sabato 28 dicembre 2013

Scudi Mitici - Intermezzo

Dopo una pausa, riprendiamo il nostro discorso sugli scudi mitici iniziata QUI, dove abbiamo narrato degli scudi dei Sette a Tebe, e QUI, dove abbiamo parlato dello scudo di Achille così come viene descritto da Omero nell'Iliade.
Eroe greco su vaso: il suo scudo ha la testa di Medusa

GLI SCUDI DI AGAMENNONE, ATENA E PERSEO

Nel mito e nell'epica classica due scudi hanno un posto d'onore, benché non al livello di quelli di Achille, Eracle, Enea: sono quelli dell'Atrìde Agamennone re dei re, e di Perseo. Assieme a loro non possiamo dimenticare quello di Atena Promachos, la guerriera. Esso dovrebbe essere il modello mitico di ogni scudo, anche se le immagini in esso raffigurate sono forse discendenza e non origine degli scudi degli eroi.

Lo scudo del re di Micene ha l'onore di apparire nell'Iliade prima di quello di Achille. Siamo nel Canto Undecimo (vv.15-46), e il Sire degli Achei si appresta a scendere in battaglia dopo l'impresa notturna di Odisseo e Diomede che ha rianimato gli spiriti in verità un po' depressi dei Danai.
Agamennone si veste di "bronzo accecante": gambiere con copricaviglia d'argento; la corazza donatagli dal suo ospite Cinira di Cipro, fatta di dieci strisce di smalto nerastro, dodici d'oro e venti di stagno, con sul collo draghi di smalto, tre per lato; balteo d'argento con un serpente a tre teste fatto di smalto; elmo con due cimieri e quattro ali. Per armi la spada con borchie d'oro e due aste con punta di bronzo.
E poi c'era lo scudo.
Non si tratta di uno scudo così riccamente decorato come quello di Achille, non merita una lunga ekphrasis, ma è comunque uno scudo notevole: era 
amphibrotèn, poludaìdalon aspìda thòurin,
kalèn
cioè "uno scudo (aspis) che copre tutta la persona, lavorato con fine arte (o 'con svariato lavoro'), bellicoso, bello"; correvano in giro dieci cerchi di bronzo e venti borchie di stagno, e al centro una borchia di smalto nerastro. A corona dello scudo la "tremenda visione" della Gorgone che guardava torva, e attorno a lei i due figli di Ares: Deimos (il 'Terrore') e Phòbos (la 'Paura').
Guerrieri e scudi da un vaso corinzio

Si tratta di uno scudo deciamente funzionale alla guerra più che all'estetica. E' pur vero che, a quanto sembra, Cratete di Mallo aveva interpretato i cerchi di bronzo di questo scudo come una allegoria delle orbite celesti (kykloi), ma assieme ai dati tecnici (il bronzo, le borchie) ecco un'immagine forte, quella della Gorgone e di Deimos e Phobos, destinata a spaventare i nemici.

La Gorgone al centro dello scudo non stupisca: lingua sporgente, zanne di cinghiale, guance rigonfie, bulbi
La testa di Gorgone sull'Egida
oculari fissi verso l'osservatore, serpenti attorcigliati attorno al volto, una barba forse a imitazione di strisce di sangue... Il volto della Gorgone appariva su pendagli apotropaici e su scudi di guerrieri in vasi del V secolo.

Ma non è la sola apparizione nell'Iliade: le prime armi descritte con dovizia di particolari appaiono nel Libro V (vv. 729-742) e appartengono addirittura alla dea della guerra 'intelligente', ovvero Atena, protettrice sia di Achille che dell'Atride.
La testa di Medusa appare al centro dell'Egida di Atena, per terrorizzare i suoi nemici o addirittura pietrificarli.
Cosa fosse l'Egida non è pienamente chiaro: la radice (e l'interpretazione degli autori) sembra portare ad 'aix,
aigòs', la Capra. Ecco quindi che questo scudo della dea, fatto della pelle di capra del Gigante Pallante, si orna della testa della Medusa, offerta da Perseo, attorniata da Lotta (che compare anche nello scudo di Achille), Paura (come nello scudo di Agamennone), Forza e Inseguimento, come ci dice Omero (qui nella versione di Vincenzo Monti) nel Libro V dell'Iliade, vv. 729-742
Né Minerva s'indugia. Ella diffuso
il suo peplo immortal sul pavimento
delle sale paterne, effigïato
peplo, stupendo di sua man lavoro,
e vestita di Giove la corazza,
di tutto punto al lagrimoso ballo
armasi. Intorno agli omeri divini
pon la ricca di fiocchi Egida orrenda,
che il Terror d'ogn'intorno incoronava.
Ivi era la Contesa, ivi la Forza,
ivi l'atroce Inseguimento, e il diro
Gorgonio capo, orribile prodigio
dell'Egìoco signore. […]
Quindi per Omero la testa della Gorgone è posta sull'Egida, che qui chiaramente è una sorta di armatura, o comunque una sopravveste del torace.
Ma in altre versioni questa (maledetta) testa si trova sul suo scudo.

Dobbiamo rifarci al mito di Perseo e la Medusa, la più conosciuta tra le tre sorelle Gorgoni.
Ricordiamo che tutto partì da una delle tante 'promesse incaute' del mito (e della fiaba): Perseo, figlio di Zeus
Atena e il suo scudo
e Danae, non poteva fare un dono di nozze a re Polidette, quindi si offrì di procurargli qualunque cosa il re avesse chiesto. Forse Polidette sorrise a quelle parole: in fondo le dichiarate nozze con Ippodamia erano solo uno modoper attirare Perseo nella trappola che avrebbe dovuto eliminarlo e consentire al re di prendere Danae, il suo vero obiettivo. Sia come sia, il re costrinse Perseo ad andare alla ricerca della testa della Gorgone. Il mostro era uno dei più pericolosi: era in grado di trasformare in pietra qualunque creatura vivente avesse incrociato il suo sguardo.
Ma l'eroe non era solo: la sua sorellastra Atena, che aveva motivi di rancore verso la Medusa, gli diede indicazioni e oggetti in grado di aiutarlo nell'impresa. Tra i vari oggetti, l'eroe ricevette uno scudo da Atena. Non aspettiamoci descrizioni su cosa ci fosse raffigurato: contava solo che il suo bronzo era talmente lucido che poteva fungere da specchio. Così, quando l'eroe si avvicinò alla Gorgone dormiente ed essa di alzò per attaccare, lui vide solo il suo riflesso nello specchio: il potere pietrificante della Medusa era vano se non la si guardava direttamente, e Perseo la decapitò senza problemi.
La testa però mantenne il suo potere: con essa Perseo pietrificò il titano Atlante che lo aveva insultato, il mostro Ketos per salvare Andromeda, e poi la usò per sconfiggere Polidette. Infine Perseo la donò alla sua dea protettrice e, come detto, Atena la collocò al centro del suo scudo... o della sua Egida.

Uno specchio di bronzo da una necropoli calabrese

Alcune piccole note
QUI potete trovare alcuni punti della discussione su come Cratete di Mallo (ripreso da Eustazio) avesse interpretato lo scudo di Agamennone, e le sue relazioni con lo scudo di Achille. Secondo l'autore il riferimento cosmico si adatterebbe più a questo scudo (fatto con 'kykloi', stessa parola usata per le orbite celesti) che a quello di Achille (dove le cinque zone sono 'ptykes')

Deimos e Phobos sono i nomi dei satelliti del Pianeta Marte. Hanno una curiosità: sono stati scoperti prima della loro scoperta ufficiale! Jonathan Swift, nei Viaggi di Gulliver (Parte III, Capitolo 3, anno di Grazia 1726) dice che 
They [the Laputians] have likewise discovered two lesser Stars, or Satellites, which revolve about Mars; whereof the innermost is distant from the Center of the primary Planet exactly three of his Diameters, and the outermost five; the former revolves in the space of ten Hours, and the latter in Twenty-one and an Half; so that the Squares of their periodical Times, are very near in the same Proportion with the Cubes of their Distance from the Center of Mars; which evidently shows them to be governed by the same Law of Gravitation, that influences the other heavenly Bodies.
ovvero 
Loro [gli abitanti di Laputa] hanno anche scoperto due stelle minori, o satelliti, che girano intorno a Marte, dei quali il più vicino dista dal centro del pianeta principale esattamente tre volte il suo diametro e il più lontano cinque; il primo compie il suo giro in dieci ore, il secondo in ventuno e mezzo: così che i quadrati dei loro periodi di rivoluzione sono quasi nella stessa proporzione con i cubi delle loro distanze dal centro di Marte, cosa che mostra chiaramente come siano governati da quella stessa legge di gravitazione che agisce sugli altri corpi celesti.
La scoperta "scientifica" di Deimos e Phobos avvenne solo nel 1897 dall'astronomo Asaph Hall attraverso un telescopio, e i loro periodi orbitali (7 ore, 39 minuti e 30 ore, 18 minuti) sono abbastanza simili ai periodi descritti da Swift!
Ringrazio Martin Mystère nn.54 e 55 per l'informazione di partenza, letta in tempi non sospetti!

Da wikipedia  
Fobos percorre un'orbita prograda quasi circolare, inclinata di 1,082° rispetto al piano equatoriale di Marte. Il satellite completa un'orbita in 7 ore e 39 minuti, più rapidamente di quanto il pianeta ruoti su se stesso - in 24,6 ore. Prima della sua scoperta, non era noto alcun satellite con tale caratteristica e Fobos ha continuato a rappresentare un'eccezione fino a quando le sonde Voyager non hanno individuato altri casi analoghi nel sistema solare esterno.
Guerrieri greci (e loro scudi, tra cui uno con la testa di Medusa) dall'Olpe Chigi

Zeus è Egìoco, cioè anche lui è dotato di Egida. Si tratta di uno scudo realizzato da Efesto per il padre, usando la pelle di Amaltea, la capra che allattò il futuro Signore dell'Olimpo: lo scudo era indistruttivile, in grado di resistere alla folgore. Zeus lo usa non come scudo da combattimento, ma come arma: scuotendolo, scatena le tempeste.
Partendo dall'interpretazione di un brano di Esiodo, per altri l'Egida di Zeus è un cerchio di nubi che si addensa attorno al capo di Zeus quando c'è il tuono divino ("Zeus Cupotonante").

Dal corno di Amaltea si ricavò, secondo alcuni, la Cornucopia.

Secondo la versione della Biblioteca dello Pseudo-Apollodoro, per errore la giovane Atena uccise in una lotta simulata la sua compagna di giochi Pallade; addolorata, assunse il nome dell'amica (e da allora fu nota come Pallade Atena) e prese il suo scudo.
La scena sarebbe avvenuta nei pressi del Lago Tritonide, uno sciott dell'attuale Tunisia, un tempo più ampio.

Ricollegando questa vicenda all'Egida di Atena, occorre ricordare che per Erodoto le donne libiche si vestivano con grembiuli di pelli di capra, adornati da frange: un'interpretazione dell'Egida è infatti non tanto lo scudo della dea, quanto una corta corazza con le frange. La testa della Gorgone, secondo questa versione, quindi sarebbe sul petto di Atena, non sul suo scudo.

Lo scudo della statua di bronzo di Atena Promachos era stato realizzato su modello di Parrasio dall'artigiano Mys. Secondo la descrizione di Pausania (I, 28, 2) esso sarebbe stato decorato da una scena di centauromachia eseguita a sbalzo.
Atena e il suo scudo, da un vaso greco
Un'altra celebre statua di Atena con scudo è quella di Atena Parthenos, la dea come "vergine". Si trattava di una statua crisoelefantina (cioè realizzata con oro e avorio), scolpita da Fidia nel 438 a.C. Fu collocata nella parte anteriore del Partenone, il tempio posto all'entrata dell'Acropoli di Atene che proprio da essa prese il nome. Il braccio sinistro della dea reggeva una lancia e poggiava su uno scudo, ornato sul lato esterno dalle scene di una centauromachia e su quello interno da una gigantomachia. Tale scudo aveva un diametro di quattro metri, e nascondeva il serpente Erittonio, sacro ad Atena. La dea indossava il peplo, contraddistinto da pieghe profonde, chiuso con una decorazione che rappresentava Medusa, e l'egida, l'armatura che spesso è presente nelle sue raffigurazioni, ornata al centro dalla testa di una Gorgone.

Se volete saperne di più sulla Medusa, potete consultare il dettagliatissimo sito costruito dall'Università di Bergamo a QUESTO indirizzo.

Dal tronco decapitato di Medusa nacquero i figli che aveva concepito con Poseidone: il cavallo alato Pegaso (Poseidone era legato ai cavalli, e un colpo di zoccolo di Pegaso fu l'origine della fonte Ippocrene) e Crisaore, l'eroe dalla spada (o falcetto) d'oro, padre di Gerione e, secondo alcuni, di Echidna.
 
Secondo alcune versioni, la Medusa non era orrenda fin dall'inizio, ma anzi era una bellissima fanciulla con ancor più splendidi capelli. Poseidone si invaghì di lei, e la sedusse in un tempio di Atena. La dea, irata per il sacrilegio, trasformò i capelli in un groviglio di serpenti, i suoi denti divennero zanne e il suo sguardo capace di pietrificare.
Poi la dea pianificò la morte di Medusa come vendetta finale.
La canzone Medusa Cha cha cha di Vinicio Capossela ci ricorda che siamo in arretrato di troppe analisi sulle canzoni mitiche del nostro aedo...