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venerdì 27 agosto 2010

MIGRANTI - Argo e le Danaidi 2


Un pretendente al trono che torna da lontano. Per di più con 50 figlie a carico. E con una fretta maledetta di stanziarsi in città per resistere al bellicoso arrivo di 50 nipoti, figli del fratello. Ecco in sintesi la storia di Danao e delle sue figlie fino ad ora.
La storia di un "immigrato di ritorno" (anche se, forse, le sue ascendenze erano quanto meno dubbie) che, da buon eroe culturale, porta innnovazioni e nuovi culti in Grecia, ma ha il problema di far sposare le figlie con la popolazione locale.
Da lui avrà origine la nobiltà greca che così si trovò ad essere discendente di, appunto, un emigrato, delle autrici di una strage di massa e di un gruppo di corridori.
Ma vediamo come andò.

Abbiamo detto che, grazie al presagio del lupo che attacca una mandria argiva, Danao diventa re di Argo. In ringraziamento, l'egizio fonda un santuario di Apollo Licio (Apollo del Lupo), e poi aspetta. Perché il nuovo re è sicuro che i figli del fratello Egitto lo stiano inseguendo, ed è sicuro che, da buoni generi, una volta sposate le figlie, uccideranno il suocero e gli prenderanno il trono.
Ma Argo non da molte garanzie in caso di guerra: infatti è priva di acqua, e tutti possono immaginare quanto questo sia importante in una città assediata nella calda estate greca. Si dice che la piana fosse stata maledetta da Poseidone, che ritirò tutte le acque dall'Argolide perché la città preferì dichiarare suo nume protettore Era piuttosto che lo "Scuotitore di terra".
Così Danao manda in giro le sue figlie (straniere) a cercare ciò che i locali non hanno trovato: una sorgente.
Mentre vagava da sola, Amimone, una delle Danaidi, fu aggredita da un satiro che le voleva usare violenza: ma alle grida della ragazza apparve Poseidone stesso, che respinse il satiro scagliandogli contro il suo tridente. Il tridente mancò il colpo e si conficcò nella roccia, ma il satiro fuggì.
A questo punto Poseidone violentò (o sedusse, la confusione su quanto accade tra giovani anciulle umane e gli dei è d'obbligo!) Amimone, e poi le concesse di estrarre il tridente: dalla roccia sgorgò la Fonte di Amimone, che diede origine al fiume (e alla palude) di Lerna.

E il giorno tanto temuto giunse: da una nave sbarcarono 50 giovani, i figli di Egitto. Volevano ciò che avevano chiesto tempo prima: sposare una Danaide per ciascuno. In questo mito (ma anche in tanti altri) l'ereditarietà del trono sembra proprio andare per linea femminile...
Forse Egitto non si sente sicuro del suo diritto al trono, e quindi vuole l'unione tra i suoi figli e le figlie del fratello per togliere ogni dubbio. Qualche malizioso autore suppose che l'intenzione dei 50 baldi giovani fosse quella di uccidere le donne (e lo zio\suocero) dopo la prima notte di nozze.
Danao sospetta che, a prescindere dal destino delle figlie, lui comunque sarà presto eliminato. Quindi rifiuta, e i suoi bellicosi nipoti asssediano Argo.
Benchè le Danaidi si ingegnino ancora una volta, scavando pozzi (di cui almeno quatto sacri), alla fine la città deve arrendersi per sete, e Danao cede alle richieste dei figli di Egitto.

Così vengono celebrati i 50 matrimoni, con criteri di scelta degli sposi alquanto singolari: a volte una Danaide era destinata a un figlio di Egitto perché le rispettive madri avevano lo stesso rango, altre volte perché il nome di un'altra era simile a quello del futuro sposo: nei casi più "disperati" si dovette ricorrere alla sorte, con estrazione dei nomi da un elmo.
Durante la festa nuziale, però, il diffidente \ previdente padre consegnò a ciascuna figlia uno spillone da capelli: il singolare dono di nozze doveva servire a colpire a morte lo sposo non appena si fosse addormentato in seguito alle fatiche della prima notte.
Così 49 Danaidi nella notte obbedirono al padre e a mezzanotte uccisero i mariti. Solo Ipermestra risparmiò il marito Linceo: questi aveva rispettato la sua verginità, e la sposa, riconoscente, chiese consiglio alla dea (vergine e cacciatrice) Artemide. Su suggerimento divino, Linceo fuggì a sessanta stadi dalla città, in un luogo chiamato... Lincea (è dubbio se il nome ci fosse prima o dopo la sua fuga), dove, in mancanza di cellulare, accese una fiaccola per segnalare alla sposa che era arrivato sano e salvo.

Danao mise sotto processo Ipermestra per disubbidienza, ma il tribunale la assolse, sostenendo che la fedeltà coniugale prevaleva sull'obbedienza agli ordini del padre. Così Linceo potè rientrare ad Argo, ed essere riconosciuto erede al trono. Atena ed Ermes, con l'approvazione di padre Zeus, purificarono le fanciulle dal delitto, con l'acqua della Palude di Lerna.
Le teste dei figli di Egitto uccisi furono sepolte a Lerna, e i corpi ad Argo. Quando Egtto, tempo dopo, giunse in Grecia, alla notizia della fine di figli si rifugiò ad Aroe, dove morì.

Danao ora, da buon padre, aveva però il problema di "sistemare" le figlie. Bandì così una gara di corsa tra i pretendenti: chi fosse arrivato primo avrebbe il diritto di prima scelta tra le fanciulle, il secondo il diritto di seconda scelta e così via fino al quarantanovesimo classificato. Solo che i contendenti furono ben meno di 49! E a buona ragione: il premio erano le nozze con donne nobili sì, ma che erano
a) straniere
b) omicide
c) magari anche pazze e disposte a ripetere l'exploit dello spillone con i nuovi mariti...
Così solo pochi presero il rischio. Ma la prima notte delle (seconde) nozze andò bene, ovvero senza nessun nuovo morto. Così il padre replicò la corsa e stavolta il successo fu garantito: tutte le Danaidi trovarono marito.
I discendenti di queste nozze furono chiamati Danai, nome che si estese a tutti i nobili dell'Ellade dell'età eroica, che in vari modi si imparentarono con loro.
Così i Greci si poterono dire a buon titolo discendenti di un immigrato, di corridori e di un gruppo di omicide!

Lieto fine, dunque?
Beh, proprio no. Anche se le sue intenzioni non fossero state queste fin dall'inizio, ben presto Linceo uccise il suocero. Pare avrebbe voluto fare lo stesso con le cognate ma gli Argivi (dobbiamo immaginare d'accordo con i nuovi mariti delle Danaidi) glielo impedirono.
Quanto alle Danaidi, una volta defunte ebbero sorti diverse: Ipermestra fu premiata per la sua fedeltà al marito, le altre furono condannate e dai Giudici dei Morti (altri discendenti di immigrati...) a raccogliere in eterno da un fiume infernale dell'acqua... con degli orci bucherellati come setacci.
La loro punizione era, dunque, eterna.

Alcune piccole note...
Secondo altri mitografi non fu solo Ipermestra (o Ipermnestra) a risparmiare lo sposo, ma anche la sorella Amimone. In effetti, secondo alcune fonti, la condanna delle Danaidi colpisce solo 48 sorelle (Ipermestra e Amimone non sono condannate dai Giudici dei Morti).
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che Amimone ebbe un figlio da Poseidone, e ciò potrebbe essere bastato per avere l'esenzione dalla pena.
Ma si sopetta che "Amimone", ovvero "senza colpa" sia solo un soprannome, e che quindi la Danaide che risparmiò il marito alla fin fine sia stata proprio e solo Amimone\Ipermestra...

Gli Argivi celebravano diversi riti legati a questa vicenda: a Lincea celebravano una festa annuale con l'accensione di vari falò per ricordare la fuga di Linceo; celebravano altresì la cosiddetta Gara Imenea (Imeneo, figlio di Apollo e di una Musa, o di Dionso e Afrodite presideva alle nozze) per commemorare le due gare che portarono alle nuove nozze delle Danaidi.

Si narra che le Danaidi importarono i Misteri di Demetra dall'Egitto, le Tesmoforie: esse furono celebrate ad Argo fino al ritorno dei Dori. Dopo allora questi Misteri sopravvissero in Acadia.

Poseidone era stato sconfitto nella competizione per il "patrocinio" di Argo: lui e la sorella Era si contendevano questa terra, ma il fiume Inaco (l'antenato di Danao secondo la versione "greca" delle origini), e in suoi fratelli fiumi Cefiso e Asterione preferirono la dea. Il dio delle acque e dei terremoti non la prese bene, come abbiamo detto.

La vicenda del patrocinio di Argo non fu il solo caso da cui Poseidone uscì sconfitto: l'Attica gli preferì Atena; Nasso andò a Dioniso; Egina a Zeus; l'acropoli di Corinto toccò ad Elio. Poseidone ottenne solo l'Istmo di Corinto e metà di Trezene (l'altra metà toccò ad Atena... e il mito di Teseo riprende questo doppio protettorato).
A quanto pare l'unica terra che ottenne senza problemi fu Atlantide... che infatti si riprese con terremoti e inondazioni a casua dell'empietà dei suoi abitanti. Sempre che Platone non abbia inventato tutto!

Da Amimone e Poseidone nacque Nauplio il vecchio, che fu un grande navigatore: fu infatti il primo ad orientarsi sulla Grande Orsa e fondò il porto di Nauplia. Egli fu il nonno del Nauplio (II) che fu padre di Palamede e portatore di tante sventure (specie marittime) agli eroi di ritorno da Troia.

Secondo alcuni la vicenda di Amimone precede la presa di potere su Argo.

E' indubbio che tutta la storia delle Danaidi si lega al concetto dell'acqua che manca: arrivano dal mare; cercano una fonte e sono la causa del fiume e della Palude di Lerna (di cui la mostruosa Idra fu l'emblema); una di loro ha rapporti con Posedione, dio delle acque, e ne nasce un figlio navigatore e fondatore del porto di Argo; scavano pozzi; per l'eternità sono constrette a cercare di trasportare dell'acqua...

La storia di Danao ed Egitto si inserisce in una sequela di lotta tra fratelli o parenti che proseguirà e sarà tipica della famiglia: saranno rivali i nipoti di Linceo (Acrisio e Preto) e lo saranno Eracle ed Euristeo (cugini).

La gara per ottenere una donna nobile (spesso la figlia del re) in matrimonio si ritrova in vari miti: in quello di Enomao e Pelope, di Eurito ed Eracle, nella gara per la mano di Atalanta. Nella storia di Ulisse e Icario abbiamo una variante (la "fuitina" degli sposi), e se vogliamo in questo campo rientra anche la sfida proposta da Penelope ai Proci, con la gara dell'arco.
Leggermente diverso è il caso di Pelia ed Admeto, dove lo sposo dovette aggiogare al carro delle fiere per ottenere le nozze.
E' da ricordare come, nel caso di Enomao e di Eurito, queste gare sfociarono con la morte del vecchio re.
Il mito di Danao è una variante: Linceo non partecipa alla gara ma uccide comunque il suocero.

L'uccisione del vecchio re da pare del nuovo re\paredro della donna che garantiva la regalità ha quindi due varianti: da un lato l'uccisione è fatta dal genero, dall'altra è il figlio o il nipote. Quando l'uccisione nasce da una rivalità sucoero\genero, la premeditazione è spesso dichiarata (vedi il mito di Pelope); quando risale alla parentela diretta, il mitografo "addolcisce" la vicenda e inserisce un elemento di fatalità per cui l'uccisore non riconosce l'ucciso.
Anzi, spesso, il futuro omicida sta cercando la futura vittima per riconciliarsi con lui. Così accade nel mito di Perseo e Acrisio (nipote e nonno), in quello di Telegono e Ulisse (figlio e padre), di Altemene e Catreo (figlio e padre)... Edipo uccide il padre Laio non sapendo chi ha di fronte.

Un'ennesima variante è quella del mito di Egeo e Teseo: il figlio è la causa indiretta della morte del padre (suicida).

Il numero di figlie di Danao (e di figli di Egitto) è convenzionale: 50 sono i Tespiadi figli di Eracle, 50 l'insieme di figli e figlie di Priamo, 50 sono le Nereidi (che però talvolta arrivano fino a 100, ovvero 50+50).
Secondo Graves (I miti Greci, 60.3) 50 era il numero delle sacerdotesse della Luna, riunite in collegio e incaricate di far piovere nel paese con riti magici.

L'idea che i figli di Egitto intendessero sposare le figlie di Danao e poi uccidere il suocero rientra nella logica che vede il re\sposo della dea, ormai vecchio, venisse sostituito e ucciso dal nuovo re\nuovo sposo della sacerdotessa rappresentante la dea, in modo da avere sempre un sovrano "vigoroso" e fertile che garantisse in questo modo la fertilità del suolo.
Il fatto che Danao anticipasse i generi, lo mette nella stirpe di Caino: secondo alcuni Caino non era più malvagio di Abele, ma solo più veloce, e uccise il fratello prima che questi potesse fare lo stesso con lui!

Come abbiamo accennato, la radice dei "migranti" Danao\Danaidi si può collegare a quella della celtica Dea Danu, da cui discesero i Tuatha dè Dannan, le popolazioni divine che invasero l'Irlanda nell'età mitica. Altri immigrati...

mercoledì 19 agosto 2009

GO(D)Ssip - E tu dove vai in vacanza?

Agosto, moglie mia non ti conosco... vale anche per gli dei?

Infatti non dobbiamo pensare che un compito stressante come quello di gestire poteri incommensurabili sia un lavoro a tempo pieno.
Forse che Superman, il più grande mito dei nostri giorni, non si ritira ogni tanto nella sua Fortezza della Solitudine per rilassarsi un po?

Allo stesso modo anche gli antichi dei qualche volta si prendono una pausa e vanno nei loro posti preferiti, a rilassarsi e a godersi ciò che la vita immortale permette.

In uno dei post precedenti abbiamo già accenato alla strana coppia del Nord, il marino Njordhr e la montanara Skadhi, separati dalle rispettive passioni per il mare e la montagna; anche se in questo caso, più che di vacanza, si può parlare di vita quotidiana.
Così il Vanir Njordhr si rilassa ad ascoltare il suono dei gabbiani e delle buccine sulle rive del porto di Nòatùn, dove le acque modellano i suoi piedi bellissimi, mentre la gigantessa Skadhi si ritira al fresco delle nevi eterne di Thrymheim, dove si allena allo sci (di fondo) e alla caccia con il suo infallibile arco.

Più a sud, gli dei greci, da buoni mediterranei, avevano un concetto di vacanza più simile al nostro: ogni tanto bisogna staccare dal proprio gravoso compito e darsi al godimento di piaceri.
Quale cosa migliore del ritirarsi in posti a noi cari dove nessuno ci disturba?

Così Febo Apollo ogni diciannove anni si reca presso gli Iperborei, nel paese "al di là del Vento del Nord" (George MacDonald imitante), dove il clima è temperato e la terra dà due raccolti l'anno.
Lì ci giunse per la prima volta giovanetto, sul suo carro trainato dai cigni, e ogni volta che ci torna, nel periodo tra l'equinozio e l'alzarsi delle Pleiadi, canta inni accompagnandosi con la lira.
Pare che l'origine della passione di Apollo per la terra degli Iperborei, riveli quanto sia mediterraneo e mammone il nostro dio! Infatti Febo scelse questo luogo... perchè era la terra dove era nata mammà Leto.
Insomma: il classico emigrante di seconda generazione che torna a fare le vacanze al paesello di famigghia.


Afrodite Citerea, nata dalla spuma del mare, predilige Cipro, la terra dove è particolarmente venerata. Lì si rifugia ogni volta che succede qualcosa di spiacevole: ad esempio dopo che il geloso marito deforme Efesto la catturò in una rete assieme al suo amante Ares, e la espose al ludibrio degli dei.

Le vacanze possono essere anche occasioni di trastullo gastronomico: Poseidone si reca ogni tanto presso gli Etiopi, che pare facciano dei sacrifici particolarmente succulenti. Quando è impegnato in queste degustazioni probabilmente non vuole essere disturbato per nessuna ragione.
Omero racconta che, in una di queste vacanze, Odisseo si mise in viaggio per tornare in patria. E sì che era in un periodo in cui i suoi rapporti col dio del mare erano per lo meno tesi... però Poseidone era impegnato, l'abbiamo detto, e così il re di Itaca potè sfuggire allo sguardo della divinità irata e giungere dall'isola di Ogigia quasi fino alla terra dei Feaci. Ma Poseidone, di ritorno dalla mangiata, si accorse di questa navigazione e gli scatenò conto una tempesta che fece naufragare l'eroe.
Forse quella volta aveva digerito male.

Anche gli dei possono approfittare delle vacanze per qualche restyling estetico.
Solo che, essendo divinità, non ricorrrono alla banale chirurgia estetica: Era, la regina dell'Olimpo, si immerge regolarmente alla fonte di Canato, presso Argo, e così, ogni volta che fa queste abluzioni, recupera la sua verginità.
Rapido, veloce, perfetto: altro che celebrity bisturi!