domenica 4 maggio 2014

Operazione Arca 3 - ULTIMO VENNE IL CORVO





DI CORVI GOLOSI E CHIACCHIERONI, 
DI STELLE E D'ALTRI MITI

Parlando del mito ebraico del Diluvio e dell’Arca di Noè, abbiamo citato il corvo, animale messaggero e lussurioso. Nelle “Piccole Note” al post avremmo voluto inserire alcune notizie su di lui… Ma le poche informazioni ci sono sfuggite di mano: il corvo (anzi: Corvo) ha un bagaglio mitico talmente grande che meritava (almeno) un post a sé.
Così ecco un elenco di apparizioni mitiche del nostro Corvo: un elenco che non può e non vuole essere esaustivo, naturalmente.

a) Corvo nel mondo classico
Che la lussuria sia legata al mutamento di colore da bianco e a nero, era cosa nota anche tra i Greci. E c’entra anche il corvo.
Si narra che Febo Apollo avesse sedotto Coronide, figlia di Flegias iracondo re dei Lapiti; dovendo partire per Delfi, lasciò la ragazza alla custodia del Corvo, che all’epoca aveva le piume bianche. Ma la ragazza da tempo era innamorata del mortale Ischi, un arcade; il corvo vide la faccenda e volò verso Delfi per avvertire il padrone, ma Apollo aveva già divinato l’accaduto, e non la prese bene: così quando il corvo venne ad annunciare ciò che Febo già sapeva, il dio rimproverò l’animale perché, invece, non aveva strappato gli occhi dell’avversario. Così le piume del corvo furono mutate in nere per la rabbia, e Coronide fece una brutta fine (colpita dalle frecce di Artemide), Ischi fu folgorato da Zeus o colpito da una freccia del Dio dall’Arco d’Argento.
Per gli amori infelici del bellissimo Apollo occorrerebbe un post apposito… ahimè! Se la voglia è tanta, il tempo è poco! (Frase in questo contesto assai ambigua.)

Secondo altre versioni Apollo desiderava mandare a Zeus dell’acqua pura da una sorgente; così inviò a prenderla il corvo, con nel becco una coppa. Ma mentre voleva a compiere la missione, l’uccello vide un albero carico di fichi acerbi: rimase lì ad aspettare che maturassero, invece di portare a termine il suo compito. Quando questi maturarono, il corvo si ingozzò di frutti, e si rese conto di dover giustificare il suo ritardo: così catturò un serpente (l’Idra) e disse ad Apollo che questi lo aveva ostacolato nella sua missione.
Ahilui! Apollo era il dio della profezia, e non gli ci volle molto a scoprire la verità, anche perché, non vedendo tornare il suo messaggero, si era recato personalmente alla fonte e non aveva trovato né serpenti né altri ostacoli (né il corvo :-D ).
Irritato il dio lo punì come sappiamo; in più lo mise tra le stelle, nella costellazione detta appunto Corvo, che non può bere dalla costellazione chiamata Cratere (‘coppa’, ‘tazza’), e ha accanto l’Idra a ricordare agli uomini di non mentire agli dei.
Si dice che anche nel cielo il corvo soffra la sete e cerca inutilmente di bere dal Cratere. A furia di non bere, la sua voce si è arrochita, e i suoi simili sulla Terra hanno preso il verso stridulo.
In conseguenza di questo mito, i Romani chiamavano questa costellazione “uccello dei fichi” o “uccello sacro ad Apollo”.

C’è chi dice che quando Tifone minacciò gli dei, Apollo si trasformò proprio in corvo.

Secondo altri il corvo divenne nero a opera di Atena. Si dice che l’animale, un tempo bianco, annunciò alla dea la morte della sua sacerdotessa ateniese Erse: addolorata la dea mutò il colore del piumaggio all’uccello, e proibì che essi si potessero posare sull’Acropoli.
Inoltre, per il fatto che era un chiacchierone, al posto suo la dea scelse come animale prediletto la civetta.

Al corvo era associato l’eroe argivo Foroneo, fratello di Io e primo a usare il fuoco dopo che Prometeo lo portò sulla Terra.

Il corvo spesso appariva accanto a Crono padre di Zeus nelle raffigurazioni, così come nelle raffigurazioni di Mitra.

Il Corvo però è anche una guida.
Apollo usò un corvo per guidare gli abitanti di Thera a Cirene, fondata in onore della sua amante omonima.
Un corvo bianco guidò i Beoti nella loro migrazione, e due corvi guidarono Alessandro Magno fino all’oracolo di Ammone.

I romani chiamavano la costellazione del Corvo “uccello Pontino”: Tito Livio (Ab urbe Condita Vii, 26) ci racconta che, mentre i Galli Senoni devastavano l’agro Pontino, i romani guidati li inseguivano. Venuti a contatto i due eserciti, un gallo “di grande corporatura e splendidamente armato” sfidò i romani ad affrontarlo in duello. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal console, il giovane tribuno Marco Valerio accettò la sfida a imitazione di quanto aveva fatto Tito Manlio (poi Torquato).
Il trionfo di Valerio Corvo
Quando il duello iniziò, un corvo si poggiò sull’elmo del romano rivolto verso il nemico: il romano ringraziò il nume (dio o dea che fosse) che gli mandava quell’uccello augurale, iniziò il combattimento e per tutta la durata il corvo non si spostò dall’elmo, se non per alzarsi in volo e attaccare con becco e artigli il volto e gli occhi del nemico. Valerio vinse il duello e solo allora il corvo si allontanò, volando verso oriente.
Il ventitreene Valerio dopo l’impresa ottenne il consolato e il soprannome di “Corvus”. Da lui discenderà il famoso ramo dei Valerii Corvini.

Nella storia romana trovano il posto anche i "Corvi", i ponti uncinati che consentirono ai soldati della flotta romana di agganciare le navi cartaginesi e potersi lanciare all'arrembaggio su una superficie più stabile. La Prima Guerra Punica fu vinta anche grazie ad essi.

Oltre a essere simbolo della delazione (vedi l’episodio di Apollo e Coronide) e dell’irresolutezza, nonché della morte, il corvo è anche simbolo della vanità nella nota favola in cui viene gabbato dalle adulazioni della volpe (Esopo, Fedro, La Fontaine).

b) Corvo nel Medio Oriente e nelle Religioni del Libro
La cattiva fama del corvo nella Bibbia, forse nasce dal fatto che questo uccello presiedeva al tredicesimo mese (negli anni bisestili) del calendario babilonese: da qui il suo valore negativo.

Il corvo era una costellazione anche nel cielo dei Mesopotamici: era UGA[.MUSEN] in sumerico e aribu in accadico. Per i babilonesi era “l’uccello della grande tempesta” (o “uccello del deserto che è nutrito dalla Madre”) che stringe tra le zampe un serpente: si dice fosse uno degli enormi uccelli generati da Tiamat nella sua forma di Drago.

Gli astri più importanti della costellazione del Corvo (al ghurab, per gli arabi) sono γ Corvi (Gienah, da al janah al ghurab al aiman “l’ala destra del corvo”), α Corvi (Al Chiba, da al minliar al ghurab, “il becco del corvo”), β Corvi (Kraz), δ Corvi (Algorab, una stella binaria) ed ε Corvi (Minkar, la “narice” del Corvo).
E ciò basti per l’astronomia\astrologia che tanto appassiona Rabbi Mordechai ben Reuben.

Il corvo, benché sia collegato ai cadaveri, alla desolazione e al suo ruolo nella vicenda dell’Arca, ha però una valenza positiva quando nutre il profeta Elia (secondo le tradizioni successive anche Sant’Antonio e San Paolo).
Esso è collegato anche alle leggende su San Bendetto, San Bonifacio, Sant’Osvaldo, San Vincenzo e San Meinrado.


c) Corvo tra gli Indoeuropei
Tra i Vichinghi si narrava che Odino era accompagnato da due lupi e da due corvi. Questi, chiamati Huginn (‘Pensiero’) e Muninn (‘Memoria’) ogni giorno viaggiavano per il mondo e alla sera riferivano tutto ciò che vedevano al loro signore.

I Valravn danesi (spesso mezzo lupi e mezzo corvi) consumano i corpi dei caduti in battaglia.
Prende il nome di questi una band delle isole Faer Oer: vi rimandiamo al loro sito QUI e vi facciamo ascoltare una loro hit (?!)


Il Hrafnsmerki era il triangolare “vessillo del Corvo”, utilizzato da diversi capitani vichinghi tra IX e XI secolo. Tale elemento storico fu ripreso in una Graphic Novel scritta da Alan Zelenetz e disegnata da Charles Vess: ‘The Raven Banner’, ambientata nell’Asgard del Marvel Universe. La cosa singolare è che non sia incentrata sull’asgardiano più famoso della ‘casa delle idee’, ovvero Thor.

Bendigeidfran o Bran Feindigaidd (‘Bran il Benedetto’ ovvero ‘Corvo benedetto’) fu un gigante re di Britannia, figlio di Llyr, il re del Mare; il matrimonio della sorella Branwen (altro nome legato ai corvi) con il re d’Irlanda portò a una guerra rovinosa.
Alla sua morte, causata da una freccia al piede come accadde ad Achille, la testa di Bran fu sepolta nel luogo in cui sorge l’attuale Torre di Londra, poiché si diceva che avrebbe protetto l’Inghilterra dalle invasioni.
La tradizione prosegue ancora oggi: gli Yeomen Warder Ravenmaster della torre si occupano dei Corvi della Torre, poiché la profezia dice che “se i corvi della Torre di Londra moriranno o voleranno via, la Corona cadrà e con essa la Gran Bretagna”.

La dea irlandese Morrigan si appollaia sotto forma di corvo sulle spalle di Cù Chulhain, figlio di Lug, poco dopo la morte dell’eroe.
Il corvo, assieme al cinghiale, è animale legato proprio al dio celtico Lug: questo dio aveva caratteri solari e insieme ha tratti simili a quelli di Odino.
In Martin Mystère #145 (testo di Santarelli, disegni di Torti) viene ripresa questa associazione, che porta ad un’avventura dei “Mysteri italiani” a metà tra la protezione della natura e il ritorno assassino dei culti antichi (sulla scia di film quali “Perché il demone etrusco uccide ancora?”).

d) Corvo da una sponda all’altra del Pacifico
Kutkh (esistono diverse varianti per il nome) è la divinità in forma di corvo un tempo venerato da diverse popolazioni della zona più orientale della Siberia. A volte trickster a volte sciamano, a volte creatura a volte creatore, è alle origini di diversi miti: la Kamchatka tanto desiderata nel Risiko non sarebbe altro che una sua piuma; i continenti i suoi escrementi o il suo vomito (!); i laghi la sua urina (!); i monti nascono dal suo sternuto.
Se i miti sono questi, la vita nell’Estremo Oriente non deve essere proprio facile!

Alle stesse latitudini, dall’altra parte del Pacifico, tra gli Inuit e gli Yupik il dio creatore è proprio Tulugaukuk, il Corvo Padre.
Egli stava immerso nel buio precedente alla creazione, e quando iniziò a muoversi le cose si crearono. Arrivato al bordo delle terre del Cielo, vide che poteva volare, e che sotto di lui c’era un altro mondo, la Terra, che si ricoprì di vegetazione e vita al suo arrivo.
Il Corvo illuminò la Terra con un pezzetto di mica luminosa che divenne il Sole, e da un gigantesco bacello più alto di una betulla spuntò fuori il primo essere umano. Fu sempre Corvo a creare i primi buoi muschiati e i primi caribù, e a insegnare all’uomo l’uso di arco e frecce. E fu lui a creare la prima donna dall’argilla.
Ma quando gli uomini si moltiplicarono e iniziarono a uccidere più animali di quanto fosse necessario, Corvo tornò in Cielo, portandosi via il sole in un sacco di pelle di caribù.
Gli uomini tornarono nelle tenebre, ma Corvo era pietoso e talvolta mostrava il sole perché essi potessero cacciare e nutrirsi.
Nel frattempo Corvo aveva sposato una giovane oca bianca, e ne nacque un figlio, Piccolo Corvo. Questi rubò il sole al padre, lo rimise sopra la Terra e con un colpo d’ala mise in movimento il Cielo: così il sole non restò fisso come prima, e ci furono il giorno e la notte.

Più a sud, se alcuni Kwakiutl ne attribuiscono la creazione del mondo al Sole, i Tlingit, come le popolazioni dell’Alaska, pensano che sia stato il Corvo. Ma il creatore aveva nascosto il sole in una scatola, e solo suo figlio, Piccolo Corvo, lo cavò dalla scatola e lo rimise in cielo: ma nel salire l’astro fece talmente chiasso e confusione che molti fuggirono e si nascosero nella foresta o nel mare. Siccome indossavano pellicce, furono trasformati negli animali cui le avevano tolte: gli uomini rimasti adottarono i totem, gli emblemi che raffiguravano quegli animali di cui erano parenti.

Anche gli Haida delle Isola della Regina Carlotta (nella Columbia Britannica canadese) raccontano storie su Corvo, che qui più spesso assume i caratteri del trickster che altrove possiede Coyote: fu lui che fece sedere Tordo troppo vicino al fuoco, così che il petto gli si bruciò e rimase maculato; lui provocò la discordia tra Airone e Gabbiano, solo per impadronirsi delle aringhe che avevano pescato.
Ma quando vide quattro ben pasciuti castori giocare, si trasformò in vecchietto per scoprire da dove prendessero il cibo, per poterne approfittare anche lui. Corvo ingannò i castori, dicendo che erano parenti e che suo padre gli aveva raccomandato di rivolgersi a loro se avesse avuto bisogno. Così i castori ospitarono Corvo camuffato, e gli offrirono un salmone: infatti, come Corvo scoprì, essi ne avevano un immenso allevamento in un lago dietro la loro casa. Il cibo era talmente buono che non voleva lasciarlo solo ai castori: così, approfittando dell’assenza dei castori, decise di rubare l’intero lago, lo arrotolò come si fa con una coperta (!) e lo portò in cima a un grande pino.
Poi decise di fare una burla: ogni volta che i castori, furiosi, cercavano di abbattere l’albero su cui Corvo aveva messo il lago, lui si spostava verso un’altra pianta. Ma presto si stancò del gioco e, sempre inseguito dai castori, volò sul mare.
Qui un capodoglio lo inghiottì, ma l’uccello non si perse d’animo: mangiò prima i pesci che si trovavano nello stomaco del cetaceo, e poi la carne stessa del gigante marino! Il capodoglio cercò di sputarlo fuori, e fece talmente tanti balzi in preda al dolore che non si accorse di essere arrivata vicina alla riva… dove si spiaggiò.
Subito accorsero gli uomini di un villaggio vicino, lieti di poter mangiare senza sforzo carne di balena. Ma non appena i loro coltelli aprirono la pancia dell’animale, Corvo spuntò fuori, spaventandoli e facendoli fuggire. Non contento, si trasformò di nuovo in vecchietto e convinse i poveri pescatori che un avvenimento simile era già successo altrove e che tutti gli abitanti dei dintorni erano stati sterminati.
Così gli uomini fuggirono, Corvo saccheggiò le loro capanne e infine, mutatosi di nuovo in uccello, volò via portandosi il lago ancora arrotolato. Giunto ad una valle, lo srotolò, e lasciò liberi i salmoni.
Quando gli implacabili castori giunsero alle sponde del nuovo lago, tristemente constatarono che non potevano farci nulla: non avevano i poteri di Corvo, e quindi il lago, con tutti i salmoni, non potevano essere riportati a casa. Così si sistemarono lì e dovettero spartire i loro salmoni con le altre popolazioni.
Così, benché siano abbondanti sulla costa, non ci sono più castori sulle Isole della Regina Carlotta.


e) Corvo in Cina e Giappone
In Cina il sole è raffigurato come un corvo a tre zampe. In origine erano dieci, ma nove furono uccisi da Hou Yi l’arciere; sua moglie Chang’e poi andò ad abitare sulla Luna.
Un corvo rosso era il simbolo della dinastia Chou.

I Corvi sono anche i messaggeri di Hsi-wang-mu, la Regina Madre d’Occidente, le portano il cibo e temono solo gli unicorni. La regina abita sui monti Kunlun, dove si troverebbe il paradiso del Taoismo.

Jatagarasu è un corvo che appare nei miti giapponesi: è il messaggero tra la dea Amaterasu e gli uomini, e protegge Jimmu, il primo imperatore.

I Tengu sono demoni giapponesi con la testa, gli artigli e le ali e spesso possono trasformarsi in corvi o rapaci. Kurama, principessa dei Tengu apparsa nella serie Lamù, ha le ali di corvo dietro la testa (ma per il resto è bellissima, vestita fetish e per una tradizione del suo pianeta vuole sposare Ataru Moroboshi!)
Sailor Mars (dalla serie Sailor Moon) è accompagnata da due corvi, che prendono il nome di Deimos e Phobos, ovvero dei due satelliti del pianeta.


f) Altri corvi
Altri corvi (letterari) famosi sono quelli di Edgard Alla Poe (The raven) e in tempi più recenti quelli che appaiono nella serie The Sandman di Neil Gaiman (e vari disegnatori); Gaiman è uno dei mitografi moderni (leggete American Gods in cui Odino è un coprotagonista).

Il Corvo Roac figlio di Crac appare ne Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien (il mitografo per eccellenza del XX secolo) e fa da consigliere e messaggero dei nani di Erebor: la sua discendenza dai corvi di Odino sembra inequivocabile.

Non è a livello mitologico la serie (e poi il film) de Il Corvo, scritto da James O’Barr, benché il protagonista del primo film (Brandon Lee, tragicamente morto durante le riprese) abbia assunto non volendo alcune caratteristiche dell’eroe mediatico.

Corvo Rosso è un nemico degli X-men (X-men #44-45), e l’immaginifica (e sviante) traduzione italiana del titolo del film ‘Jeremiah Johnson’, che segna una delle tappe più brillanti delle fortune cinematografiche di Robert Redford, è “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo”.
Nel film Uccellacci e Uccellini di Pier Paolo Pasolini al corvo è data la funzione del narratore.

In alchimia, per il suo colore il corvo è simbolo del nigredo, la materia prima annerita agli inizi del procedimento; ma spesso la sua testa è bianca, a simboleggiare il cambiamento nel processo (il passo successivo dell’albedo).


Alcune piccole note
Non vorremmo esagerare con le similitudini, ma il ‘furto’ del sole da parte di Padre Corvo poiché gli uomini non rispettavano i limiti, e il successivo ritorno della luce e del calore a opera di Piccolo Corvo ci sembrano ricordare in qualche modo il mito di Prometeo e del furto del fuoco.

Abbiamo raccontato la versione del mito che lega la costellazione del Cratere al mito del Corvo. Ma le stelle del Cratere sono state altresì collegate ai miti di Dioniso, alla “coppa dell’oblio” dei Platonici, a un’“urna delle ceneri”, a un “secchio d’acqua”, alle tradizioni su Eracle, Giasone, Demofoonte, Achille… Quanto all’Idra il più diffuso mito è quello collegato alle Fatiche di Ercole.
I miti del Cielo sono innumerevoli e infiniti. Chi ha voglia di raccontarceli tutti, sarà il benvenuto su Mitika!

A proposito del mito del Corvo alla fonte: il legame tra serpenti e fonti (o stagni), dall’Idra di Lerna al drago di San Giorgio è un tema ricorrente. Anche questo molto, molto vasto.
Sia detto di passaggio per chi ha voglia di avventurarsi in una delle tante strade che si biforcano nel Giardino del Mito: San Giorgio e il drago ha tanti elementi in comune col mito di Perseo e Ketos, ma anche con Marduk che affronta Tiamat (o Tezcatlipoca e Quetzalcoatl contro Cipactli che a sua volta è evocato nella lotta tra Achab e Moby Dick… e così via).


A proposito di altri volatili con miti simili…
In Australia assistiamo a un’interessante variante cromatica: prima del Diluvio il pellicano era nero, ma aggiunse il bianco al suo piumaggio nel corso della catastrofe, tingendosi con dell’argilla. I pellicani andarono di isola in isola con una canoa a raccogliere i sopravvissuti animali neri.

Legami tra colombe e navi? Chiedete a Cristoforo Colombo. Solo coincidenza? Io (e Adam Kadmion) diremmo di no…
Ma di questo parleremo in un post dedicato a sua tenerezza la colomba, animale sacro ad Afrodite e a Ishtar.

PS: immagini e video sono presi dal web e sono di proprietà dei rispettivi autori o detentori di diritti. Non mi appartengono in alcun modo. Questo blog non ha e non avrà mai fini di lucro.

13 commenti:

  1. L'indice di gradimento per questo specifico post te lo indico in modo personale, intimo e vagamente "carbonaro"....
    Me lo sono stampato su carta.

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  2. (nonostante il nick di mia moglie, sono io, Eug-Aristarco)

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Grazie dei saluti anche dalla moglie!
    :-)

    La lettura di Santillana è complessa, altro che! Benché abbondi in esempi, c'è sempre, a mio giudizio, l'idea che il lettore sia già in qualche modo preparato.

    Sul fatto che le vicende del cielo spieghino tutti i miti, sono scettico anche io. Ma alcune prospettive sono molto interessanti (ad esempio il mito di Fetonte e l'Eridano, cosa che mi aveva sempre lasciato perplesso se applicato alla "realtà" del nostro mondo, nel libro trova spiegazioni soddisfacenti).
    Buona lettura, e sentiamoci su queste pagine (o via mail) per parlarne ancora!
    EugM

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  5. Davvero, Fumetti Cartacei, non capisco come una tesi in realtà estremamente semplice, come quella che la pareidolia e la concomitanza del "momento creativo" con l'osservazione celeste abbiano fondato la narrativa mitica del genere umano, ti possa sembrare strana.O difficile. Sapevi, per esempio, che l'area del cervello preposta al riconoscimento dei segni della scrittura (DI TUTTE LE SCRITTURE, dal cirillico, al sanscrito,passando per il tamil ed il cinese) è LO STESSO? Lo stesso che riconosce particolari forme geometriche nella caoticità delle forme naturali. Lo stesso che ci ha fatto evolvere i segni della scrittura perchè riconoscibili. RIDONDANTI... Perchè ,quindi, ti sembrerebbe strano che abbiamo evoluto figure di decodificazione a lungo termine da ciò che di più immutabile trovassimo intorno a noi? ;)

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  6. Caro Eug, coglievo anche occasione di sdebitarmi del dono fonetico fatto al mio abecedario dell'esecro fantasioso:

    Vedo il MItiko San Meinrado e ti rilancio tutto con.....

    http://it.wikipedia.org/wiki/Mungo_di_Glasgow

    !!!!!!!

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  9. ehi, siete i miei lettori preferiti, non litighiamo!
    Qui si raccontano storie, e la regola, credo di averla citata più volte, è che per me la "versione finale e definitiva" non esiste. E questo vale anche per le interpretazioni!

    Quanto al Mulino è un testo davvero tosto, Giocher, su questo credo possiamo concordare tutti!

    L'approfondimento di informazione, che presenti, si può risolvere anche, semplicemente, leggendo qua e là senza troppo impegno: una cosa è il dovere di informarsi su cose che riguardano le necessità della vita (ivi compreso un pensiero che ci faccia interpretare i fatti che ci circondano), un altro è il gusto di approfondire ciò che ci piace,che si rapporta per necessità a questioni di tempo e impegni.
    Insomma: se anche l'apprendere ciò che attiene al nostro gusto e al nostro piacere diventa un dovere, che piacere è?

    Orlando ha scelto di approfondire (e lo fa benissimo) i fumetti,attività che credo lo assorba assai; tu sei un onnivoro, ma non credo che possa approfondire ogni cosa che ti incuriosisce... Se poi lo fai, devi avere qualche potere mutante! ;-)

    San Mungo vi porti quiete
    EugM\Aristarco

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