Abbiamo detto che forse il più “classico” della Fantascienza della Golden Age, ovvero Isaac Asimov, ha un approccio evemeristico al mito.
Cercheremo di provare questa affermazione esaminando uno dei suoi capolavori.
(ATTENZIONE SPOILER! Rivelerò il finale di questo racconto... che è probabilmente l’elemento chiave per l’efficacia del racconto stesso)
Non si può negare che il racconto più famoso di Asimov (poi divenuto un romanzo scritto in collaborazione con Silverberg) sia “Nightfall \ Notturno”, che dietro una trama difficilmente imitabile nasconde alcuni stilemi mitici chiarissimi.
Non ci credete? Cercherò di spiegarmi meglio...
La vicenda si svolge su un pianeta dominato dalla luce di sei soli. La situazione è tale che non c’è mai buio, ma solo variazioni di luce, perché almeno un sole brilla sempre nel cielo. Ma rivedendo l’equivalente della teoria newtoniana della Gravitazione Universale, gli scienziati trovano un’anomalia, spiegabile solo con la presenza di un corpo oscuro... un corpo che è destinato a creare un’eclissi e a portare il buio sul pianeta per la prima volta dopo millenni.
Nel frattempo veniamo a sapere si scavi archeologici che rivelano come la civiltà attuale sul pianeta sia non la prima e unica, ma quella successiva a una catastrofe (provocata dalle creature stesse del pianeta) avvenuta... proprio all’epoca in cui, secondo i calcoli, era avvenuta l’ultima eclissi.
E una strana setta va predicando che il mondo sta per finire tra buio e fuoco, e il pianeta vedrà le misteriose stelle.
Non stiamo qui a dare nel dettaglio la preparazione della apocalittica conclusione, con la follia di chi non ha mai visto il buio e cerca in tutti i modi di fare luce: questa catastrofe darà il via alla rinascita di una nuova civiltà.
Quello che ci interessa è la tecnica evemeristica di trattare ciò che è mito per gli abitanti del pianeta. Il mito è irrazionale, quindi le stelle non esistono. Non esiste il buio naturale all’aperto, quindi i racconti che ne parlano sono solo storie per spaventare i bambini. Prima di “noi” non è esistita nessun’altra civiltà, quindi chi ne parla crea dei miti.
Vi sembrano idee già sentite altrove? Ovvio.
Eppure Asimov, nella sua ferrea adesione alla realtà della scienza, priva di fondamento ogni mito che non sia interpretabile in chiave evemeristica: il buio esiste, ma è prevedibile scientificamente; ed è un fatto “scientifico” che si ripeta (e il quando e il come siano prevedibili = riproducibili = inseribili razionalmente nelle leggi delle scienze “dure”); le antiche civiltà scomparse riemergono grazie all’archeologia.
Insomma: Asimov usa argomenti propri del mito (le origini della civiltà; la struttura dell’Universo; la “fine del mondo”; il ritorno ciclico delle ere) ma solo per negare che il mito stesso abbia un fondamento che non sia umano, razionale, scientifico.
Banale.
La più pura essenza dell’evemerismo, appunto.
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