mercoledì 30 aprile 2014

OPERAZIONE ARCA 2 – GODERSI LA CROCIERA






VITA QUOTIDIANA AL TEMPO DEL DILUVIO 
PARTE 2:
SEX & TIME


Il precedente post  ha cercato di dare le dotte risposte rabbiniche alle domande più diffuse sull’Arca di Noè (in particolare: i cosa si nutrivano i camaleonti?). Qui continueremo la meritoria (?) opera di divulgazione attraverso altri aspetti che, ne siamo certi, renderanno a tutti auspicabile un nuovo Diluvio solo per poter godere dei servizi esclusivi del nostro battello dell’Ammmore (Divino)!


3) ATTIVITA’ E TEMPO LIBERO
Come già detto, la principale attività di Noè e parentela era quella di nutrire gli animali (e di raccogliere i necessario per dar da mangiare ai camaleonti, immaginiamo). Il lavoro era talmente frenetico per i diversi ritmi degli animali, che il Patriarca e i suoi figli per i primi dodici mesi non dormirono (sic!).

C’era un secondo problema: l’astinenza. Il Diluvio era stato provocato dal comportamento degli uomini, specie in ambito sessuale, quindi era tassativo evitare di irritare l’Altissimo con copule e hard petting.
Noè si giustificò dicendo che mentre il mondo veniva distrutto, non si doveva pensare a dar vita a nuove creature.
Il Patriarca, come detto altrove, si era premunito: prima di salire sull’Arca i maschi dovettero dimostrare che si erano accoppiati solo con femmine della loro specie! E le femmine dovevano dimostrare di accettare solo la posizione canonica [1].
Prima del Diluvio, infatti, alcuni asini montavano cavalle e cavalli asine, il cane la lupa, il serpente la tartaruga (!), il gallo l’anatra e spesso le femmine, bricconcelle, montavano i maschi. Che poi asini e cavalli abbiano proseguito le loro pratiche senza che sia arrivato un nuovo Diluvio è dovuto al fatto che Dio, forse un po’ frettolosamente, aveva deciso di non mandarne mai più uno.
Non era da trascurare anche la dispersione di seme maschile.

Ma la permanenza era lunga, e la carne debole… così tre ospiti disubbidirono con le loro compagne (da notare il fatto che la sessualità delle donne era ben poco considerata, se non come strumento di tentazione).
Il primo fu il cane, incontinente. E Dio lo punì costringendolo a rimanere attaccato alla femmina dopo la riproduzione.
Il secondo fu Cam, figlio di Noè, ma per “buon nome”: la sua compagna era stata ingravidata dall’angelo Shemhazai, e il figlio del Patriarca temeva che, se non si fosse dato palesemente da fare, i suoi fratelli avrebbero capito che era un (in)felice cornuto. Il fatto che i Rabbini sapessero della scappatella della moglie, però, dimostra che i suoi sforzi furono vani.
Dio, comunque, non gliela fece passare: lo punì rendendo nera la pelle di Cam. E di Canaan suo figlio. E di tutti i discendenti di Cam [2].



Il terzo fu il corvo, e a questo proposito le versioni sono discordanti: c’è chi dice che si diede semplicemente alla copula con la compagna, e perciò fu punito, costringendo a fecondare la propria femmina col becco [3]. 
C’è invece chi sostiene che il ‘peccato’ del corvo avvenne in un altro momento, ovvero quando Noè decise di verificare se in effetti il Diluvio fosse cessato: il Patriarca decise di mandare il corvo in esplorazione (vedi qui sotto la parte 4), ma questi rispose insolente che si rifiutava. Anzi: ci andò giù pesante! Disse che Dio era invidioso di lui, e che Noè voleva approfittare della sua assenza (o della sua ‘casuale’ scomparsa) per godersi la sua femmina[4]!
A ciò aggiunse una motivazione più razionale: i corvi erano specie impura, quindi c’era un solo maschio sull’Arca; il corvo propose quindi di mandare la colomba perché, appartenendo essa a una specie pura, vi erano sulla nave sette coppie di animali.
Quindi il corvo si nascose dietro l’ala dell’aquila ma Noè lo trovò. Giocare a nascondino non aveva allentato la tensione latente, né fatto cambiare idea al Patriarca: il corvo doveva uscire. L’uccello replicò le sue accuse, e a quel punto Noè perse la pazienza e gli maledisse il becco calunniatore. Tutti gli animali intorno risposero “Amen!” e il corvo fu mandato in esplorazione.
Ma nelle more aveva fecondato:
a) l’aquila femmina
b) altri uccelli mangiatori di cadaveri.
Risultato: il corvo fu maledetto come sopra, e gli incroci interspecie produssero una progenie depravata.



4) DURATA DELLA “CROCIERA”
Il piacevole tour dei fiordi… ehm delle acque senza fine deve essere calcolato con un pizzico di dottrina. Sappiamo la data di inizio da Genesi 7,11 (17° giorno del secondo mese, nell’anno 600 della vita di Noè [5]) e quello di chiusura da Genesi 8,13 (primo giorno del primo mese dell’anno 601 della vita di Noè), anche se in realtà la permanenza sul battello durò ancora quasi due mesi dopo; ma il calcolo effettivo non può essere ottenuto con una semplice sottrazione.

Secondo la Genesi (7,17) il Diluvio in sé stesso (cioè, immaginiamo, la pioggia e l’emersione delle acque da sottoterra) durò quaranta giorni e quaranta notti [6], e rimasero a “15 cubiti” sopra i monti più alti per 150 giorni (Gen. 7,24). Quindi Dio “si ricordò” di Noè (Gen 8,1) e mandò un vento che spazzò via le acque di superficie, mentre le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo furono chiuse. Quindi le acque defluirono in altri 150 giorni.
Il totale è quindi di 
40+150+150 = 340 giorni. 
Ma non finisce qui: l’incagliarsi sulle cime del Monte Ararat avvenne nel settimo mese, il 17 del mese, ma il deflusso continuò, e solo il primo giorno del decimo mese riapparvero le cime dei monti (Gen. 8,5).
Quindi ai 340 giorni dobbiamo aggiungere altri due mesi pieni e qualche altro giorno. Il calendario ebraico è composto da 12 mesi di 29 o 30 giorni [7], il settimo mese (Tishri) ha 30 giorni, quindi dobbiamo fare questa operazione
340 + 13 (giorni restanti di Tishri) + 29 (giorni di Heshvan, ottavo mese) + 30 (giorni di Kislev, nono mese) = 412 giorni.

A questo punto Noè attese altri 40 giorni e inviò un corvo in esplorazione (Gen 8,6). E siamo a
412+40 giorni = 452 giorni.

Poi i dati si fanno meno certi…
Il corvo, dopo le peripezie per costringerlo a compiere la missione viste sopra, “uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla Terra”, finché secondo alcuni dotti non trovò cadaveri da mangiare e non tornò più.
Quanto tempo durò questo andirivieni del corvo? La Bibbia non ne parla: eppure è un dato importante per sapere quanto durò in effetti la residenza sull’Arca.
Dai racconti rabbinici (che a volte parlano di 150 giorni e non di 40 per la pioggia) il corvo uscì tre volte, ma non specificano quanto durò il suo volo: visto che le prime due volte non trovò nulla, e la terza cadaveri (galleggianti?) possiamo immaginare che i voli non siano avvenuti lo stesso giorno. Tenendo conto delle abitudini noachiane successive, e della pietas del patriarca, forse passò un settimana tra un’uscita e l’altra.

Comunque il corvo alla fine non tornò. Al che Noè mandò la colomba, ma essa “non trovò dove poggiare il piede” e tornò indietro; quindi il patriarca la rimandò fuori dopo sette giorni e l’uccello tornò a sera con il famoso ramo d’ulivo nel becco. Noè capì che le acque si erano ritirate (Gen. 8, 11).
Aspettò un’altra settimana, fece uscire la colomba (che stavolta non tornò anche essa) e, come detto, il primo giorno del primo mese dell’anno 601 della vita di Noè scoperchiò l’Arca e verificò che, in effetti, la superficie era asciutta. “Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta” (Gen. 8,22), tutti scesero, fecero sacrifici il cui profumo fu gradito a Dio [8].

Insomma: i dati ora ci sono tutti, anche se alcuni devono essere stimati cum grano salis (e con un minimo di ispirazione soprannaturale nelle scelte). Lasciamo al gusto e al tempo del lettore trovare il risultato finale, oppure si può fidare di questo LINK [9].

E poi ci furono arcobaleni, promesse, baci e abbracci (e finalmente un po’ di santa copula autorizzata al grido di “Viva la matematica! Moltiplichiamoci!”) e Noè, dopo tanta acqua, finalmente si diede da fare a “inventare” il vino.

Ma questa è un’altra bella (bella?) storiellina rabbinica basata su animali fatti a pezzi, evirazioni e maledizioni varie.
Forse (lo speriamo) ve la racconteremo un’altra volta.




ALCUNE PICCOLE NOTE

a) Durata di altri Diluvi
Visti i calcoli (per carità, da verificare), l’Arca di Noè stacca di gran lunga i concorrenti nella gara di resistenza sulle acque del Diluvio.
Il Diluvio che colpì l’isola di Ra’iatea (Polinesia) durò una notte, in cui l’isola sprofondò sotto il mare e poi risalì. Come non ricordarci de “un giorno e una notte terribili” in cui sprofondò l’isola di Atlantide secondo Platone?
Il Diluvio di Athrasis dura 7 giorni, così come quello di Ziusudra (ma questi due eroi mesopotamici potrebbero essere l’uno la versione ‘aggiornata’ dell’altro).
Deucalione e Pirra si fermano a 9 giorni e 9 notti (ma Ulisse viene trascinato dalla tempesta per 9 giorni… oddio, torniamo ai simbolismi!).
Il Diluvio di Utnapishtim durò 6 giorni, si fermò al settimo, ma l’arca si incagliò sul Monte Nisir (secondo alcune versioni dopo 12 giorni di vagabondaggio) e l’eroe aspettò 7 giorni prima di mandare una colomba in esplorazione, ma l’animale non trovò dove posarsi e tornò indietro; 7 giorni dopo mandò una rondine, che ebbe lo stesso successo; poi (non è specificato quanto dopo) un corvo, che trovate carogne da mangiare non tornò. A questo punto Utnapishtim scese dall’arca e per sette volte fece libagioni e bruciò legni aromatici per gli dei. Chi si stupisse della ripetizione del numero 7 è evidentemente digiuno di numerologia! Comunque abbiamo almeno 21 giorni sicuri di permanenza in barca (33 se comprendiamo i 12 giorni in cui l’arca vaga sulle acque).

Alcuni Diluvi anomali…

Il diluvio “secondario” (nel senso che riguardò solo l’Irlanda) che sterminò i primi abitatori di Eriu guidati da Cessair, nipote di Noè, durò quaranta giorni: ma lì sopravvisse soltanto una persona, quindi non può essere messo in graduatoria! Di un ulteriore diluvio “secondario”, che sterminò il popolo di Partholon e Nemed (meno circa trenta persone) stanziati sempre in Irlanda, non si da’ durata.

In Cina si parla di Diluvio domato da Yu il Grande in nove anni di lavoro, ma più correttamente si dovrebbe parlare di “controllo delle inondazioni”.

Il mito del Diluvio è diffuso in tutto il mondo: una disamina generale sui miti del Diluvio (su cui discutere) può essere trovata QUI.
Tuttavia non in tutte le versioni troviamo la sua durata.


b) Sul corvo
Ho iniziato a raccogliere alcune piccole note sui corvi… e ne stava risultando un post più lungo di questo!
Così sul corvo, sul suo ruolo di messaggero, sul suo legame col sole e sul cambiamento di colore del suo piumaggio così come emerge in miti di diverse parti del mondo, parleremo la prossima volta.
Sorry!



[1] I pii interpreti della Legge, sempre così attenti alla parità uomo-donna e disponibili alla fantasia a letto, dicono che uno dei motivi per cui Lilith, la prima compagna di Adamo, litigava frequentemente col marito, fu il fatto che ella non accettava la posizione (canonica) impostale nell’atto sessuale; e quando Adamo, irritato, cercò di ottenere l’obbedienza con la forza, lei bestemmiò e fuggì. Ma Lilith aveva un difetto di fabbrica: era stata creata dalla polvere come Adamo, ma ahilei!, Dio per questa operazione non usò l’argilla pura, bensì sedimenti e sudiciume. Quanto poi ai litigi frequenti (che presuppongono rapporti frequenti o per lo meno tentativi frequenti di rapporto sessuale), essi contrastano con l’idea di Dante che Adamo rimase nel Paradiso Terrestre per circa sei ore dalla creazione alla caduta. Ma altri studiosi dicono che l’atto d’amore fu compiuto per la prima volta, dopo la cacciata (anzi: dopo quaranta giorni e quaranta notti di preghiera, seguiti dal matrimonio e poi dalla santa copula).
[2] La pelle nera di Canaan è stata spiegata anche in altro modo dai pii interpreti israeliti: ma di questo ne parleremo quando (e se) racconteremo dell’origine del vino secondo gli ebrei.
[3] In Graves-Patai, I miti ebraici, 20.12 si illaziona che, come nel mito greco, la punizione originaria del corvo sia stata quella di essere tramutato da bianco a nero. Ma, come spesso accade sia in quest’opera che nel più famoso I miti greci, la parte di commento e confronto con miti di altri popoli è spesso un po’ forzata e motivata intuitu auctoris.
[4] Il corvo forse aveva torto, vista la pietas di Noè. Ma non dimentichiamo che re Davide, innamorato di Betsabea moglie di Uria, fece mandare l’infelice sposo in prima linea di battaglia così che questi morì e poi il re si godette la vedova. Dio punì il re con la morte del ‘figlio della colpa’ e la rivolta di Assalonne, ma il successivo figlio di Davide e Betsabea fu Salomone (altro personaggio che per lussuria perse la saggezza che aveva ricevuto in dono).
[5] Noè chiuse l’Arca una settimana dopo la morte di Matusalemme (periodo che Dio concesse per un’estrema possibilità di pentimento, con scarsi risultati), ma gli animali erano davanti alla nave già alla morte del vecchio.
[6] Il numero quaranta ritorna per gli anni dell’Esodo, i giorni di Quaresima e la quarantena degli appestati.
[7] Diamo per scontato che l’anno del Diluvio non fosse un anno bisestile (anche se il detto “Anno bisesto \ Anno funesto” farebbe supporre il contrario), quindi non dobbiamo computare anche il mese aggiuntivo di 29 giorni (Adar II) che, appunto negli anni bisestili, viene inserito dopo il dodicesimo mese (Adar). Chi volesse poi inoltrarsi nel complesso mondo di anni “regolari”, “carenti” o “abbondanti” (ciò vale sia per gli anni comuni che per quelli bisestili) può cercare nei diversi siti ebraici che spiegano ai devoti come rispettare Shabbat e feste; per le nostre piccole operazioni (speriamo non blasfeme) ci siamo basati sul libretto di Margo Westrheim, Calendari del mondo, Lyra Libri, acquistato con orgoglio in una libreria esoterica. Si tenga conto che la mia valutazione, dopo la lettura, era stata questa: “Errori. In alcuni punti tono “paternalistico” di spiegazione e semplificazione irritante.”
[8] Questo tratto è comune al racconto del Diluvio di Utnapishtim raccontato nell’Epopea di Gilgamesh: gli dei si accorsero che qualcuno era scampato proprio per il profumo di sacrifici che saliva di nuovo verso il cielo. Non dimentichiamo che Aristofane, negli Uccelli, immagina la costruzione della città di Nefelocuculia, da cui gli umani potevano ricattare gli dei intercettando i vapori delle offerte, di fatto “affamando” gli dei.
[9] Il link non è stato scelto su basi di affidabilità e verifica scientifica dei dati: è solo il primo risultato che San Google ci ha proposto in data 30\4\2014 ore 12,20 con chiave di ricerca “durata diluvio universale bibbia”! Il primo, fatte le opportune depurazioni di Wikipedia, Yahoo Answer e citazioni delle Bibbia senza un computi complessivo.
Più seriamente: nel testo linkato si evidenzia che due delle redazioni confluite nel nostro testo della Bibbia (quella Jahwista e quella sacerdotale) sono discordanti nella durata: per la prima il Diluvio durò complessivamente 101 giorni, per la seconda 375. Come viene lì sottolineato, nella versione della tradizione sacerdotale, Noè esce dall’Arca il primo giorno dell’anno del calendario Babilonese: questo a riprova che i calcoli per una valutazione letteralistica dell’effettiva durata del viaggio, che prescinda dall’interpretazione simbolica, sono del tutto inutili inutili.
E’ altresì superfluo notare come i calcoli del sito non corrispondano ai miei già nella fase in cui il gioco matematico mi divertiva ancora.
Comunque: come ampiamente dimostrato QUI quest’anno ricorrono 4.207 anni dal Diluvio al 2014! Enjoy!

PS: le immagini e i link sono tratti dal web e non mi appartengono. Questo blog non ha e non avrà nessun fine di lucro.

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