Partenopeo, figlio di Atalanta, contro la porta di Borea.
Lo affronterà Attore, uomo schivo di vuote vanterie.
Ma la sua mano sa quel che deve fare, e Tebe resisterà.
Ora ti parlo del quinto,
che ha schierato le sue truppe alla porta di Borea,
vicino alla tomba del figlio di Zeus, Anfíone.
Giura per la sua lancia, in cui confida, e che onora piú del Dio, e piú delle sue pupille,
che distruggerà la rocca dei Cadmei,
a dispetto di Zeus. Cosí grida
questo germoglio di una madre venuta dai monti,
uomo e fanciullo, viso di fanciullo, e appena
sulle sue gote cresce la lanugine:
germina fitta, perché il sevo dell'età la spinge. Il suo nome è da ragazza; ma egli,
con animo crudele, truce sguardo, sta
contro la porta, e non è immune da vanterie.
Sopra lo scudo rotondo, bronzea
difesa del corpo, agita l'infamia di Tebe, la carnivora Sfinge,
inchiavardata in saldi chiodi,
lucida figura impressa a sbalzo;
e fra gli artigli serra
un uomo di Tebe, perché su lui le frecce
piombino più fitte.
E non farà un piccolo mercato della guerra,
e non vorrà aver percorso invano una così lunga strada,
Partenopeo d'Arcadia. E' ospite della città d'Argo,
e farà pagare un lauto scotto: scaglia minacce contro di noi.
Oh Dei! Fate che non s'avverino!
(Da I Sette a Tebe di Eschilo, mia riduzione e adattamento)
Notula
L'Arcade Partenopeo era figlio di Atalanta e Ippomene (o Melanione), per i quali vedi QUI le strane circostanze di nozze alla frutta (ma non con fichi secchi).
Ospite del re di Argo, partecipa alla guerra, unico dei capi a non venire dall'Argolide o a non essere genero di Adrasto.
NB: L'immagine non mi appartiene, questo blog non ha fini di lucro
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