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martedì 1 giugno 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 11


E infine, al termine della nostra cavalcata tra i Desavatara di Vishnu, ecco Kalki(n).
Infine non a caso: Kalki è l'Avatar che verrà (secondo un etimo del suo nome: "kal ki avatar"), il decimo e ultimo Maha Avatara, che arriverà al culmine della corruzione di questo Kali Yuga. Il suo arrivo segnerà la fine di questo periodo "nero" per far ricominciare il grande ciclo con una nuova età dell'oro, un nuovo Krita Yuga.

Kalki è il "Cavallo Bianco" (o "Vishnu sul cavallo bianco", come viene raffigurato), e svolgerà il suo ruolo di Avatar coerentemente con i suoi predecessori: egli sarà il "distruttore della malvagità" ("kalka" significa anche "sporcizia, malvagità") che riporterà l'ordine al suo punto di partenza naturale.

Quando accadrà l'avvento di Kalki? Come nelle profezie escatologiche classiche, il "dove e quando" non sono specificati, a meno di non fare riferimento all' "anno di Brahma": il Kali Yuga (la nostra era) dovrebbe durare 1.200 anni e tradizionalmente è iniziato la mezzanotte del 18 febbraio 3102 a.C., momento della "morte" di Krishna.
Quindi ci troveremmo già in un nuovo Mahayuga (la sequenza di 4 yuga)... ovvero nell'età dell'oro!
Per non cadere in tentazioni Leibnitziane, ricordiamo che, per altri studiosi Vishnuiti, il Kali Yuga durerà 432.000 anni, e quindi Kalki apparirà sul cavallo bianco (e spada fiammeggiante) nell'iperbolica cifra dell'anno 428.899 d.C..

Il Kalki Purana è più preciso, specie negli obiettivi di Kalki: egli verrà a sconfiggere le tradizioni ritenute eretiche (dai gruppi integralisti Vishnuiti, per lo meno) in quanto non aderenti alla tradizione dei Veda, come Buddhismo e Giainismo.



Alcune piccole note
In alcune versioni del Buddhismo ritroviamo Kalki: egli sarà noto come Kulika, il re di Shambala, il leggendario regno che sarà fondato quando tutta l'umanità sarà illuminata.

In alcune rappresentazioni il cavallo di Kalki è alato. In alcuni passi è chiamato Devadatta, "Dono di Dio".

Ovviamente le interpretazioni di Kalki e del momento della sua venuta si sprecano, anche se molti studiosi concordano che la cifra di 432.000 anni sia simbolica (così come i 1.200 anni potrebbero essere non anni intesi in senso umano).

Come è avvenuto per il Messia atteso dagli Ebrei, nel corso della storia molti uomini si sono dichiarati come Kalki finalmente arrivato.
Savitri Devi Mukherji, autore vicino al nazismo, vide in Kalki la profezia dell'avvento di Hitler, destinato, a suo dire, a restaurare l'ordine e la superiorità degli Ariani.

Alcuni teosofisti (ripresi da alcuni esponenti New Age) hanno cercato di conciliare la figura di Kalki con quella del cavaliere in groppa al cavallo Bianco dell'Apocalisse tradizonalmente identificato con il portatore della "pestilenza"). A sostegno della loro tesi riportano che Kalki, in alcune fonti. affronterà i due gemelli Koka e Vikoka, in cui si vuol vedere la trasposizione dei Biblici Gog e Magog.

Per chi crede al 2012, ricordiamo che il calendario Maya riporta come data iniziale il 11 agosto 3114... non così lontano dalla data di inizio del Kali Yuga. Per i Maya siamo nell'era del quarto sole, come il Kali Yuga è la quarta era... si lascia al lettore la "facile" dimostrazione di come i 1.200 (o 432.000) anni indù possano esser conciliati col 21 dicembre 2012 (o 2013) attraverso un simbolismo scelto ad hoc.

È stato ipotizzato che il Kalki Purana sia stato scritto come risposta induista alle profezie buddhiste del Kalachakra Tantra o quelle relative a Maitreya.

domenica 30 maggio 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 10


Siamo ormai alla fine delle nostre dieci "fatiche" mitiche. Ormai rimangono solo due Avatara di Vishnu, forse i più particolari della serie (anche se Narashima e Vamana non scherzano!), sicuramente i più anomali: Buddha e Kalki.

Forse qualcuno sarà stupito di trovare Buddha tra gli Avatara di Vishnu... Ma come? Il Buddhismo non nasceva proprio come "nuova via" oltre le illusioni del rito induista, e proprio per questo fu "cacciato" dal subcontinente indiano, dove rimase come religione marginale?
In realtà il modo di pensare occidentale trascura la capacità di assorbimento, di armonizzazione degli "opposti" che invece è propria della cultura indiana e indù in particolare: non dimentichiamo che anche Gesù Cristo, per alcuni gruppi, è l'ennesimo Avatara di Vishnu!

Così è vero che Siddharta Gautama (che nasce indiano, induista e Kshatrya, cioè appartenente alla casta dei guerrieri), diviene Buddha l'Illuminato, colui che fonda la filosofia di vita (solo dopo religione) che conquisterà il cuore del re Asoka dei Maurya e che metterà a serio rischio il primato dell'induismo nell'India stessa.
Ma l'induismo ha la sua vitalità, e passa al contrattacco, e il miglior modo è proprio quello di fare del nemico un alleato: anzi, una parte del proprio sistema, una parte limitata da questa assimilazione, e per questo stesso fatto, reso innocuo.
In fondo Gautama si era comportato così come tutti gli Avatara di Vishnu: aveva lottato contro il male (anche se di questo "male" facevano parte i brahmini e, in un certo senso, le divinità induiste classiche), per restaurare il Dharma, la Legge fiaccata da insegnamenti decaduti e da dogmi ormai vuoti e ossessionanti.
E soprattutto era un personaggio amato a livello popolare: come accadrà con alcune divinità pagane divenute santi cristiani, i teologi brahmini troveranno con l'escamotage dell'Avatara la conciliazione che permetterà loro di non scontentare il popolo, e insieme di non avere un pericoloso rivale, ancora più forte in caso di contrapposizione netta.

Con questo approccio, la carica rivoluzionaria dell'insegnamento di Gautama Buddha viene neutralizzata.
Egli stesso diventa un Avatara di cui parlare poco (compare nel Matsya Purana e nella Bhagavata Purana), da confondere con altri Buddha della tradizione ("Buddha", in fondo, significa semplicemente "colui che ha raggiunto l'illuminazione"... quale essa sa), di cui dare immagini induizzate e "normalizzate", che mostrano il Buddha circondato dagli dei che aveva respinto nella sua predicazione, o come uno yogin, a ricordare la necessaria origine induista della sua illuminazione.

Alcune piccole note...
Già nel Rig-Veda (i testi più antichi dei vedanta) esisteva un Buddha, figlio di Soma e Tara (la moglie infedele di Brihaspati), identificato col pianeta Mercurio.

Nell'elenco degli Avatara talvolta Buddha è sostituito da Balarama, il fratellastro di Krishna. Come abbiamo già raccontato, infatti, secondo alcuni gruppi Krishna sarebbe più che un Avatara, ma il vero e proprio Vishnu sceso sulla Terra.

E' ormai divenuto un classico il paragone tra Buddha nei suoi rapporti con l'induismo, e Gesù Cristo nei confronti dell'ebraismo: tanto il Buddha quanto il Cristo sembrano contestare la decadenza della tradizione più che la tradizione stessa, e porsi come coloro che completano e rivelano un messaggio che ha perso la sua primitiva direzione.
Si dice che il brahmano sia per il Buddha quel che il fariseo è stato per Gesù: per il Dhammapada il brahmano può essere un buon brahmano o uno stolto, esattamente come il fariseo nel Vangelo.

lunedì 17 maggio 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 9


E veniamo all'ultimo "vero" grande Avatara di Vishnu, il dio del Kali-Yuga dove viviamo anche noi, ovvero Krishna il Nero.
In realtà è l'ottavo Avatara, ma Buddha sarà coansiderato tale per un compromesso religioso con i vertici politici, e Kalki... beh, Kalki è un'altra storia.

Dalle Upanishad e il Mahabharata, fino al diciassettesimo secolo, Krishna amalgama diversi aspetti spesso contraddittori (qualche studioso azzarda che sia la sintesi di almeno quattro diversi personaggi), dal sublime al licenzioso, dalla riflessione teologica e spiritualizzata alla favola popolare.
E se Rama è il dio puro degli ariani del Nord, Krishna è un dio misto, appartenente all'intera India.

La sua nascita è favolosa, anzi: favolistica. Siamo ormai alle soglie della nostra era, la terribile Era Nera (Kali Yuga), il periodo della decadenza in attesa dell'età dell'oro che darà l'avvio del nuovo ciclo.
E la decadenza e l'intrigo sono le caretteristiche dell'ambiente di ascita di Krishna: la corte di Mathura, dove il re Kansa, usurpatore del trono del proprio padre, con poteri di stregone devasta talmente la Terra che essa invoca Vishnu di salvarla dalle sue grinfie.
Nel frattempo Kansa ha ricevuto la profezia che sarebbe stato ucciso da uno degli otto figli di Vasudeva, marito di sua cugina.

Così il re fa uccidere i primi sei nipoti, ma non riesce ad eliminare Balarama, figlio di Vasudeva e Rohini, né Krishna, figlio di Vasudeva e di Devaki, cugina di Kansa stesso: Krishna verrà infatti scambiato con una bimba, e dopo un attraversamento rischioso del fiume Yamuna gonfio dai monsoni, verrà portato dal pastore Nanda presso cui crescerà come mandriano.

Sopravvissuto ai tentativi di Kansa di eliminarlo per mezzo di demoni, Krishna cresceva, diventando celebre per la sua abilità nel suonare il flauto e nelle sue piccanti avventure con le pastorelle (le Gopi) e in particolare Radha.
Divenuto un grande guerriero, sconfigge non solo varie tribù nemiche, e infine uccide Kansa.

A questo punto le sue vicende si innestano nella grande vicenda del Mahabharata, la guerra tra i cugini Panduidi contro i Kauravidi per il trono. Krishna cerca porima di mediare, poi combatte accanto ai Panduidi, camuffandosi da cocchiere di Arjuna, il principale campione dei figli di Pandu.
Krishna non combatterà direttamente la guerra: egli si limita a dare consigli ad Arjuna. Essi sono esplicitati e sintetizzati in un canto del Mahabharata, il Bhagavad Gita o "Canto del Beato", il vertice dell'insegnamento vishnuita.
La vittoria dei Panduidi consentirà la restaurazione dell'ordine e della Dharma.

Krishna troverà la sua morte secondo il computo indiano nel 3102 a.C., quando i suoi sudditi, gli abitanti della città di Dvarka, si danno a tutti i vizi, e nell'ubriachezza si uccidono ta loro.
Anche Balarama muore: dalla sua bocca esce un grande serpente bianco che si dirige verso l'Oceano, scomparendo.
Krishna stesso rimane immobile nello Yoga a meditare sulle disgrazie del suo poplo, viene ucciso per sbaglio da un cacciatore, che lo colpisce con una freccia al calcagno, unico punto vulnerabile dell'Avatara. Il dio lasciò quindi il suo corpo da Avatara e tornò alla sua forma immortale.
Subito dopo Dvarka sprofonda nell'Oceano, la stirpe di Krishna si estingue come era stato predetto, e il mondo entra nella Kali-Yuga.

Alcune piccole note...
Il salvataggio del neonato Krishna ricorda altri miti di bimbi "salvati dalle acque": Sargon di Akkad, Mosè, Romolo e Remo, Perseo...

C'è chi dice che in realtà l'ottavo Avatara di Vishnu sarebbe Balarama, fratellastrio e compagno di avventure di Krishna. Krishna, infatti, non sarebbe un vero e proprio Avatara, ma Iddio "completo" sceso in terra, e quindi sarebbe trascendentalmente superiore agli Avatara stessi.
Si sostiene, inoltre, che il serpente uscito dalla bocca di Balarama alla morte di questi, sarebbe in realtà Ananta, il serpente dalle molte teste che sorregge Vishnu nel suo aspetto di Anantasayin.

Non c'è bisogno di ricordare quale altro personaggio mitico, coinvolto in una grande guerra, fosse vulnerabile solo a un tallone, e morì per una freccia...

domenica 16 maggio 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 8


Con il settimo (Rama) e l'ottavo (Krishna) Avatara di Vishnu entriamo in un territorio vasto e, per così dire, minato.
Vasto perchè la letteratura sui due principali Avatara del Ripristinatore è vastissima: basti solo dire che a Rama è dedicato uno dei due grandi poemi epici dell'india Antica, cioè il Ramayana; e che Krishna occupa una parte molto importante nell'altro garnde poema, l'immenso (e non solo in termini di lunghezza!) Mahabharata.
Minato perchè ancora oggi milioni (anzi: centiania di milioni) di indù vedono ancora oggi in loro non solo un'Avatara, ma un modello, una divinità a sè stante (se questo termine ha un senso nell'induismo), il compimento di un ideale divino. Essi sono il dio nella storia.
Rama e Krishna sono il compimento delle incarnazioni storiche di Vishnu, e con la loro figura emerge e viene definita una volta per tutte la caratterizzazione ideale per gli Indù.
Ci limiteremo, dunque, per entrambi a descrivere i tratti essenziali del mito.

Rama (o Ramachandra) è l'eroe divino del Nord, è il simbolo degli Kshatriya, i guerrieri. Ne consegue che si contrappone a Parasurama (il "Rama con la scure"), il brahmano del Sud. Rama è Vishnu sceso sulla terra a conquistare tutto il subcontinente indiano, compresa l'isola di Sri Lanka, per portare il Dharma (la Legge) degli Arya indù nelle terre dell'Adharma, dei barbari del Sud. Egli porta a compimento ciò che negli antichi miti era stato il compito di Aryaman il Nobile, di Indra e di Vishnu-Hari.


Il mito "definito" di Rama ricalca le tracce delle vicende dei precedenti Avatara: nel Treta-Yuga (il "secondo periodo", l'era degli eroi) l'ordine cosmico è minacciato dal re-demone Ravana. Questi ha ottenuto da Brahma il dono dell'invulnerabilità agli attacchi di dei e demoni, e con esso spadroneggia la Terra a partire da Lanka, sterminando io rishi (santi uomini) e distruggendo gli altari degli dei, e umilia gli dei costringendoli al suo servizio (Vayu dio del vento spazza le sale del suo palazzo; Kubera, dio della ricchezza lo rifornisce d'oro; Varuna, dio delle acque, gliele porta; Agni, dio del fuoco, è il suo cuoco).
Nel frattempo Nord un vecchio re senza figli, Dasaratha, regna su Ayodhya, dopo aver combatturto accanto agli dei contro i demoni: durante una battaglia era stato gravemente ferito e solo le cure della moglie Kaikeya avevano salvato il re da morte certa; per riconoscenza il re aveva promesso alla sua sposa di esaudire due suoi desideri.
Dei e uomini agiscono insieme, secondo le mosse di un destino che si svelerà col tempo: gli altri dei pregano Vishnu di liberarli da Ravana, proprio mentre il vecchio re Dasaratha compie il "sacrificio del Cavallo". Il pio re getta la sua offerta nel fuoco-Agni, e subito si forma una figura armata con un arco d'oro, che invita il vecchio re a dare l'offerta alle sue tre mogli, così che possano finalmente generare
Da questo rito al re nasceranno non uno, ma ben quattro figli dalle tre mogli del re: Rama da Kausilya, Bharata da Kaikeya, Lakshmana e Satruga da Sumitra; i quattro fartelli saranno sempre idealmente uniti, ma Rama è l'Avatara di Vishnu, e solo Lakshmana lo accompagnerà nelle sue imprese.

Dopo uccisioni di diavolesse fatte da bambino, Rama fa il suo apprendistato, prima da santo (nell'eremitaggio del Rishi Visvamita) e solo dopo, e quasi a malavoglia, lascerà la via della saggezza per quella della guerra. E' infatti il saggio Visvamitra a portare il giovane Rama alla corte del re Janaa, per concorrere alla mano della bella Sita, nata da un solco arato e adottata dal re.
Per sposare la principessa occorreva superare una prova, lo swayamvara: solo chi avesse sollevato l'arco di Shiva e fosse riuscito a scagliare una freccia con esso avrebbe avuto la mano di Sita. Solo Rama ci riuscì, anzi con la sua forza spezzò l'arco divino.
Il padre a questo punto lo voleva incoronare erede e re, ma la moglie Kaikeya gli ricordò il giuramento fatto all'epoca della guerra contro i demoni, ed espose le sue richieste: che Rama andasse in esilio ep quattordici anni, e che la corona passasse a Bharat. Seppur sconvolto, il re non venne meno al suo giuramento, ed esiliò Rama.

L'esilio di Rama non fu solitario: con lui andarono Sita e il fedele fratello Lakshman. Fu una vita di meditazione e di lotte contro i demoni. Alla morte per crepacuore di Dasharata, Bharat propose al fratello di prendere il trono, ma Rama rifiutò proprio per onorare la promessa del padre, e Bharat dichiarò quindi che avrebbe regnato in vece del fratello.

Tra le varie imrpese compiute nell'esilio, nel bosco di Dandaka, Rama mutilò il demone Supnaka. Questi, per vendicarsi, chiese aiuto a suo fratello Ravana. Il re-demone, dalle dieci teste e dalle venti braccia, si precipita sulla selva sul suo carro volante Pushpaka, vede Sita, la desidera e la rapisce.
A questo punto Rama va alla ricerca di Sita. Armato dell'arco Dhanu, il miglior arco del mondo, e con l'aiuto del fratello Lakshmana, Rama va verso Sud, dove si guadagna la stima e l'alleanza delle popolazioni locali, ma anche di Sugriva, il re delle Scimmie.
E sarà proprio un generale-scimmia, Hanuman, dopo una missione da "spia" in territorio nemico a scoprire dove è tenuta prigioniera Sita: la sposa di Rama si trova a Lanka, nel ciurore del regno di Ravana. E' ancora Hanuman a concepire il piano che porterà all'assalto finale: le sue scimmie costruiscono un ponte tra l'India e Lanka, così che Rama possa attraversare il mare e affrontare Ravana, con il suo esercito arricchito dagli orsi di re Jambavan.



La battaglia fu furiosa, Rama rischiò di morire a causa della freccia fatata lanciata da Indrajit, figlio di Ravana, ma fu salvato dall'intervento di Garuda, il "veicolo" di Vishnu. Alla fine Ravana stesso dovette uscire ad affrontare i suoi nemici, sicuro della propria invulnerabilità: ogni volta che Rama gli colpiva una delle sue dieci teste, staccandogliele dal corpo, esse ricrescevano. Solo una freccia dritta al cuore lo abbatterà definitivamente.

Ma la saga non finisce qui: per senso dell'onore Rama non può riprendere con sè Sita, poichè non è possibile stabilire con certezza che ella gli sia stata fedele durante la prigionia. Allora Sita fa preparare una pira, per immolarsi come una vedova al funerale del marito nel rito del Sati: ma Agni, che consuma le vedove, la ridà illesa al marito.
la prova della fedeltà di Sita è ormai indubitabile: Rama è re di Lanka, Hanuman e gli dei esultano per la vittoria e Rama e Sita potranno tornare gloriosi ad Ayodhya a regnare felici.

Alcune piccole note...
La cerimonia nota come "Sacrificio del Cavallo" (asvameda) è una affermazione della sovranità universale dei re indù: il cavallo da sacrificare veniva lasciato libero di andare dove volesse per un anno (metà anno, secondo alcuni commentatori) prima di essere sacrificato; se entrava in territori vicini, il re doveva fare di tutto epr sottometterli. Se ne volete sapere di più, potete consultare questa pagina (in inglese).

Il giuramento di Dasaratha alla moglie ripete lo schema tipico della "promessa incauta" che abbiamo già visto altrove nel mito di Vamana (vedi le note).

Si dice che il liquore dato da Vishnu nella fiamma a Dasaratha fu così distribuito tra le sue mogli: metà a Kausilya (che generò Rama) e l'altra metà alle altre due. Lakshmana è così anche egli una parte di Vishnu, ed è una figura "minore" solo al fratello, di cui è un duplicato. nnell'iconografia indiana compare spesso accanto a Rama e Sita, come triade che quasi sempre è umilmente adorato da Hanuman.

Sita, la "figlia della terra" è considerata un Avatara di Lakshmi, la moglie di Vishnu.

Da Bharat discenderanno i Panduidi e i Kuruidi, i due gruppi di cugini che si affronteranno nella grande guerra narrata nel Mahabharata e che vedrà protagonista tra gli altri il successivo Avatara di Vishnu, cioè Krishna. Il nome stesso dell'Unione Indiana (Bharat Ganarajya) deriva da lui.

La prova dello swayamvara per poter sposare la principessa ricorda alla lontana la prova che i Proci dovettero affrontare per sposare Penelope: tendere l'arco di Ulisse. Si tratta forse del residuo di un antico rito (o mito?) indoeuropeo?
In fondo, per Robert Graves il nome Ulisse\Odisseo (l' "iroso") si riferisce al volto rosso del re sacro (I miti greci, 170, 11), e Shiva ha preso gli attributi del dio vedico "Rudra"... ovvero "il Rosso cinghiale del cielo"!
Non dimentichiamo che anche Eracle, per poter sposare Iole, dovette battere il padre Eurito a una gara di tiro con l'arco: si dice che l'arco di Eurito fu dato da suo figlio Ifito ad Odisseo, e sarebbe proprio quello l'arco usato per la strage di Proci.

Il carro Pushpaka e l'arco Dhanu sono due delle "quattordici cose desiderabili" nate dal"frullamento dell'Oceano".

Alcune versioni cingalesi descrivono Ravana come un re giusto che lottò per difendere le sue terre dall'assalto di Rama invasore. Per altre sette indù egli, invece, è il male assoluto. Il demone "buono" si ritrova anche nella figura del re Bali, ucciso da Vamana Avatara.

Alcune versioni successive del mito non hanno l'"happy end" che tanto piace agli sceneggiatori di Bollywood: si dice che il geloso Rama ripudiò di nuovo Sita, e che lei, dopo anni di esilio, morì inghiottita dalla terra da cui era venuta. Rama ne restò amareggiato fino alla morte.

mercoledì 28 aprile 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 7


Il Sesto Avatara di Vishnu è Parasurama, il "Rama con la scure", e ancora una volta dopo Narashima, torniamo ai Purana e agli Avatara "eroici" di Vishnu.

Sullo sfondo di un conflitto storico che per due generazioni devastò la costa del Malabar, il mito narra che la tardizionale superiorità dei Brahmani fu sfidata da re Kartavirya di Haihaya: questi, un fortissimo guerriero dalle cento braccia, andò a visitare Jamadagni, un saggio Brahmano dell'Ashram; il Rishi ("saggio" o "profeta") lo ospitò onorevolmente, ma lo sleale re, al momento di ripartire, rubò Surabhi (la "vacca dell'abbondanza" di cui parla il mito di Kurma Avatara) e insulta Renuka, la moglie di Jamadagni.



Parasurama, il quinto figlio del sacerdote, era stato istruito da Shiva stesso fino a diventare il "Dio dalla scure invincibile". Per vendicare l'offesa inseguì Kartavirya e lo uccise. Di rimando il figlio del re invase l'Ashram e uccise Jamadagni.
Parasurama giurò di vendicare il padre e sterminare tutta l'intera casta dei guerrieri (Kshatriya): e per ventuno anni proseguì la sua opera finchè non ne rimase alcuno vivo.
Puniti i sacrileghi, però, l'ordine sociale era stato alterato: una delle caste, fondamentale nella società induista, non esisteva più! Perciò furono gli stessi Brahmani a unirsi alle mogli dei Guerrirei sterminati, dando origine a una nuova schiatta di Guerrieri.

Alcune piccole note...
L'inclusione di Parasurama tra gli Avatara di Vishnu crea alcuni "problemi" mitici di coerenza: infatti Rama (o Ramachandra, il settimo Avatar di Vishnu)lo incontra e ne è rivale! L'incoerenza potrebbe trovare una sua conciliazione ai nostri occhi occidentali (per l'indù che conosce l'illusione e la contraddittorietà del nostrio mondo sensibile il problema ovviamente non si pone) nel fatto che storicamente Rama è un Avatar del nord, mentre Parasurama è una figura legata al Sud del subcontinente indiano.

Si narra che, con l'ascia donatagli da Shiva, Parasurama fermò l'avanzata dell'oceano salvando le terre di Konkan e Malabar.

Il Mahabharata sostiene che, a causa dello sterminio della prima stirpe Kashatriya e dell'origine della seconda dai Brahmani, in India non ci sia più una vera e propria casta di puri soldati.

Il furto di un bovino straordinario (qui la "vacca dell'abbondanza") come causa di una guerra, si ritrova all'altro estremo del mondo indoeuropeo, ovvero in Irlanda: la lunga guerra tra Connacht e Ulster è narrata nel "Tain Bo Cuialgné", ovvero "La razzia del bestiame di Quelgny", e culmina con lo scontro tra due tori leggendari, il Toro Bruno di Quelgney e il Toro dalle Bianche Corna di Ailell.

domenica 18 aprile 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 6


Dopo una pausa (troppo lunga? Troppo breve? A voi la scelta...) riprendiamo la nostra narrazione dei Dieci Grandi Avatara di Vishnu (i Dasavatara). Stavolta il Conservatore si manifesa finalmente con una forma umana, anche se di un umano particolare... Quella di Vamana, un nano\gigante che forse solo la mente di David Lynch può riprendere con "onirica" pienezza.
Se vogliamo, questo è l'ultimo degli Avatara antichi, cosmici, insieme a Matsya, Kurma e Varaha: e infatti è ambientato non nella nostra era, ma nella Treta Yuga, la Seconda Era.

Si narra che il re Bali fosse un Daitya, un demone che grazie a infinite penitenze (tapas), mortificazioni e sacrifici (Yajna) aveva ottenuto il potere sui Tre Mondi. Pare fosse un re giusto e buono, nonostante la sua origine.
Gli dei temevano il suo potere, e implorarono Vishnu di intervenire a restaurare l'ordine che vedeva il loro potere prevalere su quello dei Demoni.

Durante una grande festa religiosa, era costume che i Brahmani-Sanyasi ("Brahmani girovaghi") fossero ricevuti dal re Bali e caricati di doni. Al Re apparve un Brahmano nano, coperto da poche vesti e da un ombrellino, figlio di Kasyapa e Aditi.
Vamana, questo era il suo nome, chiede al re un poco di terra, tanta quanta ne avrebbe potuto coprire con tre passi. Alla richiesta, Bali rise: egli era enormemente ricco e dominava tutta la Terra.
I Brahmani di corte, Asuraguru e Sukracharya, intuirono il pericolo e consigliarono al re di rifiutare, poichè temevano che dietro Vamana si nascondesse Vishnu; ma Bali, favorevole al tradizionale dovere della carità, concesse il dono, rafforzandolo col giuramento.
A questo punto, Sukracharya, il maestro spirituale di Bali, maledisse l'incauto allievo.

Allora Vamana miracolosamente crebbe di dimensione fino a sembrare infinito, divenendo il gigante Vishnu Trivikarma: costui con un passo coprì tutto il mondo umano, poi con il secondo coprì tutto il cielo.
Il territorio di Re Bali era ormai esaurito, e Vishnu chiese al (supponiamo esterrefatto) re, dove avrebbe dovuto porre il suo terzo passo; per mantenere la sua promessa, questi gli offrì tutto ciò che gli era rimasto, e cioè la sua testa: perciò Vamana pose il suo piede sulla testa di Re Bali, spingendolo dolcemente negli Inferi.

Alcune piccole note
Alcune versioni narrano che il magnanimo Vishnu, in graziea della fede e della generosità di Bali, rinunciò generosamente al suo terzo passo: così a Bali rimase la terza parte del suo dominio, cioè le regioni dell'inferno (Pataloka).

"Treta Yuga" signfica letteralmente "il terzo Yuga", ovvero il terzo dei grandi periodi in cui è diviso ciascun ciclo dell'Universo. Perchè allora abbiamo detto che la vicenda di Vamana si svolge nella seconda era? Ma perchè il computo si fa al contrario!
La prima era in ordine di tempo è la "quarta era" (sic!) o Krita Yuga (ma anche "Satya Yuga, o "Yuga della verità"); la seconda in ordine di tempo è la "terza" (Treta Yuga); la terza è chiamata "la seconda" (Dvapara Yuga); e infine la quarta è la nostra, la Kali-Yuga, l'età nera.

Successivamente Bali è stato identificato come discendente del giusto Prahlada, che abbiamo visto nel mito di Narashima; pare che il re fosse devotissimo di Indra, e così entrò in conflitto con il culto di Vishnu. Leggendariamente è legato alla città di Mahabalipuram (Capitale del Grande Bali), presso Madras, e molti testi dicono che fosse buono ed estremamente religioso: si dice addirittura che Vishnu si compiacque che il re avesse mantenuto la sua promessa a dispetto della maledizione del suo maestro spirituale e della prospettiva di perdere tutto, perciò lo chiamò Mahabali (riconoscendolo quindi come "mahatma" cioè "grande anima"). Di più: gli permise di ascendere nel cielo insieme alle altre divinità e gli concesse di dominare di nuovo il mondo nel prossimo Yuga, il Krita Yuga del prossimo ciclo.

Secondo una tradizione festeggiata ogni anno nel Kerala, Mahabali torna ogni anno nella terra della sua gente, per assicurarsi che vivano felici.

Il mito è una delle varianti della "promessa incauta", che appare anche nei miti di Semele, Fetonte, e in quello dell'Avatar Narashima.
Ma, se vogliamo, il paragone più vicino è quello di Didone: la regina fenicia ottenne di poter avere dal re Iarba una porzione di terra africana, tanta quanto ci poteva stare in una pelle di bue: Iarba credeva di potersi dimostrare generoso senza concedere quasi nulla alla regina esule. Tuttavia Didone tagliò la pelle in strisce tanto sottili da poter comprendere un territorio di ventidue stadi, su cui fondò Cartagine.

I "tre passi" di Vishnu del mito di Vamana sono una variante del mito più antico: originariamente Vishnu Trivikarma creava i tre Mondi con i suoi passi; il mito di Vamana, successivo, distrugge il potere di Bali e restaura l'ordine.

Se vogliamo trovare un'analogia "al contrario" ai tre passi di Vishnu, valutando come le distanze per glid ei siano ben diverse dalle distanze concepite dagli umani, possiamo riovolgerci alla leggenda dello Scimmiotto cinese: qui Sun Goku, sfidato da Buddha, fece un balzo di migliaia di li (le "miglia" cinesi) per ottenere il dominio dell'Universo... solo per scoprire di non essere uscito dalla mano di Buddha.

Un racconto cinese parla del Gigante Kuafu che rincorse il sole per un giorno intero, coprendo migliaia di miglia e riuscendo ad arrivare la sera al luogo in cui il Sole stesso riposava: insomma, coprì con i suoi passi l'intera lunghezza del mondo in un giorno. Lo stolto Kuafu però allungò le mani per prendere il sole e ne fu prosciugato.

domenica 14 marzo 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 5


Narasimha, L’Uomo-Leone è il quarto Avatara di Vishnu
Si tratta di un mito meno antico dei tre Avatara che lo precedono nella successione classica (e di quello che lo segue): è il primo degli Avatara “eroici” di Vishnu, collocati in un passato mitico, ma, dal punto di vista dell’indusimo,”reali” o almeno “verosimili”.

In un passato mitico, il demone Hiranyakashipu (fratello di quell’Hyranyaksha ricordato nel mito di Varaha), aveva ricevuto da Brama il dono di non poter essere ucciso né durante il giorno, né durante la notte, né per mano di un uomo, né da un dio o da un animale.
Con tale potere, nulla sembrava poter fermare la sua ambizione, e la sua tirannia si diffuse sulla terra.

La tracotanza del demone lo spinse fino a meditare l’uccisione del proprio figlio, Pralahda, che era un fervente Vishnuita. Ma il demone, prima di uccidere Pralahda, voleva umiliare lui e le sue credenze.
Così lo invitò nel suo palazzo al crepuscolo, nella sala del trono sorretta da colonne. Qui il padre chiese al figlio se l’onnipresente Vishnu fosse anche lì, in quella sala, e se fosse in grado si salvarlo dalla morte. E per sottolineare la sfida, colpì con forza una colonna.


Immediatamente Vishnu apparve tra le colonne, nella forma di Narasimha: un gigante metà uomo e metà leone, che fece a pezzi Hiranyakashipu, salvando il suo devoto Pralahda.
Il dono di Brama fu così rispettato: il demone fu ucciso al crepuscolo, quindi né di giorno né di notte; e fu ucciso da Narasimha, quindi non per mano di un uomo, né a opera di un dio o di un animale.

Alcune piccole note...
Il mito è una variante del fiabesco “dono incauto” da parte del regnante a un personaggio che si rivela malvagio o, come minimo, dannoso. Lo stesso spunto si ritrova nel mito greco nelle storie di Fetonte e di Semele, ma anche, seppure in forma diversa, nella vicenda che porta al quinto Avatara di Vishnu, Vamana il Nano, che narreremo prossimamente.

La tematica dell’uccisione “impossibile” si ritrova nel MacBeth di Shakespeare: l’usurpatore scozzese non può essere ucciso da nessuno nato da donna, e non potrà essere sconfitto finché il grande bosco di Birnan non avanzi verso l'alto colle di Dunsinane contro di lui. Come accade per Narasimha, anche qui l’apparente impossibilità si rivela un gioco linguistico: ai soldati dei suoi avversari viene ordinato di tagliare i rami degli alberi per mascherare il loro numero, dando così la visione del bosco di Birnan che avanza verso Dunsinane; quanto a MacDuff, da cui MacBeth doveva guardarsi, è nato per un parto cesareo... e quindi “tecnicamente” non è nato da una donna!

Esiste una compagna di Vishnu-leone, chiamata Narasimhi.

venerdì 12 marzo 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! - 4


Il Signore Vishnu arriva a restaurare l'ordine (cosmico) perduto anche nella terza forma da lui scelta, ovvero quella di Varaha, il cinghiale.

La storia segue una linea che già conosciamo. Dopo il grande Diluvio-Pralaya ricordato nel mito del primo Avatar (Matsya Avatara), le Acque coprivano la Terra (Pritvi).
Per restaurare l'ordine, Vishnu discende sul nostro mondo in forma di gigantesco Uomo dalla testa di Cinghiale, e si getta nelle Acque del Diluvio, alla ricerca della Terra rimasta nelle profondità. Sconfigge il mostro Hiranyaksha, che aveva causato il Diluvio stesso, e finalmente raggiunge il fondo: qui finalmente solleva Pritvi e la riporta in superficie, tra l'esultanza di tutte le altre divinità.

Alcune piccole note...
In realtà questa forma è stata in un certo senso usurpata a Brahma, il Creatore: negli antichi testi del Vishnu Purana, proprio a Brahma fu attribuita la scelta di discendere sulla Terra sotto forma di Cinghiale (Varaha, appunto) dopo il Grande Diluvio.

Questo Avatara è il primo ad avere una moglie: Varahi... che, però, oltre al corpo, ha anche la testa umana.

Il recupero della Terra dalle profondità delle acque si ricorda nel mito degli Huron di cui abbiamo parlato a proposito di Kurma.
Era l'epoca in cui le acque coprivano tutto il nostro mondo, quando dall'alto cadde una fanciulla del Popolo del Cielo, assieme a un melo proveniente dal mondo superiore; la fanciulla fu salvata da due cigni, mentre l'albero cadde nell'abisso del grande oceano. Per creare un luogo in cui la fanciulla celeste postesse vivere, gli animali si gettarono nelle profondità delle acque: gli animali speravano di recuperare un po' della terra rimasta impigliata nelle radici dell'albero. Ma sia la lontra, sia il castoro, sia il topo muschiato che tutti gli altri animali fallirono nella loro ricerca.
Solo Toskwaye, il rospo, a prezzo della sua vita riuscì a riportare a galla uno sputo di terriccio. Esso fu steso sopra il guscio di Grande Tartaruga: allora miracolosamente la terra aumentò di volume, così come aumentarono le dimensioni di grande Tartaruga, finchè entrambe raggiunsero quelle del mondo che conosciamo.
Così da allora la terra emersa sta sopra il guscio di Grande Tartaruga, che ancora oggi galleggia sulle acque.

domenica 7 marzo 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! - 3


Vi abbiamo raccontato del primo degli Avatara di Vishnu, Matsya, il pesce che salvò il progenitore dell'attuale Umanità dal Diluvio Universale.
La storia del secondo Avatar, ovvero Kurma, la Tartaruga, ne deriva immediatamente, e anche questo è uno dei più antichi miti sulle manifestazioni del dio Preservatore che si ritrovano nei Vedanta, dove apparva Kasyapa-Tartaruga.
Ed è anche uno dei miti più curiosi che ci sia capitato di leggere, con il Caos primordiale usato un po' come il primo caseificio della storia!

Kurma appare in un mito di guerra celeste, se vogliamo uno dei tanti paralleli indiano della Titanomachia greca: il mito racconta della comeptizione tra gli dei del pantheon indù (i Devata) e i loro rivali e cugini, gli Asura.
Si narra che, in seguito al Diluvio, gli dei avevano perso la loro perpetuità, e implorarono Vishmu di soccorrerli. Questi, pietoso, si trasformò in tartaruga (Kurma significa appunto tartaruga) e sprofondò nell'Oceano degli Elementi (Samudra), invitando gli dei e gli Asura a seguirlo e a compiere un'opera grandiosa: "frullare" l'Oceano primordiale, come si fa col latte, per ottenere i meravigliosi prodotti che solo l'Oceano primordiale poteva donare.
Per fare questo, come frullino fu infilato nelle acque il Monte Mandara, con attorno il sepente Vasuki, re dei Naga e figlio di Kadru: collocato il Monte su Kurma, gli dei da una parte e gli Asura dall'altra tiravano alternativamente le estremità del serpente, per estrarre il "burro" della Amrita, cioè la bevanda immortale, il nettare degli dei, ovvero la Soma, l'essenza dell'essere, il perfetto sacrifico puro da offrire agli dei stessi.

Quando finalmente la bevanda fu pronta, una meravigliosamente sensuale fanciulla, Mohini, apparve e si preoccupò di distruibuire la bevanda. Mohini era bellissima, attarente più di ogni altra donna immortale, e i licenziosi Asura dapprima non si accorsero che la fanciulla dava a loro acqua, mentre distribnuiva l'Amrita agli dei, e in seguito la circondarono per accattivarsi i suoi favori, dimenticando del tutto la bevanda finchè questa non fu terminata dai Devata.
Solo a quel punto Mohini sparì, rivelandosi l'ennesima forma assunta da Vishnu: in questo modo il dio garantì la Soma (e l'immortalità) ai Devata, secondo il Dharma, l'ordine cosmico, e togliendola agli Asura, i rappresentanti dell'Adharma, la Disarmonia Cosmica.


Si dice che dal frullamento dell'Oceano, apparvero oltre alla Soma altre tredici cose, che insieme alla bevanda formavano le Chaturdasa Ratnam, le Quattordici Cose che più meritano di essere desiderate dai mortali, secondo l'idea del mondo degli Arya.
Esse sono:
1) Appunto la Soma-Amrita, di cui gli dei sono golosi tanto da berne fino all'ebbrezza, e a cui è dedicato l'intero terzo Veda, ovvero il Samaveda;
2) Lakshmi, dea della Fortuna e della Bellezza, sposa di Vishnu;
3) Dhanvantari, il grande medico simbolo della prefertta salute, che tiene la coppa dell'Amrita e che comporrà lo Yajur-Veda, il secondo dei Veda;
4) Sura, la dea del vino;
5) Chandra, il dio della Luna, equivalente alla Soma, e forse il simbolo della buona morte;
6) Rambha, una ninfa delle Apsara, il prototipo della buona amante (in alcune versioni non c'è Rambha, ma il vascello volante Pushpaka o Ratnavarshuka, il "Gioiello-Fulmine", con cui Ravana rapirà Sita e che Rama, altro Avatara di Vishnu, prenderà come bottino di guerra);
7) Uchchaihsravas, il re dei cavalli, il cavallo bianco prototipo del miglior cavallo del mondo;
8) Airvata, l'eccelso elefante, l'elefante bianco di Indra, il dio a capo degli dei vedici;
9) Parijata, l'albero addobbato con tutto ciò che si può desiderare nella vita;
10) Kaustubha, il più bel gioiello del mondo, al punto che Vishnu stesso lo porta al collo;
11) Surabhi (detta anche Kamadhenu), la vacca dell'abbondanza;
12) Sankha, la conchiglia simbolo della vittoria, che Vishmu tiene in una delle sue quattro mani;
13) Dhanu, il miglior arco del mondo, che sarà poi l'arma dell'eroe Rama;
14) Visha, il veleno, inteso come il greco "pharmakon". veleno mortale, ma anche ciò che dà la guarigione.

Alcune piccole note
In questo mito c'è chi ha visto il tema del ritorno alle origini: dopo il Pralaya, la ciclica distruzione del mondo a opera (stavolta) del Diluvio, il mondo torna al Caos, dove regna la Disarmonia-Adharma rappresentata dagli Asura.
Per riportare l'Armonia-Dharma, il mondo ha bisogno di un asse attorno a cui ruotare (il Monte Mandara) che funga da centro, e di essere inserito nel tempo (il serpente Vasuki). Solo "estraendo" la Soma e le altre Chaturdasa Ratnam, e distribuendo la Soma solo ai Devata escludendo dalla sua fuizione gli Asura, solo così il mondo potrà tornare all'Ordine precedente, se vogliamo il Kosmos (il mondo "ordinato") dei Greci.

Secondo altri il mondo poggia sulle molte teste di Vasuki, e che ogni suo movimento provochi terremoti. Per alcuni l'arca di Manu fu legata al cornpo di Matsya proprio usando Vasuki come corda.

Una tartaruga alla base del mondo? Non è un'esclusiva indù! Ad esempio tra gli Huron dell'America Settentrionale, il mondo giace sul dorso di una Grande Tartaruga su cui è stata sparsa la terra pescata dal fondo del Grande Oceano (i terremoti nascono quando la tartaruga si muove). La sua versione in piccolo è il mito del Fastitocalon (la Tartaruga-Isola) di cui ci parlano Borges e la Guerrero, e poi Tolkien, costruita sul modello dello Jasconius (il pesce-isola) della "Navigazione di San Brandano".

mercoledì 24 febbraio 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! - 2

Dove eravamo rimasti?
Ma certo: agli originali Avatar(a), ovvero le forme assunte da Vishnu per calarsi nel nostro mondo e intervenire per la salvezza dell'umanità o dell'ordine (indù) costituito.

Il primo dei dieci Avatara classici è Matsya, Vishnu in foma di Pesce; assieme a Vamana (Vishnu in forma di nano) è uno degli Avatara più antichi, riaslenti all'epoca dei Veda, e si lega al mito indiano del Diluvio Universale. Secondo alcuni studiosi sarebbe una incarnazione di Vishnu addirittura precedente alla nostra epoca!

Il mito è legato all'acqua, una costante della venerazione Induista, un'acqua vista non come apportatrice di vita, ma come strumento di una delle distruzioni periodiche che sconvolgono il mondo, segnando il passaggio tra un'era del mondo e l'altra secondo la cosmologia indiana.

Si narra che un re dell'era passata, Manu, si dedicava alle pratiche di Yoga: una volta rimase a testa ingiùà e con gli occhi immobili per 10.000 anni! mentre era impegnato in tali rpatiche sulal riva di un fiiume, venne a lui un pesciolino.
Quest'ultimo (senza che Manu se ne stupisca troppo!) parla al sovrano e gli chiede protezione dai "pesci più grandi"; in cambio salverà Manu dalla grande catastrofe che si prepara: un Diluvio che sommergerà tutto.

Manu, uomo pio e di grande fede, accetta di salvare il pesce. Prima lo mette in un recipiente e lo nutre; poi quando il pesce cresce, lo mette in una fossa fatta apposta; infine, quando il pesce ha raggiunto ormai dimensioni tali da non essere più la vittima predestinata dei pesci più grossi, lo getta nell'Oceano.
Nel frattempo, seguendo i consigli di Matsya, Manu si costruisce una grande nave: quando le acque del Diluvio iniziano a salire, Manu si imbarca, accompagnato secondo alcuni da Sette Saggi che recano con sè i Veda, e dopo aver caricato sul vascello le sementi per poter ricominciare l'agricoltura dopo la catastrofe.
Mentre le acque coprono tutto il mondo antico, Matsya riappare come pesce gigantesco, sulla cui fronte spicca uno splendido corno, cui verrà agganciato il vascello. La nave di Manu viene trascinata da Matsya a Nord, fino all'Himalaya, e lì, sulla vetta delle alte montagne, finalmente si getta l'ancora.
Quando le acque del Diluvio si ritireranno, Manu scenderà dalle montagne per ricominciare la civiltà dei Veda e dare un seguito all'umanità.

Per poter procreare, però, mancavano le donne. Allora Manu si diede nuovamente a pratiche ascetiche, poi offrì alle acque burro chiarificato, latte acido, caglio e siero (le offerte "pure") e, nel giro di un anno, dai flutti nacque una donna, l'antenata dell'umanità attuale.

Una piccola nota...
La storia del Diluvio Universale in salsa Indù ha tratti in comune con altre vicende del Diluvio, come quella sumera\semitica\ebraica e greca: l'avviso del dio, la nave, l'attracco alla montagna, la difficoltà a generare una nuova umanità... ma di questo ne parleremo un'altra volta.

Se volete leggere un'interpretazione evemeristca del Diluvio Universale, con particolare attenzione alla narrazione delle vicende di Manu, potete consultare G. Hancock, Underworld (in Italia "Civiltà Sommerse") al capitolo 6.

venerdì 19 febbraio 2010

MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! - 1


Avatar di qua, Avatar di là... Il film campione di incassi ci assedia con le sue creature blu, col sogno mitico di un Paradiso destinato a perdersi per l'ingordigia degli umani, con le polemiche vaticane su un presunto panteismo e degli Indù per l'utilizzo (improprio) del termine "Avatar".

Ma come? Il titolo del Cameron Movie non risale al "simpatico" disegnino che caratterizza i nostri messaggi sui forum?
Ovviamente no.
E ovviamente risale alla mitologia (Indù, in questo caso).
Quindi riguarda anche noi di questo blog.

Gli Avatar (cioè "manifestazione", plurale "Avatara", vedi anche "Avataravada", la "Via degli Avatara") compaiono nei Purana, i testi sacri dell'Induismo successivi ai Veda. In questi testi si delinea un concetto importante: il Vishnù della Trimurti (la "Triplice Forma" del Creatore-Brahma, del Conservatore-Vishnu e del Distruttore-Shiva) si reincarna sulla Terra per salvare l'umanità dal male e restaurare il bene.
Il concetto di Avatar si mescola dunque indissolubilmente con quelli della metempsicosi (la "migrazione delle anime" con conseguente reincarnazione in un nuovo corpo, concetto fondamentale della religiosità indiana) ma anche della Maya, l'illusione che permea il mondo sensibile, ma che viene usata dagli dei per sconfiggere i propri nemici.
Già nei Veda il supremo Indra ha un potere trasformistico; nella fase successiva, appunto Puranica (trattati probabilmente sviluppati in tutto il primo millennio dopo Cristo), non abbiamo un'ascesa dell'uomo al rango di divinità, ma piuttosto il contrario: Vishnu, dio manifesto eppure immanifestato, in un mistero accetta di rivestirsi degli attributi propri della Maya del creato per "farsi uomo"... anche se sarebbe più proprio parlare di "farsi essere di questo mondo"!

Infatti Vishnu scende sulla terra in varie forme, ogniqualvolta un grande pericolo minaccia l'ordine e i valori sociali della società Indù. Egli è più Salvatore che Preservatore sia da catastrofi cosmiche che da crisi politiche o religiose che sembrano minare alla base questo ordine mandato dall'alto.

Il numero di Avatara di Vishnu non è chiaro: il Mahabarata parla di sei Avatara, la Baghavata Purana ne nomina ventidue, altre fonti oltre trenta, in certi testi si parla di un'infinità di Avatara!
Il numero classico di Avatara è comunque quello di dieci (Dasvatara), e precisamente:
1) Mastya (l'Avatar di Vishnu in forma di pesce)
2) Kurma (l'Avatar di Vishnu in forma di tartaruga)
3) Varaha (l'Avatar di Vishnu in forma di cinghiale)
4) Narasimha (l'Avatar di Vishnu in forma di uomo-leone)
5) Vamana (l'Avatar di Vishnu in forma di nano)
6) Parasurama (l'Avatar di Vishnu in forma di uomo, il "Rama dalla Scure")
7) Rama o Ramachandra, il "Grazioso come la Luna" (l'Avatar di Vishnu in forma di eroe umano)
8) Krishna, il Dio dal Color Nero (l'Avatar di Vishnu in forma di eroe)
9) Buddha (Proprio lui! L'Avatar di Vishnu in forma di riformatore religioso)
10) Kalki, il "Cavallo Bianco" (l'Avatar di Vishnu su un cavallo bianco)


I primi nove sono già apparsi sulla Terra in diversi momenti "storici" (non dimentichiamo che per il credente Indù, il mito corrisponde alla storia antichissima), Kalki arriverà alla fine del Kali-Yuga, l' "Era Nera" (o "Oscura") in cui viviamo.
Ai prossimi post il compito di narrare le storie dei diversi Avatara classici.

Una piccola nota...
Anche il colore azzurrino degli extraterrestri Cameroniani non è una invenzione del regista epr dare un tocco di "alienità". E' invece un prestito neppure troppo alieno dalla mitologia Indiana: gli dei supremi (tranne alcune eccezioni) hanno il colore della pelle proprio di questo colore!
Pandora invece è sì un nome del mito, ma ovviamente non di quello Indù, bensì di quello greco.