domenica 18 aprile 2010
MITOLOGIA INDIANA - Avatar non su Pandora! 6
Dopo una pausa (troppo lunga? Troppo breve? A voi la scelta...) riprendiamo la nostra narrazione dei Dieci Grandi Avatara di Vishnu (i Dasavatara). Stavolta il Conservatore si manifesa finalmente con una forma umana, anche se di un umano particolare... Quella di Vamana, un nano\gigante che forse solo la mente di David Lynch può riprendere con "onirica" pienezza.
Se vogliamo, questo è l'ultimo degli Avatara antichi, cosmici, insieme a Matsya, Kurma e Varaha: e infatti è ambientato non nella nostra era, ma nella Treta Yuga, la Seconda Era.
Si narra che il re Bali fosse un Daitya, un demone che grazie a infinite penitenze (tapas), mortificazioni e sacrifici (Yajna) aveva ottenuto il potere sui Tre Mondi. Pare fosse un re giusto e buono, nonostante la sua origine.
Gli dei temevano il suo potere, e implorarono Vishnu di intervenire a restaurare l'ordine che vedeva il loro potere prevalere su quello dei Demoni.
Durante una grande festa religiosa, era costume che i Brahmani-Sanyasi ("Brahmani girovaghi") fossero ricevuti dal re Bali e caricati di doni. Al Re apparve un Brahmano nano, coperto da poche vesti e da un ombrellino, figlio di Kasyapa e Aditi.
Vamana, questo era il suo nome, chiede al re un poco di terra, tanta quanta ne avrebbe potuto coprire con tre passi. Alla richiesta, Bali rise: egli era enormemente ricco e dominava tutta la Terra.
I Brahmani di corte, Asuraguru e Sukracharya, intuirono il pericolo e consigliarono al re di rifiutare, poichè temevano che dietro Vamana si nascondesse Vishnu; ma Bali, favorevole al tradizionale dovere della carità, concesse il dono, rafforzandolo col giuramento.
A questo punto, Sukracharya, il maestro spirituale di Bali, maledisse l'incauto allievo.
Allora Vamana miracolosamente crebbe di dimensione fino a sembrare infinito, divenendo il gigante Vishnu Trivikarma: costui con un passo coprì tutto il mondo umano, poi con il secondo coprì tutto il cielo.
Il territorio di Re Bali era ormai esaurito, e Vishnu chiese al (supponiamo esterrefatto) re, dove avrebbe dovuto porre il suo terzo passo; per mantenere la sua promessa, questi gli offrì tutto ciò che gli era rimasto, e cioè la sua testa: perciò Vamana pose il suo piede sulla testa di Re Bali, spingendolo dolcemente negli Inferi.
Alcune piccole note
Alcune versioni narrano che il magnanimo Vishnu, in graziea della fede e della generosità di Bali, rinunciò generosamente al suo terzo passo: così a Bali rimase la terza parte del suo dominio, cioè le regioni dell'inferno (Pataloka).
"Treta Yuga" signfica letteralmente "il terzo Yuga", ovvero il terzo dei grandi periodi in cui è diviso ciascun ciclo dell'Universo. Perchè allora abbiamo detto che la vicenda di Vamana si svolge nella seconda era? Ma perchè il computo si fa al contrario!
La prima era in ordine di tempo è la "quarta era" (sic!) o Krita Yuga (ma anche "Satya Yuga, o "Yuga della verità"); la seconda in ordine di tempo è la "terza" (Treta Yuga); la terza è chiamata "la seconda" (Dvapara Yuga); e infine la quarta è la nostra, la Kali-Yuga, l'età nera.
Successivamente Bali è stato identificato come discendente del giusto Prahlada, che abbiamo visto nel mito di Narashima; pare che il re fosse devotissimo di Indra, e così entrò in conflitto con il culto di Vishnu. Leggendariamente è legato alla città di Mahabalipuram (Capitale del Grande Bali), presso Madras, e molti testi dicono che fosse buono ed estremamente religioso: si dice addirittura che Vishnu si compiacque che il re avesse mantenuto la sua promessa a dispetto della maledizione del suo maestro spirituale e della prospettiva di perdere tutto, perciò lo chiamò Mahabali (riconoscendolo quindi come "mahatma" cioè "grande anima"). Di più: gli permise di ascendere nel cielo insieme alle altre divinità e gli concesse di dominare di nuovo il mondo nel prossimo Yuga, il Krita Yuga del prossimo ciclo.
Secondo una tradizione festeggiata ogni anno nel Kerala, Mahabali torna ogni anno nella terra della sua gente, per assicurarsi che vivano felici.
Il mito è una delle varianti della "promessa incauta", che appare anche nei miti di Semele, Fetonte, e in quello dell'Avatar Narashima.
Ma, se vogliamo, il paragone più vicino è quello di Didone: la regina fenicia ottenne di poter avere dal re Iarba una porzione di terra africana, tanta quanto ci poteva stare in una pelle di bue: Iarba credeva di potersi dimostrare generoso senza concedere quasi nulla alla regina esule. Tuttavia Didone tagliò la pelle in strisce tanto sottili da poter comprendere un territorio di ventidue stadi, su cui fondò Cartagine.
I "tre passi" di Vishnu del mito di Vamana sono una variante del mito più antico: originariamente Vishnu Trivikarma creava i tre Mondi con i suoi passi; il mito di Vamana, successivo, distrugge il potere di Bali e restaura l'ordine.
Se vogliamo trovare un'analogia "al contrario" ai tre passi di Vishnu, valutando come le distanze per glid ei siano ben diverse dalle distanze concepite dagli umani, possiamo riovolgerci alla leggenda dello Scimmiotto cinese: qui Sun Goku, sfidato da Buddha, fece un balzo di migliaia di li (le "miglia" cinesi) per ottenere il dominio dell'Universo... solo per scoprire di non essere uscito dalla mano di Buddha.
Un racconto cinese parla del Gigante Kuafu che rincorse il sole per un giorno intero, coprendo migliaia di miglia e riuscendo ad arrivare la sera al luogo in cui il Sole stesso riposava: insomma, coprì con i suoi passi l'intera lunghezza del mondo in un giorno. Lo stolto Kuafu però allungò le mani per prendere il sole e ne fu prosciugato.
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