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mercoledì 17 ottobre 2012

Citazioni citabili - Interpretazioni (anche) del mito



"Questa è una finzione non una bugia" 
(A. Moore, cit. in DeZ Vylenz, L'infinito in un granello di sabbia, in Watchmen 20'anni dopo, Lavieri, a cura di Smoky Man, II)

Immagine dal web

mercoledì 3 ottobre 2012

Citazioni citabili - Di cosa parla il mito (M.Eliade)



"Personalmente, la definizione che mi sembra meno inadeguata, perché è la più vasta, è la seguente: il mito narra una storia sacra; riferisce un avvenimento che ha avuto luogo nel Tempo primordiale, il tempo favoloso delle "origini".
In altre parole, il mito narra come, grazie alle gesta degli Esseri soprannaturali, una realtà è venuta ad esistenza, sia che si tratti della realtà totale, il Cosmo, o solamente di un frammento di realtà: un'isola, una specie vegetale, un comportamento umano, un'istituzione.
Il mito quindi è sempre la narrazione di una "creazione": riferisce come una cosa è stata prodotta, ha cominciato ad essere"
(M. Eliade, Mito e realtà, cit. in R. Ellis, Atlantide, Conclusione)

sabato 13 novembre 2010

DEFINIZIONI AUTOREVOLI - Miti moderni


Sergej Luk'janenko è l'autore russo che ha rivoluzionato il mondo del Fantasy con la sua saga dei Guardiani. Lo spunto è semplice: quasi tutte le creature mitiche, siano esse buone o cattive, esistono davvero. Sono gli "Altri", nati da esseri umani ma fondamentalmente diversi. Sono divisi in due schieramenti: forze delle Tenebre e forze della Luce, che combattono una guerra infinita. Anche se, in realtà, in una versione aggiornata della Guerra Fredda, hanno raggiunto uno status quo: fanno piani, tramano, si controllano tra loro, ma sostanzialmente nessuna delle due parti può prevalere sull'altra.
In uno dei racconti che compongono il volume "I Guardiani del Crepuscolo", un potente personaggio viene ucciso. E viene ucciso in un modo che sembra improbabile perfino per un Altro. Così, mentre si parla di Libri mitici anche per questi esseri mitici, avviene un dialogo interessante...

- Nei servizi segreti abbiamo i nostri agenti - ribattè Edgar. - Ma ammesso e non concesso che siano riprese le ricerche e che ci sia stata una fuga di notizie, la morte di Vitezslav rimane un mistero. Nessun James Bond sarebbe riuscito ad avvicinarsi a lui senza essere notato.
- Chi è James Bond? - chiese Zavulon.
- Fa parte della mitologia - gli spiegò Geser. - Mitologia contemporanea.


S. Luk'janenko, I Guardiani del Crepuscolo, Terzo Racconto, Oscar Mondandori Bestsellers 1947, trad. di M. Falcucci.

giovedì 19 agosto 2010

DEFINIZIONI AUTOREVOLI - Un po' ciò che accade in questo Blog



[...]
Odo l'Ebreo che legge le sue storie e i suoi
salmi
Odo i ritmici miti dei greci e le
eroiche leggende dei romani,
Odo il racconto della vita divina e della morte insaguinata
dello splendido dio, il Cristo,
Odo l'Indu che insegna al suo discepolo prediletto gli
amori, le guerre, glia dagi, trasmessi fedelmente fino a
oggi, da poeti che scrissero
tremila anni fa.


W. Whitman, Foglie d'erba, Poesia di saluto (traduzione di Igina Tattoni, edizioni Newton Compton)

lunedì 12 luglio 2010

MITOLOGIA - Definizioni autorevoli



Anticamente un racconto aveva solo due modi per finire: passate tutte le prove, l'eroe e l'eroina si sposavano oppure morivano. Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l'inevitabilità della morte

I. Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, Capitolo undicesimo

mercoledì 7 luglio 2010

MITOLOGIA - Definizioni autorevoli


Senza comprendere il mito e la sua relazione con l’inconscio, se non s’intuisce l’aspirazione e l’espressione religiosa che si cela dietro il processo di creazione del mito non riconoscendo il potere dell’esperienza numinosa, nessun ricercatore di religioni comparate può sperare di trarre alcun significato dalle infinite variazioni dell’espressione di fede. Di conseguenza, molti cadono nella sciarada, intellettualmente sicura, della semplice classificazione. Collegano gli elementi comuni come se comprendere la religione fosse soltanto un altro esercizio di riferimenti incrociati. Dimenticano l’esperienza intensamente personale, eppure universale, che cerca in modo disperato una manifestazione tra le limitazioni del linguaggio e della cultura. Uno dei grandi storici della Mesopotamia, il professor Leo Oppenheimer, della Chicago Oriental School, ironizzava sui creatori di "sistemazioni che scorrono senza intoppi, addobbate in una massa di paragoni e paralleli assai ingegnosi, ottenuti zigzagando sul mondo e attraverso la storia conosciuta dell’uomo". Se qualcuno cerca la luna, la descrizione e il confronto dell’apparizione di un milione di dita che puntano in quella direzione non faciliterà più di tanto la conoscenza circa la sua apparizione.

M.Baigent, Il Cielo di Babilonia, cap. 7

domenica 28 febbraio 2010

MITOLOGIA - Definizioni autorevoli


Per Robert Graves (infamia sui mitofan che non lo conoscono e rapido consulto su Wikipedia prima di procurarsi i suoi fondamentali... e inventivi testi) la mitologia sarebbe
"...lo studio di tutte quelle leggende religiose o epiche che sono così estranee all'esperienza dello studioso da indurlo a negarne la realtà. Da qui l'aggettivo inglese Mythical, mitico, che sgnifica incredible, incredibile..."

La citazione è riportata nel capitolo 26 di Underworld, libro del fin troppo evemerista e "Indiana Jones dell'archeologia alternativa" Graham Hancock.

martedì 28 aprile 2009

Il Mito: una definizione (?) con tante parentesi e virgolette -3


Ci siamo detti che il “mito” non è un’esclusiva delle religioni antiche (o comunque “estranee” ai nostri luoghi\tempi). Ma noi che scriviamo in questo blog (e voi che, se vorrete, ci commenterete o insulterete…) di cosa parliamo, quando scriviamo “mito”?

In questo blog ci proponiamo di non usare discriminazioni: tratteremo sullo stesso piano, e dando lo stesso valore, le componenti narrative (episodi, tematiche, caratteristiche dei personaggi) che troviamo simili nelle diverse credenze, di religioni presenti o passate.
Non esamineremo i miti da credenti (o da non credenti), ma da appassionati dei miti stessi.
E prenderemo i miti come esempi dell’ingegno umano applicato a soddisfare quella parola chiave, che forse è la vera distinzione tra esseri umani e altri animali: “Perchè?”

Il “mito” (o la “costruzione mitica”) trae le sue regole da questa domanda: il mito è il fondamento di una credenza (sul mondo, o su una stirpe, o su un rito, o su una religione) e ha un valore, medievalmente, universale.
Questo significa che nella mente di chi lo tramanda (o anche di chi lo redige la prima volta), il mito ha valore per tutti gli uomini, di tutti i luoghi, in tutti i tempi. A prescindere che gli “altri uomini” credessero o non credessero in quello stesso mito!

Quindi, non si offenda nessuno, useremo la parola “mito” o “costruzione mitica” per qualunque tipo di narrazione con le caratteristiche narrative dette sopra, a prescindere dalla provenienza da una fede o religione, passata e presente, rivelata o estinta, diffusa in Europa o ovunque nel mondo.

Con questo abbiamo esaurito tutte le possibilità narrative che ci offre la parola “mito”? Non possiamo ritrovare tipi di narrazioni con caratteri mitici anche nella storia, nell’arte o nella nostra vita quotidiana?

La risposta non può che essere: “Sì”!

Siamo così certi che il modello mitico non si ritrovi in tanta della letteratura (scritta, a fumetti, cinematografica…) dei nostri tempi, a prescindere dall’argomento trattato?
Che differenza c’è tra la morte\falsa morte (e conseguente speranza di ritorno) di Elvis Presley o di un Jim Morrison e il “rex quondam rexque futurus” Artù ad Avalon? E sotto il monte Kyffhauser, forse che Federico Barbarossa non vive ancora “nell’incantesimo del suo castello sotterraneo” come cantava Ruckert?

Ecco quindi che in questo nostro blog racconteremo di Thor e Apollo, ma ci domanderemo anche se dietro il racconto delle visite degli UFO (“mito moderno” per eccellenza, nel senso che per i “razionali” la visita di creature intelligenti provenienti dallo spazio è una “narrazione fantastica”) ci siano delle strutture, delle forme con caratteristiche simili a quelle degli antichi miti.

Oppure ci permetteremo di cercare di capire quanto sotto Ken il Guerriero si nasconda la figura dell’eroe-salvatore comune a tanti miti (troppo facile dire che Dragonball deriva da un racconto mitico cinese… questo lo sanno tutti!).

E infine ci chiederemo se, dietro qualche vicenda recente intorno a qualche personaggio dello star-system, si possa trovare la traccia di qualche archetipo Junghiano comune a tanta parte della storia umana.

E tutto ciò lo chiameremo “mito”, “costruzione mitica” o “episodio mitico”.

domenica 26 aprile 2009

Il Mito: una definizione (?) con tante parentesi e virgolette -2



Ci siamo detti che una definizione di “mito” comunemente intesa nella lingua italiana, reca con sé due elementi importanti, entrambi negativi rispetto alla “religione”.
Il primo è che il mito si fonda sull’irrazionalità, sulla “falsità”.
Il secondo è che il “mito” è sottilmente diverso dalla religione: anche da quelle del passato, non più seguite (la religione è l’elemento “quotidiano”, “vissuto” dai fedeli, “razionale”… seppur secondo la logica interna alla religione stessa), ma soprattutto da quelle moderne.

Insomma: i miti alla base delle religioni del passato sono racconti semplicistici o comunque falsi, mentre alle fondamenta delle religioni attuali c’è la verità, letterale nella sua narrazione o trasposta in una forma accessibile. Ma comunque la narrazione è fondata sulla verità.
(Un discorso a parte meriterebbero i miti della scienza agnostica o atea, ovviamente…).

Eppure, pur nelle ovvie differenze narrative, come negare che la storia della nascita di un uomo\eroe\dio da una vergine sia un tema presente in diverse mitologie?
Come non voler riconoscere che il tema della morte e resurrezione del dio\eroe fosse diffuso non solo nel bacino del Mediterraneo ben prima del I secolo d.C.?
Come non vedere nei mille anni di pace dopo l’Armageddon dell’Apocalisse uno specchio del ritorno dell’Età dell’Oro cantata da Esiodo e Virgilio?

Gli stessi autori medievali e studiosi del Cristianesimo non negarono queste somiglianze, anche perché vivevano in epoche vicine a chi aveva creduto in quei miti.
Avevano già trasformato le fonti sacre dei pagani in fonti cristiane attribuendone la paternità a un santo. Avevano già trasformato gli dei pagani in demoni ingannatori (leggete quella sintesi miticamente cristiana che è il Paradiso Perduto di Milton, se non ci credete), e Perseo in San Giorgio.
Ora, semplicemente, videro in questi temi ed episodi tanto simili alle credenze “vere” e “rivelate”, una “miracolosa anticipazione”, una sorta di profezia imperscrutabilmente concessa anche ai nobili spiriti non cristiani.

Insomma: una sorta di “interpretatio christiana” nella più pura scia dell’uso Romano di identificare negli “dei stranieri” le caratteristiche delle proprie divinità e insieme annettendo ai propri dei di partenza caratteristiche dei loro “omologhi” stranieri.

E così siamo arrivati al paradosso dei frati cattolici che videro nel segno della croce tenuto in rispetto dai Maya (rappresentava i punti cardinali), nelle loro cerimonie di battesimo e rinascita il segno inequivocabile che San Tommaso (l’apostolo delle Indie… orientali!) fosse giunto in quelle terre centinaia di anni prima di loro.

Ovviamente ciò conduce a un altro paradosso: ciò che è “mito” (= falso) in una religione “pagana”, diventa “ricordo deformato” (di verità) o “intuizione di verità”, se entra nel sistema della religione che lo valuta. Così Gesù è “figlio di Dio” nel Cristianesimo, ma “profeta” nell’Islam.

Ok, direte voi. Bella tirata. Ma da qui al poco tempo che ci vuole perché ci stanchiamo di leggere ste’ cose, in questo blog cosa intendete per “mito”?

sabato 25 aprile 2009

Il Mito: una definizione (?) con tante parentesi e virgolette -1


E’ un po’ difficile definire cosa sia un mito.

Potremmo usare la definizione da vocabolario ovvero “narrazione fantastica, riguardante gli dei, gli eroi e le origini di antichi popoli – racconto, storia, leggenda” ma anche “esempio e simbolo privilegiato”... il tutto by Devoto&Oli.

Oppure potremmo far finta di nulla e, creando un po’ di confusione, potremmo adoperare come sinonimo una parola che da mito deriva, ovvero “mitologia” (vedi i “Dizionari di Mitologia”).
Peccato che “mitologia” etimologicamente è “lo studio dei miti”, e non solo la sua branca introduttiva che si occupa della loro raccolta ed esposizione.

Dovremmo anche ricordarci l’uso colloquiale che si fa della parola “mito”, come equivalente a “oltre gli apparenti limiti umani” (“Quel cantante è un mito”) o “credenza (aggiungiamo noi: non religiosa) priva di vero fondamento” (“Il mito della razza”, “Il mito del macho”).

Insomma: cosa vogliamo farvi venire in mente, quando useremo la parola mito?

Come da prima definizione, il Mito è comunemente inteso come qualcosa di relativo alle religioni “pagane” (o comunque non cristiane-occidentali aggiungiamo noi), “inventato”, “irreale”. Soprattutto, parola che piace tanto a chi è devoto al “mito della scienze (dure)”, il mito è qualcosa di “irrazionale”.
Ci permettiamo di non essere così d’accordo.

E’ vero: il fedele cristiano (o, più in generale, il monoteista di derivazione abramica sia esso del ramo di Isacco sia di quello di Ismaele) difficilmente userà il termine “mito” per indicare un racconto relativo alla sua fede religiosa.
Userà termini come “Parola di dio” (verità assoluta), “Leggenda” (che sottintende un fondo comunque di verità), “Vita di San X” (vita = veramente vissuta, con allusione ancora una volta a un fondo di veridicità), “Tradizione” (termine sempre connotato da un valore positivo); al limite, quando l’inverosimiglianza dell’episodio è troppo evidente, le narrazioni possono essere considerate “Allegoria”, “Simbolo”, “Figura” dantescamente intesi.
Non userà Mito, meno che mai se riferito a episodi “fondamentali” della Tradizione.



Quindi una cosa è il mito (inventato), una cosa è la religione (fondata su elementi di verità)?
E, estensivamente: le “religioni” sono solo quelle attuali, definite come tali se non altro per un “rispetto dell’opinione altrui”?
O, ancora: una cosa è la religione ad esempio greca (con i suoi riti, le sue organizzazioni sacerdotali, anche le sue credenze e concezione degli dei = verità storiche del vissuto quotidiano dei fedeli dell’epoca), una cosa sono i miti che stanno alla sua base (miti = non verità)?

Fermo restando che per un fedele di Zeus o di Thor la parola “mito” non ha\aveva tale valore negativo, è interessante scoprire che anche il Cristianesimo, così come qualsiasi altra religione “razionale” attuale, ha le sue radici “mitiche”.
E che gran parte delle “verità fondamentali” di tutte queste fedi (definite verità in quanto rivelate direttamente dalla divinità stessa… né più né meno di quanto fecero Alto, Altrettanto Alto e Terzo a Re Gylfi nel mito scandinavo) non sono altro che racconti mitici.

Non ci credete? Ai prossimi post l’incarico di convincervi!