venerdì 27 agosto 2010
MIGRANTI - Argo e le Danaidi 2
Un pretendente al trono che torna da lontano. Per di più con 50 figlie a carico. E con una fretta maledetta di stanziarsi in città per resistere al bellicoso arrivo di 50 nipoti, figli del fratello. Ecco in sintesi la storia di Danao e delle sue figlie fino ad ora.
La storia di un "immigrato di ritorno" (anche se, forse, le sue ascendenze erano quanto meno dubbie) che, da buon eroe culturale, porta innnovazioni e nuovi culti in Grecia, ma ha il problema di far sposare le figlie con la popolazione locale.
Da lui avrà origine la nobiltà greca che così si trovò ad essere discendente di, appunto, un emigrato, delle autrici di una strage di massa e di un gruppo di corridori.
Ma vediamo come andò.
Abbiamo detto che, grazie al presagio del lupo che attacca una mandria argiva, Danao diventa re di Argo. In ringraziamento, l'egizio fonda un santuario di Apollo Licio (Apollo del Lupo), e poi aspetta. Perché il nuovo re è sicuro che i figli del fratello Egitto lo stiano inseguendo, ed è sicuro che, da buoni generi, una volta sposate le figlie, uccideranno il suocero e gli prenderanno il trono.
Ma Argo non da molte garanzie in caso di guerra: infatti è priva di acqua, e tutti possono immaginare quanto questo sia importante in una città assediata nella calda estate greca. Si dice che la piana fosse stata maledetta da Poseidone, che ritirò tutte le acque dall'Argolide perché la città preferì dichiarare suo nume protettore Era piuttosto che lo "Scuotitore di terra".
Così Danao manda in giro le sue figlie (straniere) a cercare ciò che i locali non hanno trovato: una sorgente.
Mentre vagava da sola, Amimone, una delle Danaidi, fu aggredita da un satiro che le voleva usare violenza: ma alle grida della ragazza apparve Poseidone stesso, che respinse il satiro scagliandogli contro il suo tridente. Il tridente mancò il colpo e si conficcò nella roccia, ma il satiro fuggì.
A questo punto Poseidone violentò (o sedusse, la confusione su quanto accade tra giovani anciulle umane e gli dei è d'obbligo!) Amimone, e poi le concesse di estrarre il tridente: dalla roccia sgorgò la Fonte di Amimone, che diede origine al fiume (e alla palude) di Lerna.
E il giorno tanto temuto giunse: da una nave sbarcarono 50 giovani, i figli di Egitto. Volevano ciò che avevano chiesto tempo prima: sposare una Danaide per ciascuno. In questo mito (ma anche in tanti altri) l'ereditarietà del trono sembra proprio andare per linea femminile...
Forse Egitto non si sente sicuro del suo diritto al trono, e quindi vuole l'unione tra i suoi figli e le figlie del fratello per togliere ogni dubbio. Qualche malizioso autore suppose che l'intenzione dei 50 baldi giovani fosse quella di uccidere le donne (e lo zio\suocero) dopo la prima notte di nozze.
Danao sospetta che, a prescindere dal destino delle figlie, lui comunque sarà presto eliminato. Quindi rifiuta, e i suoi bellicosi nipoti asssediano Argo.
Benchè le Danaidi si ingegnino ancora una volta, scavando pozzi (di cui almeno quatto sacri), alla fine la città deve arrendersi per sete, e Danao cede alle richieste dei figli di Egitto.
Così vengono celebrati i 50 matrimoni, con criteri di scelta degli sposi alquanto singolari: a volte una Danaide era destinata a un figlio di Egitto perché le rispettive madri avevano lo stesso rango, altre volte perché il nome di un'altra era simile a quello del futuro sposo: nei casi più "disperati" si dovette ricorrere alla sorte, con estrazione dei nomi da un elmo.
Durante la festa nuziale, però, il diffidente \ previdente padre consegnò a ciascuna figlia uno spillone da capelli: il singolare dono di nozze doveva servire a colpire a morte lo sposo non appena si fosse addormentato in seguito alle fatiche della prima notte.
Così 49 Danaidi nella notte obbedirono al padre e a mezzanotte uccisero i mariti. Solo Ipermestra risparmiò il marito Linceo: questi aveva rispettato la sua verginità, e la sposa, riconoscente, chiese consiglio alla dea (vergine e cacciatrice) Artemide. Su suggerimento divino, Linceo fuggì a sessanta stadi dalla città, in un luogo chiamato... Lincea (è dubbio se il nome ci fosse prima o dopo la sua fuga), dove, in mancanza di cellulare, accese una fiaccola per segnalare alla sposa che era arrivato sano e salvo.
Danao mise sotto processo Ipermestra per disubbidienza, ma il tribunale la assolse, sostenendo che la fedeltà coniugale prevaleva sull'obbedienza agli ordini del padre. Così Linceo potè rientrare ad Argo, ed essere riconosciuto erede al trono. Atena ed Ermes, con l'approvazione di padre Zeus, purificarono le fanciulle dal delitto, con l'acqua della Palude di Lerna.
Le teste dei figli di Egitto uccisi furono sepolte a Lerna, e i corpi ad Argo. Quando Egtto, tempo dopo, giunse in Grecia, alla notizia della fine di figli si rifugiò ad Aroe, dove morì.
Danao ora, da buon padre, aveva però il problema di "sistemare" le figlie. Bandì così una gara di corsa tra i pretendenti: chi fosse arrivato primo avrebbe il diritto di prima scelta tra le fanciulle, il secondo il diritto di seconda scelta e così via fino al quarantanovesimo classificato. Solo che i contendenti furono ben meno di 49! E a buona ragione: il premio erano le nozze con donne nobili sì, ma che erano
a) straniere
b) omicide
c) magari anche pazze e disposte a ripetere l'exploit dello spillone con i nuovi mariti...
Così solo pochi presero il rischio. Ma la prima notte delle (seconde) nozze andò bene, ovvero senza nessun nuovo morto. Così il padre replicò la corsa e stavolta il successo fu garantito: tutte le Danaidi trovarono marito.
I discendenti di queste nozze furono chiamati Danai, nome che si estese a tutti i nobili dell'Ellade dell'età eroica, che in vari modi si imparentarono con loro.
Così i Greci si poterono dire a buon titolo discendenti di un immigrato, di corridori e di un gruppo di omicide!
Lieto fine, dunque?
Beh, proprio no. Anche se le sue intenzioni non fossero state queste fin dall'inizio, ben presto Linceo uccise il suocero. Pare avrebbe voluto fare lo stesso con le cognate ma gli Argivi (dobbiamo immaginare d'accordo con i nuovi mariti delle Danaidi) glielo impedirono.
Quanto alle Danaidi, una volta defunte ebbero sorti diverse: Ipermestra fu premiata per la sua fedeltà al marito, le altre furono condannate e dai Giudici dei Morti (altri discendenti di immigrati...) a raccogliere in eterno da un fiume infernale dell'acqua... con degli orci bucherellati come setacci.
La loro punizione era, dunque, eterna.
Alcune piccole note...
Secondo altri mitografi non fu solo Ipermestra (o Ipermnestra) a risparmiare lo sposo, ma anche la sorella Amimone. In effetti, secondo alcune fonti, la condanna delle Danaidi colpisce solo 48 sorelle (Ipermestra e Amimone non sono condannate dai Giudici dei Morti).
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che Amimone ebbe un figlio da Poseidone, e ciò potrebbe essere bastato per avere l'esenzione dalla pena.
Ma si sopetta che "Amimone", ovvero "senza colpa" sia solo un soprannome, e che quindi la Danaide che risparmiò il marito alla fin fine sia stata proprio e solo Amimone\Ipermestra...
Gli Argivi celebravano diversi riti legati a questa vicenda: a Lincea celebravano una festa annuale con l'accensione di vari falò per ricordare la fuga di Linceo; celebravano altresì la cosiddetta Gara Imenea (Imeneo, figlio di Apollo e di una Musa, o di Dionso e Afrodite presideva alle nozze) per commemorare le due gare che portarono alle nuove nozze delle Danaidi.
Si narra che le Danaidi importarono i Misteri di Demetra dall'Egitto, le Tesmoforie: esse furono celebrate ad Argo fino al ritorno dei Dori. Dopo allora questi Misteri sopravvissero in Acadia.
Poseidone era stato sconfitto nella competizione per il "patrocinio" di Argo: lui e la sorella Era si contendevano questa terra, ma il fiume Inaco (l'antenato di Danao secondo la versione "greca" delle origini), e in suoi fratelli fiumi Cefiso e Asterione preferirono la dea. Il dio delle acque e dei terremoti non la prese bene, come abbiamo detto.
La vicenda del patrocinio di Argo non fu il solo caso da cui Poseidone uscì sconfitto: l'Attica gli preferì Atena; Nasso andò a Dioniso; Egina a Zeus; l'acropoli di Corinto toccò ad Elio. Poseidone ottenne solo l'Istmo di Corinto e metà di Trezene (l'altra metà toccò ad Atena... e il mito di Teseo riprende questo doppio protettorato).
A quanto pare l'unica terra che ottenne senza problemi fu Atlantide... che infatti si riprese con terremoti e inondazioni a casua dell'empietà dei suoi abitanti. Sempre che Platone non abbia inventato tutto!
Da Amimone e Poseidone nacque Nauplio il vecchio, che fu un grande navigatore: fu infatti il primo ad orientarsi sulla Grande Orsa e fondò il porto di Nauplia. Egli fu il nonno del Nauplio (II) che fu padre di Palamede e portatore di tante sventure (specie marittime) agli eroi di ritorno da Troia.
Secondo alcuni la vicenda di Amimone precede la presa di potere su Argo.
E' indubbio che tutta la storia delle Danaidi si lega al concetto dell'acqua che manca: arrivano dal mare; cercano una fonte e sono la causa del fiume e della Palude di Lerna (di cui la mostruosa Idra fu l'emblema); una di loro ha rapporti con Posedione, dio delle acque, e ne nasce un figlio navigatore e fondatore del porto di Argo; scavano pozzi; per l'eternità sono constrette a cercare di trasportare dell'acqua...
La storia di Danao ed Egitto si inserisce in una sequela di lotta tra fratelli o parenti che proseguirà e sarà tipica della famiglia: saranno rivali i nipoti di Linceo (Acrisio e Preto) e lo saranno Eracle ed Euristeo (cugini).
La gara per ottenere una donna nobile (spesso la figlia del re) in matrimonio si ritrova in vari miti: in quello di Enomao e Pelope, di Eurito ed Eracle, nella gara per la mano di Atalanta. Nella storia di Ulisse e Icario abbiamo una variante (la "fuitina" degli sposi), e se vogliamo in questo campo rientra anche la sfida proposta da Penelope ai Proci, con la gara dell'arco.
Leggermente diverso è il caso di Pelia ed Admeto, dove lo sposo dovette aggiogare al carro delle fiere per ottenere le nozze.
E' da ricordare come, nel caso di Enomao e di Eurito, queste gare sfociarono con la morte del vecchio re.
Il mito di Danao è una variante: Linceo non partecipa alla gara ma uccide comunque il suocero.
L'uccisione del vecchio re da pare del nuovo re\paredro della donna che garantiva la regalità ha quindi due varianti: da un lato l'uccisione è fatta dal genero, dall'altra è il figlio o il nipote. Quando l'uccisione nasce da una rivalità sucoero\genero, la premeditazione è spesso dichiarata (vedi il mito di Pelope); quando risale alla parentela diretta, il mitografo "addolcisce" la vicenda e inserisce un elemento di fatalità per cui l'uccisore non riconosce l'ucciso.
Anzi, spesso, il futuro omicida sta cercando la futura vittima per riconciliarsi con lui. Così accade nel mito di Perseo e Acrisio (nipote e nonno), in quello di Telegono e Ulisse (figlio e padre), di Altemene e Catreo (figlio e padre)... Edipo uccide il padre Laio non sapendo chi ha di fronte.
Un'ennesima variante è quella del mito di Egeo e Teseo: il figlio è la causa indiretta della morte del padre (suicida).
Il numero di figlie di Danao (e di figli di Egitto) è convenzionale: 50 sono i Tespiadi figli di Eracle, 50 l'insieme di figli e figlie di Priamo, 50 sono le Nereidi (che però talvolta arrivano fino a 100, ovvero 50+50).
Secondo Graves (I miti Greci, 60.3) 50 era il numero delle sacerdotesse della Luna, riunite in collegio e incaricate di far piovere nel paese con riti magici.
L'idea che i figli di Egitto intendessero sposare le figlie di Danao e poi uccidere il suocero rientra nella logica che vede il re\sposo della dea, ormai vecchio, venisse sostituito e ucciso dal nuovo re\nuovo sposo della sacerdotessa rappresentante la dea, in modo da avere sempre un sovrano "vigoroso" e fertile che garantisse in questo modo la fertilità del suolo.
Il fatto che Danao anticipasse i generi, lo mette nella stirpe di Caino: secondo alcuni Caino non era più malvagio di Abele, ma solo più veloce, e uccise il fratello prima che questi potesse fare lo stesso con lui!
Come abbiamo accennato, la radice dei "migranti" Danao\Danaidi si può collegare a quella della celtica Dea Danu, da cui discesero i Tuatha dè Dannan, le popolazioni divine che invasero l'Irlanda nell'età mitica. Altri immigrati...
giovedì 19 agosto 2010
DEFINIZIONI AUTOREVOLI - Un po' ciò che accade in questo Blog
[...]
Odo l'Ebreo che legge le sue storie e i suoi
salmi
Odo i ritmici miti dei greci e le
eroiche leggende dei romani,
Odo il racconto della vita divina e della morte insaguinata
dello splendido dio, il Cristo,
Odo l'Indu che insegna al suo discepolo prediletto gli
amori, le guerre, glia dagi, trasmessi fedelmente fino a
oggi, da poeti che scrissero
tremila anni fa.
W. Whitman, Foglie d'erba, Poesia di saluto (traduzione di Igina Tattoni, edizioni Newton Compton)
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citazioni,
definizione di mito,
Whitman
lunedì 2 agosto 2010
MIGRANTI - Argo e le Danaidi 1
Sono loro ad averci regalato (tra le varie cose) la parola "barbaro" e quel sottofondo un po' discriminatoro che accompagna la definizione: i "barbari" sono coloro che balbettano, che non sanno parlare bene la nostra lingua... e con un, ahinoi!, triste salto logico, "barbari" sono coloro che non capiscono, che sono estranei, e quasi sempre inferiori.
"Loro" sono naturalmente i Greci, gli Elleni, i Danai... i migratori per eccellenza, alla ricerca di uno "spazio vitale" altrove (prima sulle coste dell'Asia Minore\Anatolia, poi verso la Magna Grecia\Italia del Sud+Sicilia). "Barbari" anche loro, in fondo.
"Arrivano i barbari" diventerà "Mamma li Turchi" e poi "Attenti ai Vù cumprà". E, con un altro salto, anche i Greci, così attenti a tenere fuori dall'Anfizionia Delfica e dalle Olimpiadi tutti coloro che non erano di sange ellenico, avrebbero apprezzato il concetto mentale odierno che in uno statunitense non vede un extracomunitario: loro accettarono i Romani, "barbari" ieri, ma in fondo amici, discendenti, liberatori...
Pare proprio che la realtà della minaccia culturale e fisica dello straniero sia sempre subordinata al potere posseduto da chi è lo straniero.
Ma chi sono i Greci, in fondo in fondo? Innanzitutto furono Elleni, discendenti di Elleno, venuto dalla Tessaglia, e dei suoi figli Acheo, Doro, Eolo (II) e Xuto (padre putativo di Ione). Ma la Tessaglia è una regione greca, dunque possiamo in un certo senso definirli autoctoni, cioè nati dallo stesso suolo in cui vivono.
Possiamo quindi dire che le loro idee sulla purezza e la necessaria appartenenza alla stirpe nascono da un fondo di continuità genetica?
In realtà no.
Leggiamo Omero, padre della Grecità così come gli Elleni stessi la intendevano. Il poeta chiama Achei gli assedianti di Troia, ma li nomina anche come Danai e Argivi. Danai ed Argivi sono più o meno la stessa cosa, perchè si riferiscono ad Argo, leggendariamente una delle città originarie (anzi: secondo i suoi abitanti fu la prima città, ma tante altre città gli contestano il primato!), e a Danao, il suo leggendario primo... ops!, secondo o terzo o quarto re!
Gli Elleni sono Danai, discendenti di Danao, e su questo i Greci dell'età arcaica avrebbero avuto quasi nulla da contestare.
Ma chi era Danao?
Immaginate la scena: Argo, un giorno come tanti (all'epoca si navigava solo di giorno), la zona del porto (che non era esattamente dentro la città, ma nei pressi). Una nave si affaccia nel golfo, una nave dalle fattezze egizie, la prima nave con due prore che mai avesse solcato il mare.
Sopra un uomo venerabile per età, le sue 50 figlie, di certo qualche marinaio (la nave l'avrà pur governata qualcuno di esperto, no?).
Sbarco della strana congrega, qualche stentato balbettìo barbarico, riconoscimento: Danao, re spodestato d'Egitto è arrivato a reclamare il trono di Argo. E Danao ha molta fretta di avere il trono che, a suo dire, gli spetta...
Danao, in realtà, ci vogliono far credere che fosse greco, o per lo meno oriundo (cioè poteva giocare per la nazionale argiva se avesse ottenuto il passaporto di anfizionico): lui discendeva da Io, figlia del fiume Inaco, posseduta da Zeus e tasformata in giovenca per sfuggire al vigile sguardo della gelosa Era.
Ma la moglie (cornificata) del re degli dei non era sciocca: la dea sospetta qualcosa. Zeus, infatti, era per sè stesso un mutaforma... anche con Era si era avvicinato come uccellino intirizzito dalla pioggia, e quando lei lo aveva preso in braccio... il dio tornò alla sua forma umana e la violentò!
Comunque Era si fa regalare dal marito la vacca\Io, e da lì inizia una sequenza di vicende burlesche e tragiche che porta la povera Io, sempre in forma di vacca a essere presa, portata di qua e di là, perseguitata da un tafano, attraversare il Bosforo e giungere in Egitto dove finalmente recupera la forma umana, partorisce il figlio di Zeus (Epafo), si sposa col sovrano locale e fonda il culto di Iside.
Epafo sposò Menfi, figlia del Nilo, e ne nacque Libia, che da Poseidone ebbe Agenore (padre di un paio di "emigranti di ritorno" in Grecia) e Belo. Da Belo e Anchinoe (altra figlia di Nilo), finalmente, nacquero Danao ed Egitto.
Danao ebbe le cinquanta figlie femmine di cui abbiamo detto, Egitto ebbe cinquanta figli maschi. Cosa fare di meglio per risolvere questioni di eredità, che far sposare le cinquanta Danidi con i cinquanta figli di Egitto? Così la pensava Egitto, anche perchè, mettendo lui la parte maschile delle nozze collettive, sperava di esautorare il fratello. Così Danao, malfidandosi, si era dato alla fuga in direzione Argo, la terra di mammà (anzi dell'antica nonna).
Danao chiede il trono di Argo, l'abbiamo detto, anche per avere un rifugio da Egitto e i suoi figli che, ne è certo, lo stanno inseguendo.
Gelanore, re di Argo, rise alla pretese dello straniero (in fondo il verbo "ghelào" da cui deriva il suo nome significa "rido", no?). Ma visto che siamo in Grecia, tutto si trasforma in un bel dibattito democratico: Gelanore sarebbe probabilmente rimasto re se, durante il dibattito, un lupo non fosse appraso, sbranando una mandria lì vicino. Gli argivi, evidentemente più interessati ai presagi che a salvarsi le mandrie, interpretarono che se non avessero dato pacifcamente il trono a Danao, questi se lo sarebbe preso con la forza!
Così Danao, l'immigrato di ritorno, divenne re di Argo, e della sua discendnza ne parleremo in un prossimo post.
Ma quello che più ci preme qui è un'altra cosa: Danao era davvero un oriundo greco?
Riflettiamo: la storia di Io sedotta e trasformata, vittima della gelosa furia di Era, è dettagliata ed articolata, ma presenta anche altri finali oltre a quello egizio: secondo Strabone la fanciulla\vacca avrebbe partorito nell'isola di Eubea (Grecia che più Grecia non si può) e lì sarebbe morta. Secondo il bizantino Giovanni Malalas, invece, Io avrebbe partorito Libia in Argolide, fuggì in Egitto ma poi proseguì fino alla Siria dove morì.
Solo nel secondo caso c'è il legame con l'Egitto, ma il nome del pargolo divino cambia, anche se rimane all'interno della genealogia "classica".
Tuttavia sembra non esserci dubbio che il mito abbia avuto una sua "vita" a prescindere da quello dell'arrivo di Danao.
La storia di Danao e delle Danaidi che sbarcano nell'Argolide è ugualmente articolata e complessa (i suoi sviluppi, come detto, verranno descritti in un prossimo post) e ha un suo valore a prescindere dal mito di Io (il "presagio del lupo" potrebbe giustificare l'ascesa al trono dello straniero al di là della sua presunta ascendenza).
Quella che sembra artificiosa è la genealogia che collega i due protagonisti.
Epafo è stato identificato con il bue Apis (il sacro bovino di Menfi) perchè era così fin dall'origine o lo è stato proprio per collegare due miti in origine separati?
Libia (nipote o figlia di Io che fosse), Menfi, Nilo, Tebe (altra presunta figlia di Epafo e Menfi) sono nomi di luoghi, gli dei (Posedione, ma anche Belo = il Baal cananeo) appaiono a colmare "buchi"...
Da Agenore discenderanno Fenice (eponimo della Fenicia), Cilice (eponimo della Cilicia), Taso (eponimo dell'isola omonima), Fineo e altri due immigrati famosi, Cadmo ed Europa.
Insomma: una famiglia quanto meno "geografica", che ci ricorda certi elenchi del biblico Libro della Genesi, dove le parentele degli eponimi servono a stabilire rapporti di legmi tra i popoli.
Da qui il dubbio: Danao era davvero un discendente di Io, o era leggendariamente solo un sovrano straniero in fuga dalla sua terra, giunto per caso nel Peloponneso e lì divenuto protagonista del mito?
Patone narra che un sacerdote di Sais disse a Solone che i Greci furono sempre dei fanciulli rispetto agli Egizi.
Un'origine Egizia nobilitava e "anticava" la stirpe, e forse solo successivamente, quando il concetto di "barbaro" divenne sinonimo di "diverso in senso negativo (e inferiore)", fu necessario per la dignità della stirpe attribuire anche ai venerandi egizi un'origine greca.
Così i discendenti di Danao non si vollero più considerare stranieri (seppur provenienti dall'illustre stirpe dei Faraoni) e gli Elleni assimilarono e assorbirono questi lupi venuti dall'esterno, che avrebbero preso le terre natie con le cattive, se non fossero state loro cedute con le buone.
"Loro" sono naturalmente i Greci, gli Elleni, i Danai... i migratori per eccellenza, alla ricerca di uno "spazio vitale" altrove (prima sulle coste dell'Asia Minore\Anatolia, poi verso la Magna Grecia\Italia del Sud+Sicilia). "Barbari" anche loro, in fondo.
"Arrivano i barbari" diventerà "Mamma li Turchi" e poi "Attenti ai Vù cumprà". E, con un altro salto, anche i Greci, così attenti a tenere fuori dall'Anfizionia Delfica e dalle Olimpiadi tutti coloro che non erano di sange ellenico, avrebbero apprezzato il concetto mentale odierno che in uno statunitense non vede un extracomunitario: loro accettarono i Romani, "barbari" ieri, ma in fondo amici, discendenti, liberatori...
Pare proprio che la realtà della minaccia culturale e fisica dello straniero sia sempre subordinata al potere posseduto da chi è lo straniero.
Ma chi sono i Greci, in fondo in fondo? Innanzitutto furono Elleni, discendenti di Elleno, venuto dalla Tessaglia, e dei suoi figli Acheo, Doro, Eolo (II) e Xuto (padre putativo di Ione). Ma la Tessaglia è una regione greca, dunque possiamo in un certo senso definirli autoctoni, cioè nati dallo stesso suolo in cui vivono.
Possiamo quindi dire che le loro idee sulla purezza e la necessaria appartenenza alla stirpe nascono da un fondo di continuità genetica?
In realtà no.
Leggiamo Omero, padre della Grecità così come gli Elleni stessi la intendevano. Il poeta chiama Achei gli assedianti di Troia, ma li nomina anche come Danai e Argivi. Danai ed Argivi sono più o meno la stessa cosa, perchè si riferiscono ad Argo, leggendariamente una delle città originarie (anzi: secondo i suoi abitanti fu la prima città, ma tante altre città gli contestano il primato!), e a Danao, il suo leggendario primo... ops!, secondo o terzo o quarto re!
Gli Elleni sono Danai, discendenti di Danao, e su questo i Greci dell'età arcaica avrebbero avuto quasi nulla da contestare.
Ma chi era Danao?
Immaginate la scena: Argo, un giorno come tanti (all'epoca si navigava solo di giorno), la zona del porto (che non era esattamente dentro la città, ma nei pressi). Una nave si affaccia nel golfo, una nave dalle fattezze egizie, la prima nave con due prore che mai avesse solcato il mare.
Sopra un uomo venerabile per età, le sue 50 figlie, di certo qualche marinaio (la nave l'avrà pur governata qualcuno di esperto, no?).
Sbarco della strana congrega, qualche stentato balbettìo barbarico, riconoscimento: Danao, re spodestato d'Egitto è arrivato a reclamare il trono di Argo. E Danao ha molta fretta di avere il trono che, a suo dire, gli spetta...
Danao, in realtà, ci vogliono far credere che fosse greco, o per lo meno oriundo (cioè poteva giocare per la nazionale argiva se avesse ottenuto il passaporto di anfizionico): lui discendeva da Io, figlia del fiume Inaco, posseduta da Zeus e tasformata in giovenca per sfuggire al vigile sguardo della gelosa Era.
Ma la moglie (cornificata) del re degli dei non era sciocca: la dea sospetta qualcosa. Zeus, infatti, era per sè stesso un mutaforma... anche con Era si era avvicinato come uccellino intirizzito dalla pioggia, e quando lei lo aveva preso in braccio... il dio tornò alla sua forma umana e la violentò!
Comunque Era si fa regalare dal marito la vacca\Io, e da lì inizia una sequenza di vicende burlesche e tragiche che porta la povera Io, sempre in forma di vacca a essere presa, portata di qua e di là, perseguitata da un tafano, attraversare il Bosforo e giungere in Egitto dove finalmente recupera la forma umana, partorisce il figlio di Zeus (Epafo), si sposa col sovrano locale e fonda il culto di Iside.
Epafo sposò Menfi, figlia del Nilo, e ne nacque Libia, che da Poseidone ebbe Agenore (padre di un paio di "emigranti di ritorno" in Grecia) e Belo. Da Belo e Anchinoe (altra figlia di Nilo), finalmente, nacquero Danao ed Egitto.
Danao ebbe le cinquanta figlie femmine di cui abbiamo detto, Egitto ebbe cinquanta figli maschi. Cosa fare di meglio per risolvere questioni di eredità, che far sposare le cinquanta Danidi con i cinquanta figli di Egitto? Così la pensava Egitto, anche perchè, mettendo lui la parte maschile delle nozze collettive, sperava di esautorare il fratello. Così Danao, malfidandosi, si era dato alla fuga in direzione Argo, la terra di mammà (anzi dell'antica nonna).
Danao chiede il trono di Argo, l'abbiamo detto, anche per avere un rifugio da Egitto e i suoi figli che, ne è certo, lo stanno inseguendo.
Gelanore, re di Argo, rise alla pretese dello straniero (in fondo il verbo "ghelào" da cui deriva il suo nome significa "rido", no?). Ma visto che siamo in Grecia, tutto si trasforma in un bel dibattito democratico: Gelanore sarebbe probabilmente rimasto re se, durante il dibattito, un lupo non fosse appraso, sbranando una mandria lì vicino. Gli argivi, evidentemente più interessati ai presagi che a salvarsi le mandrie, interpretarono che se non avessero dato pacifcamente il trono a Danao, questi se lo sarebbe preso con la forza!
Così Danao, l'immigrato di ritorno, divenne re di Argo, e della sua discendnza ne parleremo in un prossimo post.
Ma quello che più ci preme qui è un'altra cosa: Danao era davvero un oriundo greco?
Riflettiamo: la storia di Io sedotta e trasformata, vittima della gelosa furia di Era, è dettagliata ed articolata, ma presenta anche altri finali oltre a quello egizio: secondo Strabone la fanciulla\vacca avrebbe partorito nell'isola di Eubea (Grecia che più Grecia non si può) e lì sarebbe morta. Secondo il bizantino Giovanni Malalas, invece, Io avrebbe partorito Libia in Argolide, fuggì in Egitto ma poi proseguì fino alla Siria dove morì.
Solo nel secondo caso c'è il legame con l'Egitto, ma il nome del pargolo divino cambia, anche se rimane all'interno della genealogia "classica".
Tuttavia sembra non esserci dubbio che il mito abbia avuto una sua "vita" a prescindere da quello dell'arrivo di Danao.
La storia di Danao e delle Danaidi che sbarcano nell'Argolide è ugualmente articolata e complessa (i suoi sviluppi, come detto, verranno descritti in un prossimo post) e ha un suo valore a prescindere dal mito di Io (il "presagio del lupo" potrebbe giustificare l'ascesa al trono dello straniero al di là della sua presunta ascendenza).
Quella che sembra artificiosa è la genealogia che collega i due protagonisti.
Epafo è stato identificato con il bue Apis (il sacro bovino di Menfi) perchè era così fin dall'origine o lo è stato proprio per collegare due miti in origine separati?
Libia (nipote o figlia di Io che fosse), Menfi, Nilo, Tebe (altra presunta figlia di Epafo e Menfi) sono nomi di luoghi, gli dei (Posedione, ma anche Belo = il Baal cananeo) appaiono a colmare "buchi"...
Da Agenore discenderanno Fenice (eponimo della Fenicia), Cilice (eponimo della Cilicia), Taso (eponimo dell'isola omonima), Fineo e altri due immigrati famosi, Cadmo ed Europa.
Insomma: una famiglia quanto meno "geografica", che ci ricorda certi elenchi del biblico Libro della Genesi, dove le parentele degli eponimi servono a stabilire rapporti di legmi tra i popoli.
Da qui il dubbio: Danao era davvero un discendente di Io, o era leggendariamente solo un sovrano straniero in fuga dalla sua terra, giunto per caso nel Peloponneso e lì divenuto protagonista del mito?
Patone narra che un sacerdote di Sais disse a Solone che i Greci furono sempre dei fanciulli rispetto agli Egizi.
Un'origine Egizia nobilitava e "anticava" la stirpe, e forse solo successivamente, quando il concetto di "barbaro" divenne sinonimo di "diverso in senso negativo (e inferiore)", fu necessario per la dignità della stirpe attribuire anche ai venerandi egizi un'origine greca.
Così i discendenti di Danao non si vollero più considerare stranieri (seppur provenienti dall'illustre stirpe dei Faraoni) e gli Elleni assimilarono e assorbirono questi lupi venuti dall'esterno, che avrebbero preso le terre natie con le cattive, se non fossero state loro cedute con le buone.
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