domenica 30 gennaio 2011
MIGRAZIONI - E tui, de chini sesi? 9
Dopo la lunga pausa dovuta a festività più o meno pagane, riprendiamo la narrazione dei miti che parlano dell'arrivo dei primi abitatori della Sardegna.
Ci eravamo fermati nel bel mezzo della spedizione dei Tespiadi, i figli di Eracle, e da lì ripartiremo.
L'arrivo dei Tespiadi pone alcuni problemi: chi furono i membri della spedizione? Quali furono i rapporti con gli indigeni? Come si trasformò l'isola al loro arrivo?
Partiamo dalla composizione della nuova spedizione di colonizzazione.
Come abbiamo detto, dalle fatiche amorose del grande Eracle gli nacquero 50 figli dalle 50 figlie di Tespio re di Tespie. Bene: 40 di questi figli furono inviati dal padre verso la Sardegna per costituire una colonia. Un oracolo l'avrebbe ordinato all'eroe, ed Eracle fu ben lieto di obbedire.
Alla loro guida c’era il fedelissimo cugino Iolao, il nipote preferito di Eracle.
In realtà, gli scoli (commenti) a Dioniso ci danno una versione che vede addirittura Eracle in persona a guidare la spedizione. L’eroe sarebbe riuscito a unificare in un solo popolo i figli e i Sardi, e successivamente avrebbe mandato rinforzi dalla Grecia.
Questa seconda ondata comprendeva i Cadmei (ovvero tebani abitatori della rocca della città), gli Etoli e i Locresi. Insomma: con Eracle sarebbe partito il fior fiore delle genti della Grecia Centrale.
Il solito Pausania, il nostro autore di guide turistiche, aggiunge ai migranti anche gli Ateniesi. Anzi: per lui la spedizione partì proprio dall'Attica.
Sia andata come è andata, qualunque popolo si fosse aggregato a questa ondata migratoria, si trattava un'insieme di genti composite. Tuttavia, una volta arrivati in Sardegna, le diverse anime della spedizione spariscono sotto la dicitura generica di Iolei.
E poiché questo nome per i mitografi è legato al nome di Iolao, seguiremo la corrente principale della tradizione che vede appunto Iolao come la guida della spedizione, e non il più celebre zio.
Secondo Diodoro i Tespiadi erano guidati da Iolao per varie ragioni: i Tespiadi erano molto giovani (anche se partirono quando avevano già raggiunto l'età virile), e questo comando era una sorta di premio a Iolao, che aveva partecipato a quasi tutte le imprese di Eracle
La spedizione giunse in Sardegna, apparentemente senza grandi difficoltà. Ma, come raccontato, l'isola non era una terra vuota: varie ondate di migrazione avevano preceduto i tespiadi.
Quali furono i rapporti tra gli Eraclidi\Tespiadi e gli abitatori precedenti?
Secondo la versione vista prima, data dagli scoli a Dioniso, Eracle pacificò i Sardi e i nuovi arrivati.
Il filone che riferisce che a capo della spedizione c'era Iolao, invece si divide in due rami: il primo parla di una fusione con gli Indigeni che appare pacifica, coerentemente con ciò che dice lo scoliasta di Dioniso; ma la seconda parla di guerra.
Il primo ramo della tradizione è seguito da Strabone: il geografo greco ci dice genericamente che i Tespiadi "abitarono insieme ai Barbari che allora occupavano l’isola" (ricordiamo che per Strabone questi abitanti precedenti erano Tirreni). Così anche Solino: per l'autore del III secolo d.C. Iolao ottenne "con lusinghe che gli animi divisi degli abitanti giungessero alla concordia" e poi procedette alla fondazione di città.
Ma il siceliota Diodoro la vede in modo diverso: innanzitutto Iolao arrivò con "un grosso esercito di Greci e di Barbari", e poi chiarisce che la colonizzazione avvenne solo dopo che Iolao "vinse in battaglia gli Indigeni"; in un altro passo ribadisce che Iolao "conquistò l’isola".
L'aspetto bellicoso non è trascurabile: la fondazione della colonia era, per gli antichi, un atto di rivendicazione di una terra. Abbiamo già visto dei migranti che "tornano" nelle terre degli avi, rivendicandone il possesso.
Dioniso ricorda che, sulla scia delle sue spedizioni a Ovest durante alcune delle sue leggendarie fatiche (in particolare quelle alla ricerca dei Pomi delle Esperidi e dei buoi di Gerione), Eracle riteneva di dover essere considerato il Signore di tutto l’Occidente. L'invio dei figli doveva sembrare una sorta di "spartizione del patrimonio paterno" anticipato.
L'arrivo di questi Greci figli di Eracle fu dunque pacifico o no? Rimanendo nel puro ambito del mito, senza addentrarci nelle complesse (e dibattute) interpretazioni scientifiche degli studiosi, la risposta non può essere definitiva.
Possiamo però ricordare che Diodoro Siculo, oltre ad essere un autore più antico di Stabone e Solino, era, appunto, originario della Sicilia. Oltre alla vicinanza fisica con la Sardegna (che ipoteticamente gli avrebbe potuto permettere consentito una indagine personale "sul territorio"), aveva accesso a scritti risalenti all'epoca Cartaginese, che quindi avevano versioni differenti da quelle più filo-romane e grecizzanti successive.
Ma comunque si sia svolto l'arrivo della spedizione, tutti i mitografi concordano con il "dopo": l'isola fu sottomessa da Iolao, riorganizzata, e raggiunse uno sviluppo mai visto prima.
Scomparvero (quasi tutti) i nomi precedenti di popoli: il nuovo popolo che si formò dall'unione tra coloni greci e abitatori precedenti prese il nome di Iolei (anzi: Iolaei), da Iolao. Oppure di Iolesi, come dice Solino. Oppure di Iliensi, nome simile, ma riconducibile anche a un etimo diverso, altrettanto affascinante, di cui parleremo più avanti.
Per ora basti questo: la colonia era stabile, la popolazione si stava fondendo. Iolao voleva trasformare la Sardegna, farle fare un balzo "in avanti". E questo ci porta alla terza delle domande che abbiamo posto all'inizio di questo post.
Ma la risposta la vedremo la prossima volta.
Alcune piccole note…
Se i Tespiadi erano 50 e solo 40 di essi partirono verso la Sardegna, che accadde agli altri 10? Apollodoro ci dice che sette restarono con Eracle a Calidone, e tre furono rimandati a Tebe, città natale (secondo una versione) del glorioso padre.
I numeri non corrispondono in Diodoro Siculo: questi dice che solo due furono rimandati a Tebe, e che gli altri partirono con Iolao. ma uno in più o uno in meno, la sostanza non cambia poi tanto...
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