suo legame col sole e
sul cambiamento di colore del suo piumaggio così come emerge in miti di diverse
parti del mondo, parleremo la prossima volta.
Sorry!
[1] I pii interpreti della Legge, sempre così attenti alla parità
uomo-donna e disponibili alla fantasia a letto, dicono che uno dei motivi per
cui Lilith, la prima compagna di Adamo, litigava frequentemente col marito, fu
il fatto che ella non accettava la posizione (canonica) impostale nell’atto
sessuale; e quando Adamo, irritato, cercò di ottenere l’obbedienza con la
forza, lei bestemmiò e fuggì. Ma Lilith aveva un difetto di fabbrica: era stata
creata dalla polvere come Adamo, ma ahilei!, Dio per questa operazione non usò
l’argilla pura, bensì sedimenti e sudiciume. Quanto poi ai litigi frequenti
(che presuppongono rapporti frequenti o per lo meno tentativi frequenti di
rapporto sessuale), essi contrastano con l’idea di Dante che Adamo rimase nel
Paradiso Terrestre per circa sei ore dalla creazione alla caduta. Ma altri
studiosi dicono che l’atto d’amore fu compiuto per la prima volta, dopo la
cacciata (anzi: dopo quaranta giorni e quaranta notti di preghiera, seguiti dal
matrimonio e poi dalla santa copula).
[2] La pelle nera di Canaan è stata spiegata anche in altro modo dai
pii interpreti israeliti: ma di questo ne parleremo quando (e se) racconteremo
dell’origine del vino secondo gli ebrei.
[3] In Graves-Patai, I miti
ebraici, 20.12 si illaziona che, come nel mito greco, la punizione
originaria del corvo sia stata quella di essere tramutato da bianco a nero. Ma,
come spesso accade sia in quest’opera che nel più famoso I miti greci, la parte di commento e confronto con miti di altri
popoli è spesso un po’ forzata e motivata intuitu
auctoris.
[4] Il corvo forse aveva torto, vista la pietas di Noè. Ma non
dimentichiamo che re Davide, innamorato di Betsabea moglie di Uria, fece
mandare l’infelice sposo in prima linea di battaglia così che questi morì e poi
il re si godette la vedova. Dio punì il re con la morte del ‘figlio della
colpa’ e la rivolta di Assalonne, ma il successivo figlio di Davide e Betsabea
fu Salomone (altro personaggio che per lussuria perse la saggezza che aveva
ricevuto in dono).
[5] Noè chiuse l’Arca una settimana dopo la morte di Matusalemme
(periodo che Dio concesse per un’estrema possibilità di pentimento, con scarsi risultati),
ma gli animali erano davanti alla nave già alla morte del vecchio.
[6] Il numero quaranta ritorna per gli anni dell’Esodo, i giorni di
Quaresima e la quarantena degli appestati.
[7] Diamo per scontato che l’anno del Diluvio non fosse un anno bisestile
(anche se il detto “Anno bisesto \ Anno funesto” farebbe supporre il
contrario), quindi non dobbiamo computare anche il mese aggiuntivo di 29 giorni
(Adar II) che, appunto negli anni bisestili, viene inserito dopo il dodicesimo
mese (Adar). Chi volesse poi inoltrarsi nel complesso mondo di anni “regolari”,
“carenti” o “abbondanti” (ciò vale sia per gli anni comuni che per quelli
bisestili) può cercare nei diversi siti ebraici che spiegano ai devoti come
rispettare Shabbat e feste; per le nostre piccole operazioni (speriamo non
blasfeme) ci siamo basati sul libretto di Margo Westrheim, Calendari del mondo,
Lyra Libri, acquistato con orgoglio in una libreria esoterica. Si tenga conto
che la mia valutazione, dopo la lettura, era stata questa: “Errori. In alcuni
punti tono “paternalistico” di spiegazione e semplificazione irritante.”
[8] Questo tratto è comune al racconto del Diluvio di Utnapishtim
raccontato nell’Epopea di Gilgamesh: gli dei si accorsero che qualcuno era
scampato proprio per il profumo di sacrifici che saliva di nuovo verso il
cielo. Non dimentichiamo che Aristofane, negli Uccelli, immagina la costruzione
della città di Nefelocuculia, da cui gli umani potevano ricattare gli dei
intercettando i vapori delle offerte, di fatto “affamando” gli dei.
[9] Il link non è stato scelto su basi di affidabilità e verifica
scientifica dei dati: è solo il primo risultato che San Google ci ha proposto
in data 30\4\2014 ore 12,20 con chiave di ricerca “durata diluvio universale
bibbia”! Il primo, fatte le opportune depurazioni di Wikipedia, Yahoo Answer e
citazioni delle Bibbia senza un computi complessivo.
Più seriamente: nel testo linkato si evidenzia che due delle redazioni
confluite nel nostro testo della Bibbia (quella Jahwista e quella sacerdotale)
sono discordanti nella durata: per la prima il Diluvio durò complessivamente
101 giorni, per la seconda 375. Come viene lì sottolineato, nella versione
della tradizione sacerdotale, Noè esce dall’Arca il primo giorno dell’anno del
calendario Babilonese: questo a riprova che i calcoli per una valutazione
letteralistica dell’effettiva durata del viaggio, che prescinda
dall’interpretazione simbolica, sono del tutto inutili inutili.
E’ altresì superfluo notare come i calcoli del sito non corrispondano
ai miei già nella fase in cui il gioco matematico mi divertiva ancora.
Comunque: come ampiamente dimostrato QUI quest’anno ricorrono 4.207 anni dal Diluvio al 2014! Enjoy!
PS: le immagini e i link sono tratti dal web e non mi appartengono. Questo blog non ha e non avrà nessun fine di lucro.