venerdì 17 settembre 2010
MIGRAZIONI – Corna, bugie, spergiuri e tribunali 3
Abbiamo parlato di Minosse e delle bizzarre conquiste amatorie sue e della moglie.
Ora parleremo delle sue conquiste belliche, scoprendo che anche qui ritroviamo la miscela di magnetismo animale e spregiudicatezza nel fare promesse: le caratteristiche del nostro Minosse, insomma.
Minosse fu un grande condottiero: quando gli Ateniesi uccisero a tradimento suo figlio Androgeo, il re di Creta guidò una potente armata per ottenere vendetta.
Innanzitutto, con la sua armata cercò di impadronirsi dell’Istmo di Corinto, e in particolare di Megara. Su questa città regnava Niso, che era invincibile in virtù di un capello d’oro (alcuni dicono di porpora) che gli cresceva in testa.
Mentre l’assedio proseguiva senza successo, Scilla, la figlia di niso, vide più e più volte il re dei Cretesi e, supponiamo vittima del suo magnetismo animale, se ne innamorò. Riuscì a combinare un incontro segreto col re e in quella circostanza, promise a Minosse che avrebbe tagliato il capello fatato (e fatale) del padre, in cambio minosse promise di sposarla.
E qui torna la caratteristica inaffidabilità del re: perché Scilla face ciò che aveva promesso, cioè tagliò il capello uccidendo così Niso e facendo cadere la città nelle mani cretesi, ma Minosse, invece, inorridì per il parricidio (e che? Non poteva inorridire la momento della proposta?) e non solo rifiutò di onorare la promessa di nozze, ma anzi legò Scilla alla prora della sua nave, facendo annegare la ragazza.
Presa Megara, Minosse assediò Atene: gli dei, non si sa perché, furono ancora dalla parte di questo spergiuro, e mandarono una pestilenza contro la città.
Per evitare guai peggiori gli ateniesi furono costretti ad accettare le dure clausole del trattato di pace: avrebbero fornito ogni anno sette fanciulle e sette fanciulli, che sarebbero stati condotti nel Labirinto per fare da nutrimento al Minotauro... per il nostro re di Creta, così come accadeva per il resto dei Greci antichi, la vendetta poteva diventare un motivo di guadagno, seppur particolare!
Tornato in patria, la vita di Minosse fu funestata da un lutto: suo figlio, il piccolo Glauco morì annegato nel miele, ma i Cureti gli dissero di non disperare: il bambino poteva essere resuscitato dall’uomo che avrebbe saputo descrivere meglio di altri il colore di una certa vacca delle mandrie reali che cambiava colore tre volte al giorno (altro bovino particolare in terra cretese...): essa al mattino era bianca, poi diventava rossa ed infine nera, il mattino dopo il ciclo ricominciava.
L’indovino Poliido figlio di Cerano, nativo di Argo (o di Corinto) ci riuscì: la vacca era come la mora, che nasce bianca, poi diventa rossa e quando è matura nera.
Come premio, Poliido fu rinchiuso con il cadavere del piccolo (forse nel Labirinto) ed ebbe l’ordine di non uscire finché non avesse resuscitato Glauco. Immaginiamo la perplessità di Poliido: indovino sì, ma resuscitatore di morti, proprio no!
Mentre rifletteva vide un serpente avvicinarsi al cadavere del bimbo: l’indovino lo uccise. Poi entrò un secondo serpente: vedendo il primo serpente morto, si allontanò, poi tornò con un’erba con cui strofinò il compagno, che subito resuscitò. Poliido prese l’erba e, massaggiando con essa il cadavere di Glauco, riuscì a resuscitare il bambino.
Minosse si rivelò ancora una volta ben lontano dall’ideale di re giusto e onesto con cui è passato alla storia: si rifiutò di lasciar andare via Poliido finché non avesse insegnato a Glauco l’arte della profezia. A malavoglia Poliido completò l’educazione del fanciullo, ma quando finalmente ebbe il permesso di partire, salì sulla nave che salpava e sputò in bocca a Glauco: questi perse ogni potere profetico.
Per una volta il re spergiuro era stato giocato. Ma non sarebbe stata l’ultima...
Alcune piccole note...
I legami mitici tra Creta ed Atene sono molteplici: ricordiamo il mito di Androgeo e dell’invio delle vittime per il Minotauro; poi quello di Teseo, principe e poi re di Atene, amante di una figlia di Minosse e marito di una seconda figlia; quello del toro amante di Pasifae poi divenuto il toro di Maratona; quello di Procri, che curò il re dalla sua maledizione sessuale, figlia del re di Atene Eretteo; quello di Niso re di Megara, che sarebbe nato ad Atene; quello di Dedalo, ateniese in fuga a Creta… forse solo al RPGS, la Royal Pseudo-Geogaphic Society potrebbe approfondire questo argomento con sufficiente competenza.
Secondo un mito, gli dei si impietosirono di Scilla e la trasformarono in airone. Niso sarebbe stato mutato in un’aquila marina.
Il mito di Glauco annegato nel miele sarebbe il ricordo dell’usanza cretese di mummificare i corpi dei defunti immergendoli, appunto, nel miele.
Secondo alcune versioni, Glauco non sarebbe stato resuscitato grazie a Poliido, ma direttamente dal sommo medico Asclepio, figlio di Apollo. Asclepio ripeté l’impresa con Ippolito, figlio di Teseo. Ade, signore dei morti, già stanco di perdere clientela a causa delle guarigioni del grande medico, non tollerò che gli venisse tolto anche ciò che era già suo: si lamentò con Zeus che fulminò il nipote.
Ma Asclepio poi sarebbe resuscitato come dio della guarigione.
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