La concezione del rapporto fedele\divinità che emerge dalla lettura di Zanna Bianca di Jack London, è inizialmente estremamente pessimistica.
In questo post tratteremo più che dell’origine dl mito, dell’origine della religione, partendo dagli occhi semplici del mezzo lupo Zanna Bianca, per leggere nel loro profondo la storia di tanta parte dell’umanità.
La descrizione che fa London, infatti, riflette una linea dell’evoluzione della religiosità umana, in cui il legame col dio è costituito da divieti, da comportamenti innaturali, tanto innaturali da essere motivati solo dalla presenza di un ordine preternaturale.
Ci spieghiamo meglio: tanti tabù (specie quelli alimentari o quelli sessuali), divieti, prescrizioni, hanno la loro forza, paradossalmente, proprio dall’essere contrari all’impulso naturale che le creature provano. Zanna Bianca (e con lui gli uomini) non possono accettare tale violazione di un istinto, se non immaginando un’autorità superiore (o un bene superiore, nel caso degli esseri umani).
Ecco così che andare contro sè stessi (paradossalmente contro come ci hanno fatto gli dei) assume un grande valore proprio perché non è da tutti, proprio perché distingue il fedele da chi non lo è.
Sempre nel Capitolo II della Parte III, London descrive questa sensazione provata da Zanna Bianca, e questa accettazione, se non entusiastica adesione da parte del lupo... o di un fedele umano.
“Lui apparteneva agli dei come tutti i cani. Le sue azioni dipendevano dai loro ordini, il suo corpo apparteneva a loro: da maltrattare, da calpestare, da tollerare. Tale era la lezione che gli era stata rapidamente impartita: era una lezione dura perché contraria a tutto quello che nella sua natura era forza e arbitrio. Ma mentre nell'apprenderla gli era sgradita, inconsciamente imparava a amarla. Era un deporre in altre mani il suo destino, un rinunziare alle responsabilità dell'esistenza. In tutto ciò era anche un compenso, perché è sempre più agevole appoggiarsi a qualcuno che stare soli.”
L’utilitarismo, il do ut des, come motore primo e come finalità della religione: una concezione amara.
Così come amara è la valutazione sulla scoperta degli “altri dei” e dei rapporti che il fedele\Zanna Bianca deve intrattenere con loro. Zanna Bianca un giorno morde un umano che non appartiene alla famiglia del padrone Gray Beaver e così
“...ora Zanna Bianca sapeva di aver violato la legge degli dei. Aveva affondato i denti nella carne sacra di uno di loro e non poteva aspettarsi altro che una tremenda punizione [...] Gray Beaver difese Zanna Bianca [...]. Ascoltando le voci ostili e osservando i gesti rabbiosi, il lupo capì che il suo atto era giustificato, e così ne concluse che c'erano dei e dei. C'erano i suoi dei e c'erano altri dei e fra gli uni e gli altri c'era differenza. Giustizia e ingiustizia erano la stessa cosa, lui doveva ricevere tutto dalle mani dei suoi dei personali, ma non era obbligato a sopportare l'ingiustizia degli altri dei, con cui aveva il privilegio di potersi vendicare con i denti. E anche questa era una legge degli dei.” (Parte III Capitolo V)
Una trattazione dell’origine delle guerre sante, tutto sommato...
E infine la considerazione più amara di tutte: quando Zanna Bianca entra in contatto con l’Uomo Bianco (Parte IV, Capitolo I) “Al confronto degli Indiani che aveva conosciuto, essi gli apparvero un'altra razza di esseri, una razza di dei superiori. Essi lo impressionarono come detentori di un potere superiore ed è nel potere che consiste la divinità.”
Tutto, nel mondo di Zanna Bianca, ma anche in quello dell’uomo, si gioca sul potere. Sul potere di fare male, di punire, solo in seconda battuta di premiare. Il lupo, così come il fedele di alcuni credi religiosi, vive nella paura di violare le consegne del dio, perché il rapporto è basato sul potere, e chi ha più potere può tutto su chi ne ha meno.
Una visione pessimistica che, come detto, troverà però la sua evoluzione positiva nel finale del romanzo.
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