FUOCO, DEMONI E PLURIMADRI
Una particolarità dei miti indù dell’epoca Vedica è la
caratteristica, insolita per noi, per la quale anche i demoni Daitya (figli di
Diti e del saggio Kashyapa [1]) potevano attraverso le penitenze e rinunce prendere
forza da Brahma, il Creatore. In questo modo quindi diventare perfino più
potenti dei Deva, gli dei che potremmo sommariamente vedere come corrispondenti
agli Olimpi greci.
Più volte i Deva si trovarono quindi in condizioni di “inferiorità”
nel potere e furono costretti a cedere parte della loro forza a uno di loro o a
generare un figlio in grado di sconfiggere questi avversari.
Uno di questi episodi riguarda Skanda, il dio della guerra
dell’epoca vedica e poi puranica: si dice che gli dei Indù fossero preoccupati
per il potere che stava assumendo il demone Taraka, uno dei Daitya. Così,
prevedendo la minaccia, inviarono Agni, il dio del fuoco, presso Rudra il Rosso
(il dio vedico che poi sarebbe confluito nella complessa figura di Shiva).
Il bellicoso dio era però appartato e intento nelle pratiche
amorose con la consorte Parvati: disturbato, eiaculò sul dio del fuoco. Ma il
suo seme era talmente potente che Agni non potè tollerarlo e lo versò nel
Gange: così prese vita Skanda, etimologicamente lo “zampillante”, concepito
solo dal padre. Egli fu affidato alle sei divinità delle Pleiadi, chiamate le
Krittika: così il giovane fu anche noto col nome [2] di Kartikeya, il figlio
delle Krittika.
In onore delle sue sei protettrici, egli ebbe sei teste (da
cui il soprannome Dvadasaksha, “il
dio dai dodici occhi”) e sei o dodici braccia (da cui il soprannome Dvadasakara, “il dio dalle dodici mani”).
Con la sua forza, che si dice fosse pari a quella di Indra,
si armò di lancia, prese le corone degli dei maggiori e a cavallo del pavone Paravani
sconfisse il demone.
Perché è così interessante questo dio?
Innanzitutto il suo legame tra il fuoco e la sua nascita ci porta
alla mente altri miti di popoli indoeuropei lontani dall’India.
In particolare la sua nascita dal seme del dio che ricade
nel fuoco può trovare alcuni agganci con il prodigioso cocepimento di
Erittonio, re di Atene. Si dice che Atena si recò da Efesto, il dio fabbro dell’Olimpo
(ma anche legato al fuoco, come si racconta nell’Iliade quando inviò delle
fiamme a salvare Achille dalla furia delle acque dello Scamandro): ma questi,
preso dal desiderio sessuale, la aggredì. La dea resistette e rimase vergine, e
il seme di Efesto le cadde sulla gamba. Indignata, la dea si pulì con un
batuffolo di lana, che poi gettò a terra; ma il seme del dio era talmente vigoroso,
che quanto era rimasto sul batuffolo ingravidò Gea, la Madre Terra, che generò
Erittonio, dalle gambe di serpente.
Un’altra nascita mitica legata al fuoco è una variante,
raccontata da Dionigi di Alicarnasso, sulla nascita di Servio Tullio, futuro re
di Roma: si dice che Ocrisia di Corniculum
era stata presa come schiava di guerra e servisse presso il focolare della casa
di Tarquinio Prisco, re etrusco dell’Urbe. Ma il dio del fuoco un giorno decise
di concepire un eroe: dal fuoco balzò fuori un fallo! Al membro divino fu
offerta la giovane Ocrisia, che ne fu ingravidata e nove mesi dopo nacque
Servio, che fu allevato dalla famiglia reale, memore del prodigio.
Una nascita da madri multiple simile a quella di Skanda, e
allo stesso modo legata al fuoco, la ritroviamo invece al nord: tra i vichinghi
si narrava, infatti, che Heimdallr il Bianco, il guardiano del ponte d’arcobaleno
Bifrost, fosse stato concepito dalle nove figlie di Aegir, le onde del mare.
Sebbene lo si ricordi come il Guardiano di Asgard, Heimdallr è probabilmente un
dio del fuoco, benché sia nato dalle acque: anche Agni si dice che sia nato dal
mare e ha, come il dio norreno, come simbolo l’Ariete, un segno zodiacale di
Fuoco.
E la sua stessa fine nel Ragnarokkr lo caratterizza in
questo modo: Heimdallr il Bianco affronterà Loki, il fuoco nella sua versione
distruttrice e dannosa [3], e le due fiamme si consumeranno reciprocamente.
[1] a volte i Daitya sono confusi con gli Asura, altri
nemici degli dei; volendo fare un paragone con il pantheon greco, sono simili
nel loro ruolo ai Giganti.
[2] come tante divinità indù, anche Skanda\Kartikeya ha
tanti nomi: egli è Kumara (“il forte
ragazzo”), Mahasena (“il gran
condottiero (degli dei)”), Sarabhu (“il
nato dalla macchia”), Rijukaya (“dalla
fortissima corporatura”), Gangaputra
(“figlio del Gange”) e così via.
[3] Il supplizio di Loki, legato fino al Ragnarokkr a una
roccia per aver osato sfidare gli dei, è collegato a quello di un altro
portatore di fuoco: Prometeo. Per il veleno dei serpenti che gli cola sul viso,
Loki si scuote e questo movimento provoca i terremoti: allo stesso modo il
gigante Encelado è stato imprigionato sotto l’Etna, e quando si scuote la terra
trema.
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