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giovedì 21 agosto 2014

L’ALMANACCO DEL BUON PAGANO NEL MESE AUGUSTANO – A. D. XII KAL. SEPT. (21 agosto)



  
ANTE DIEM DUODECIMUM KALENDAS SEPTEMBRES

DIES NEFASTUS PRIORE (giorno nefasto solo fino a mezzogiorno, poi fasto).

OGGI IUPPITER SARA’…
Velatus

SI RICORDA IN QUESTO GIORNO
Festa in onore del dio Conso, Consus, protettore del raccolto, e anniversario del tempio sotterraneo dedicato al dio. Il tempio veniva portato alla luce solo in questo giorno. Durante questa festa avvenne il ratto delle Sabine.

I MORTI DEL GIORNO
408 d.C. – Stilicone viene ucciso per ordine dell’Imperatore Onorio. Non si può escludere che la rovina del patricius di origine vandala sia conseguenza dell’ira deorum, in quanto il generale, cristiano ariano, nel 406 d.C. ordinò la distruzione dei Libri Sibillini, le cui profezie erano state usate contro di lui: forse quei libri infallibili avevano annunciato la sua caduta, e lo stolto pensò di contrastare il destino distruggendoli. Questi Libri erano tuttavia delle copie ricostruite, in quanto i tre originali venduti dalla Sibilla a Tarquinio il Superbo andarono persi in un incendio dell’83 a.C., durante le guerre tra Silla e i partigiani di Mario.

1155 d.C. – muore Konoe Tenno, discendente di Amaterasu e imperatore del Giappone.

IL NUMEN DEL GIORNO: IOLAO
Figlio di Ificle, fratello mortale di Eracle, accompagnò spesso l’eroico zio nelle sue imprese (importante fu il suo intervento nella Fatica contro l’Idra di Lerna), facendogli da cocchiere e, secondo alcuni, da amante; a questo proposito si dice che fu eromenos anche di Ione e Asclepio, tanto da meritarsi l’appellativo di “ladro dei talami intonsi”.
Secondo Diodoro Siculo, Eracle inviò Iolao in Sardegna assieme ad alcuni dei Tespiadi, i figli che l’eroe aveva avuto dalle cinquanta figlie di re Tespio. Iolao guidò i cugini e gli altri colonizzatori, tanto che il popolo nel suo insieme prese il nome di Iolaei. Alla sua morte fu sepolto in Sardegna (secondo altri a Tebe).
Alcuni dicono che era ancora vivo quando avvenne l’apoteosi di Eracle, e sarebbe stato lui ad accendere la pira funebre dell’eroe. Secondo altri era assai vecchio, e quando Euristeo attaccò i figli di Eracle, egli ottenne per un giorno di tornare giovane e in forze: sconfisse il persecutore di Eracle e gli mozzò la testa, seppellendola a Tricorito, mentre il tronco fu inviato a Gargetto per i funerali.

Bres per la Marvel Comics
 IL DETTO
Senza cibo presto servito
Senza latte di mucca per allevare un vitello,
senza dimora atta all’uomo nella notte oscura,
senza mezzi per ospitare una compagnia di bardi:
questa sia la condizione di Bres.
Narrano i miti sulla colonizzazione dell’Irlanda che quando i Tuatha dè Danaan si insediarono, Nuadu sarebbe dovuto essere il loro re: ma poiché aveva perso una mano in combattimento, non poté ottenere quel ruolo. Fu re quindi Bres, giovane, bellissimo ma non in grado di guidare i suoi contro i Fomori che ancora opprimevano il paese. Inoltre lui stesso era avido, imponeva tasse e non era generoso e ospitale verso i bardi, ciò che è sempre stata considerato il peggior difetto di un principe.
Si narra che un giorno giunse alla sua corte il poeta Corpry, che fu alloggiato in una stanza piccola, buia, senza focolare né mobili; solo con molta lentezza gli furono offerte tre focacce secche e non gli fu data birra. Al che, il bardo si vendicò, componendo le strofe satiriche che abbiamo riportato sopra. In Irlanda si riteneva che le canzoni dei bardi avessero potere: il popolo iniziò a ripeterla ridendo, e alla fine Bres fu costretto a rinunciare alla sovranità. Il medico Dianchet costruì una mano d’argento per Nuadu, e questi recuperò il regno.
Ma Bres, irritato, scoprì che era figlio di uno dei Fomori: andò dal popolo di suo padre e la guerra tra questo e i Tuatha ricominciò.

COLTIVARE CON GLI ANTICHI
Spesso sento personaggi importanti della nostra società incolpare ora la sterilità dei campi, ora l'avversità del clima dannosa ai raccolti già da molto tempo, alcuni anche mitigare le suddette lamentele quasi con un ragionamento preciso, nel senso che ritengono che il suolo, stanco e reso sterile per l'eccessiva produttività del tempo passato, non possa offrire gli alimenti ai mortali con la precedente generosità. Questi motivi, Publio Silvino, io ho la certezza che sono lontano dalla verità, poiché né è giusto pensare che la natura, che quel primo genitore dell'universo fornì di perpetua fecondità, sia stata colpita da sterilità come da una specie di malattia; né è da persona assennata credere che la terra, la quale, avendo avuto in sorte divina ed eterna giovinezza, è stata definita comune genitrice di tutti, sia invecchiata come una persona umana. Né, oltre a queste considerazioni, ritengo che queste situazioni ci capitino per intemperanza del clima, ma piuttosto per difetto nostro, (di noi) che abbiamo affidato l'agricoltura, come ad un carnefice, a tutti i peggiori tra gli schiavi destinandola ad una cattiva gestione, (agricoltura) che tutti i migliori dei nostri antenati anche trattarono nel modo migliore.
(Columella, De Agri Cultura, I)

TRE RIGHE, UN LIBRO
D. Spada, Gnomi, fate, folletti e altri esseri fatati in Italia, SugarCo 1989
Dalle Abitatrici dei Campi alle Zuerghie, in settecento voci un completo elenco, regione per regione delle creature del Piccolo Popolo del Bel Paese. Scoprite cosa fare se un Mamucca vi nasconde una pentola, o in quale modo la Biscia Lattona riesce a nutrirsi! E attenti a Su Puzzinosu! 

IL REGALO DEL GIORNO
Da Marziale
Trochus (La trottola sonora)

Mettici dentro la ruota; ecco un utile dono:
trottola per i bambini e per me musica.

(Marziale, Apophoreta, CLXVIII)


LA RICETTA DEL GIORNO (a cura di Gavio Apicio)
Patina ex lagitis et cerebellis (Piatto di sgombri e cervella)
Friggi delle uova sode, scotta e snerva delle cervella, cuoci dei ventrigli di pollo. Trita tutto eccetto il pesce e gettali in una padella, mettendo nel mezzo del salame cotto. Trita del pesce, del ligustico, cospargi di passito per render dolce. Versa della peperata nella padella; fai bollire. Quando bollirà, mescola con un ramo di ruta e lega con amido.
(De Re Coquinaria, IV, II)

IL CONSIGLIO DEL GIORNO
Chi ha provato una volta quanto meglio \ sia del nuovo l’antico, torni indietro \ e riprenda il cammino abbandonato. Non sia il passo più lungo della gamba.
(Orazio, Epistole, I, VII)



NB: immagini, video e traduzioni non mi appartengono e sono qui solo a corredo di un divertissement. Questo blog non ha fini di lucro.

venerdì 15 agosto 2014

L’ALMANACCO DEL BUON PAGANO NEL MESE AUGUSTANO – A. D. XVIII KAL. SEPT. (15 agosto)






ANTE DIEM DUODEVICESIMUM KALENDAS SEPTEMBRES

DIES COMITIALIS (in questo giorno si possono tenere i Comizi).

OGGI IUPPITER SARA’…
Velatus priore, serenus posteriore

SI RICORDA IN QUESTO GIORNO
Feriae Augusti. Istituite dal Divo Augusto nell’8 a.C., si collegano ai Vinalia Rustica e ai Consualia per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l'impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Nell'occasione, i lavoratori porgevano auguri ai padroni, ottenendo in cambio una mancia.

383 d.C. - Morte dell'imperatore Graziano in Gallia (secondo alcuni avvenne il 25 agosto). Magno Massimo (il Macsen Wledig della leggenda bretone, antenato di Artù) diviene unico imperatore in Gallia, Britannia e Hispania, benché trovi un accordo con Valentiniano II (fratello di Graziano e imperatore in Italia ed Africa) e soprattutto Teodosio I (imperatore in Oriente).


778 d.C. – Battaglia di Roncisvalle: mentre Carlo Magno si ritira dalla Spagna, la retroguardia dell’esercito è attaccata e distrutta dai Baschi. Nello scontro muoiono anche i dignitari del re Anselmo, Eggiardo e Rolando, dux della Marca di Bretagna. Il ricordo dello scontro si trasfigurerà nel tempo in modo epico, dando lo spunto alla Chanson de Roland e a diversi poemi del Ciclo Carolingio.

I MORTI DEL GIORNO
952 d.C. – Muore Suzaku Tenno, discendente di Ammaterasu e imperatore del Giappone.

IL NUMEN DEL GIORNO: L’APOTEOSI DI ERACLE
Si narra che Eracle, figlio di Zeus ed Alcmena, avesse compiuto la sua ultima impresa vendicandosi di Eurito, re di Ecalia, e catturando come bottino sua figlia Iole. Dopo aver innalzato altari di marmo e consacrato un bosco al padre Zeus, decise di fare un grande sacrificio; mandò quindi il suo servo Lica a Trachis per chiedere a Deianira, moglie dell’eroe, la camicia che egli indossava in simili occasioni.  
Eracle sembrava deciso a far vivere Iole come sua amante sotto lo stesso tetto della moglie. Così Deianira, che stava invecchiando, ricordò un vecchio episodio: appena sposata ad Eracle, dovevano attraversare un fiume; il Centauro Nesso si era offerto di trasportare la donna sulla groppa, ma in mezzo al fiume aveva cercato di portarle violenza; Eracle aveva scagliato le sue frecce intrise del veleno dell’idra e aveva colpito l’aggressore, ma questi, prima di spirare, aveva detto a Deianira di raccogliere il sangue che sgorgava dalle sue ferite, poiché con esso si poteva fare un filtro d’amore che avrebbe legato a lei per sempre il marito. Così Deianira, che aveva preparato una camicia nuova, la strofinò con il sangue del centauro, e la spedì a Eracle.
L’eroe stava facendo i sacrifici, ma il calore della pira attivò il veleno: Eracle si sentiva bruciare la pelle; cercò di levarsi la camicia, ma essa aderiva al suo corpo, e assieme alla stoffa si strappò anche brandelli di carne; cercò di buttarsi in un fiume, ma il veleno divenne sempre più potente, e le sorgenti divennero calde, dando il nome a quel luogo: le Termopili.
L’eroe nel suo dolore urlava, sradicava gli alberi, distruggeva i massi, ma nulla riusciva a placarlo: scoprì che Deianira era stata ingannata, e che si era suicidata, e allora si fece realizzare una pira funebre sul Monte Eta. Salì sopra la legna, ma nessuno osò dare fuoco. Solo un pastore che passava da quelle parti obbedì all’ordine, e in premio Eracle gli donò il suo arco e le frecce restanti: quel pastore era Filottete, e divenne famoso nella Guerra di Troia.
Le fiamme bruciarono il corpo di Eracle, e le folgori caddero dal cielo sulla pira: la parte mortale del corpo dell’eroe fu distrutta, e rimase solo quella divina, figlia di Zeus. Avvolto in una nube divina, circondato da un rombo di tuoni, Eracle ascese all’Olimpo: lì Era lo perdonò, lo adottò come figlio, e l’eroe ebbe in sposa Ebe, la dea della giovinezza. Da questa unione nacquero Alessiare ed Aniceto. Il figlio di Zeus divenne il portiere del cielo.  

IL DETTO
Figlio del Cielo sul Trono del Drago
L’epiteto classico degli imperatori cinesi. Il titolo di “Figlio del Cielo” nasce sotto a dinastia Zhou (1121-222 a.C. in varie dinastie): l’imperatore è l’intermediario tra Cielo, terra e uomini; si proibiscono i sacrifici umani e scompare l’uso delle ossa oracolari tipico della precedente dinastia Shang. Il Drago è in Oriente il simbolo maschile per eccellenza: in Cina è considerato un essere benigno e di grande saggezza: si dice che alla sua morte l’imperatore volasse in cielo in forma di drago fino a un grande palazzo al di sopra delle nuvole, invisibile ai mortali.

COLTIVARE CON GLI ANTICHI
Chi ara l’oliveto domanda il frutto; chi lo concima lo invoca; ma chi lo pota lo costringe a produrlo.
(Columella, De re rustica, V)


TRE RIGHE, UN LIBRO
A. Collins, Gli ultimi dei, Sperling & Kupfer, 1997
Tra le reinterpretazioni del mito del Diluvio e dei Figli di Dio, ecco quella che vede protagonista una razza superiore dalle conoscenze avanzate, che si sarebbero spostati dall’Egitto di 9.000 anni fa alle montagne del Kurdistan. Divertente.

IL REGALO DEL GIORNO
Concha (La conchiglia)
Diventi liscio il papiro, sfregato
Da una conchiglia marina, la penna
Scorrerà più veloce.
(Marziale, Apophoreta, CCIX)

LA RICETTA DEL GIORNO (a cura di Gavio Apicio)
Dulcia piperata (Dolci al pepe)
Triterai pepe, pinoli, miele, ruta e vino passito, cuocerai con latte e sfoglia di farina. Cuoci l’intingolo con poche uova. Servirai dopo averlo cosparso di miele e pepe.
(De Re Coquinaria, VII, XIII)

IL CONSIGLIO DEL GIORNO
Più si rifiuta, e più gli dei concedono.
(Orazio, Odi, III, 16, 21)


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