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I Narti sono eroi dei tempi passati, meravigliosi e insieme terreni, dotati di caratteristiche soprannaturali, ma che vivono la vita degli uomini del Caucaso, con le stesse case, costumi, passioni.
Come gli altri popoli caucasici, anche i Narti amano l’eloquenza e la guerra, ma
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Ma, dopo una lunga e vana ricerca nel mondo, non rimane che sfidare Dio stesso.
E’ l’inizio della loro epica fine: i Narti si astengono da tutti i riti e le pratiche religiose, addirittura alzano le porte delle loro case, in modo che non capiti neppure casualmente di abbassare la testa e che Dio interpreti questo gesto come una sottomissione a lui.
Dio, infastidito, manda la rondine come messaggero, perché si informi sulle ragioni del comportamento dei Narti: ne ottiene solo un’ulteriore sfida, e l’invito a combattere contro di loro.
Dio a questo punto li minaccia: propone la scelta tra uno sterminio totale e una cattiva discendenza. I Narti accettano di mettere in gioco la loro stesa sopravvivenza: “Forse che abbiamo bisogno di vivere per sempre? – dice Urzymaeg, uno degli eroi del ciclo dei Narti – Quello che ci occorre non è una vita eterna, ma una gloria eterna!”.
La guerra è dichiarata, e Dio la combatte con mezzi soprannaturali.
Prima maledice i Narti, dicendo che il loro lavoro non produrrà più di un sacco di frumento al giorno. Ma i Narti allora lavorarono solo quanto era necessario per riempire un sacco al giorno, fermandosi subito dopo: semplicemente il periodo necessario per la lavorazione sarebbe stato più lungo, ma il cibo sarebbe stato assicurato.
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Dio mandò una seconda maledizione: il grano dei Narti rimaneva verde di giorno e pronto alla mietitura solo di notte, e se pure si avvicinavano di notte, il grano tornava verde e inutilizzabile.
Allora i Narti costruirono le loro capanne vicino ai campi, e ingegnosamente crearono delle frecce con una punta biforcuta. Così la notte, senza uscire dalle loro capanne, tiravano le loro frecce e mietevano le spighe che rimanevano dorate.
Vissero così ancora un anno, poi rifletterono: non avevano forse detto loro stessi a Dio che una gloria senza fine era preferibile a una vita senza fine?
Così, invitti, ognuno scavò a propria tomba e vi si coricò, in attesa della morte.
Così perirono gli illustri Narti.
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