sabato 18 gennaio 2014

Scudi Mitici - 2. Lo scudo di Eracle



Continua la nostra analisi delle immagini rappresentate sugli scudi degli eroi dell’epica classica. Dopo aver sfiorato l’argomento QUI (gli scudi dei Sette contro Tebe) abbiamo iniziato al disamina QUI, analizzando lo Scudo di Achille così come descritto nell’Iliade, mentre QUI abbiamo parlato di altri scudi: quelli di Agamennone, di Atena e di Perseo.
 
Eracle contro Cicno in un vaso del Louvre

LO SCUDO DI ERACLE 
 
Ad Esiodo, autore delle Opere e Giorni e della Teogonia, è per tradizione attribuita la paternità anche di un poemetto epico in 480 esametri: sul modello dell’Iliade il poeta descrive lo scontro tra Eracle e l’eroe Cicno, ma concentra la sua attenzione sull’ekphrasis dello scudo che viene fabbricato per il figlio di Zeus da Efesto, il fabbro divino.
Ne consegue che il titolo convenzionale del poemetto sia Aspis (alla latina: Scutum Heraclis), ovvero “Lo Scudo (di Eracle)”.

Il modello è l’Iliade, dicevamo; ma non è un modello ripreso pedissequamente.

Sulla scia di Omero, il poeta racconta dei materiali utilizzati: l’opera di Efesto non è solo un capolavoro tecnico che 

“nessuno
avrebbe infranto né ammaccato di colpi”, 

ma una profusione di ricchezza. Ecco dunque smalto, avorio, oro, elettro… In questo, lo scudo di Eracle ricorda quello di Achille ricco d’oro e d’argento, e l’armatura d’oro di Glauco di Licia, che valeva cento buoi.

Poi l’autore passa a indicare le immagini modellate dal fabbro degli dei.

Al centro dello scudo del Pelide dominava una raffigurazione del cielo stellato.
Qui, al contrario abbiamo un drago[1] di cui si mettono in evidenza gli aspetti per i quali la figura “ispirava indicibile orrore”: pupille oblique, brillante come fuoco, le zanne della bocca. Sopra di lui vola Eris, la Discordia, che fa schierare in battaglia gli uomini e sottrae il senno a chi osasse affrontare il figlio di Zeus.
Segue poi una lista di figure simboliche che a partire da un ambito “militare” progressivamente giungono agli aspetti più individuali e crudeli della guerra (l’Attacco, la Fuga, la Strage, lo Strepito, l’Omicidio, il Tumulto, la Rissa), e su tutti la mortale Chera, la quale afferra un ferito e un illeso, e trascina via brutalmente un morto (“ghermendolo al piede”).
Non è un combattimento glorioso: le anime sprofondano sotto terra nell’Ade, e il poeta indulge sugli effetti di putrefazione sotto la calura estiva.
La Chera ha una veste macchiata di sangue umano, e ha comportamenti bestiali: guarda  in modo terribile, grida, fa strepito, dal suo petto dodici teste di serpente minacciano chi osasse lanciarsi contro il figlio di Zeus; le sue insegne mandano fiamme e i serpenti sono azzurri sul dorso ma dalle mascelle nere.
Non è la guerra gloriosa fatta di agguati e assedi che abbiamo visto nello scudo di Achille: è una congerie di immagini spaventose (o tali, nella percezione del poeta), il “brutto” della guerra.

Seguono immagini di animali selvaggi (cinghiali, leoni) che si azzuffano; già alcuni di essi sono morti, e il sangue si sparge.[2]

Dalla lotta tra animali si passa a un’altra lotta mitica: quella dei Centauri contro i Lapìti.
Da un lato gli eroi che lottarono dalla parte dei Lapiti (Ceneo, Driante, Pirítoo, Pròloco, Oplèo, Falèro, Esòdio, Mopso figlio di Ampìco, Titarèsio figlio di Marte, e soprattutto l’ateniese Tesèo), raffiguranti in argento con armi d’oro ai fianchi.
Dall’altro i Centauri bestiali, fatti in argento e armati di abeti modellati nell’oro. Il poeta ci tiene a sottolineare l’abilità del fabbro, poiché la rappresentazione era estremamente realistica (“così come se fossero vivi”).

Segue poi il carro di Ares (padre di Cicno!) che, coperto di sangue, eccita al combattimento gli eserciti e insieme toglie loro la vita, affiancato da Deimos e Phobos: è l’Ares di Omero, l’aspetto brutale della lotta.
Ma Atena Tritogenia, protettrice di Eracle e avversaria di Ares nell’Iliade, stavolta non è da meno: qui la dea dagli occhi azzurri non è tanto la ‘guerra ragionata’, poiché è “desiderosa di preda” e pronta alla “cruda battaglia” anche lei.

Se i due dei della guerra si preparano allo scontro, altri dei danzano al suono della cetra di Apollo, quasi indifferenti alle sofferenze umane e più intenti a seguire una gara di canto tra le Muse.

Perseo in un vaso greco
Poi scendiamo nel mondo degli uomini, anche qui colorato di mito: un porto con delfini guizzanti, pesci e nuotatori; un pescatore pronto a gettare la rete.
Non è chiaro se in relazione a questo, Danae cinge i calzari alati a Perseo che vola lontano con la testa della Gorgone Medusa nella bisaccia d’argento, e l’elmo di Ade in testa; le altre Gorgoni inseguono Perseo, terribili nell’aspetto, poiché sopra la cintola di ognuna di loro sorgono due dragoni.

Sopra questa scena una lotta tra armati attorno a una città attaccata, sotto lo sguardo delle mogli dei combattenti disperate e dei vecchi che supplicavano gli dei per la salvezza dei loro figli. Nel frattempo le Parche coperte di sangue facevano ressa attorno ai caduti, desiderose di berne il sangue, per poi straziarli con le unghie e gettarli nell’Ade.
La zuffa si concentra sopra un caduto, e sopra questa lotta sta il Dolore,
“la querula Ambascia odïosa,
pallida, magra, cascante di fame, le gambe stecchite,
e l'unghie lunghe lunghe sporgean dalle dita: colava
dalle narici moccio, cadevano giù dalle guance
stille di sangue; ed essa, con grande stridore di denti,
stava, e sugli òmeri suoi si addensava la polvere fitta,
molle di pianto.”

Presso questa scena una città difesa da sette porte d’oro (Tebe? [3]), con scene di divertimento e sposalizio tra imenei, danze, zampogne, cetre e flauti. Davanti alla città gare di cavalli, e scene di aratura, mietitura e vendemmia.
Altrove gare di lotta e pancrazio, e di caccia alla lepre con cani; gare di carri col premio di un tripode.
 
Le nozze di Peleo e Teti
Infine, intorno a tutto, l’Oceano rigonfio, con cigni che volano sopra esso e pesci che guizzano.

La descrizione dello scudo, come detto, in parte riprende, in parte innova il modello dell’Iliade: abbiamo la guerra, benché nei suoi aspetti più crudi (l’assedio, la battaglia); la presenza di figure allegoriche legate al combattimento (come nello scudo di Agamennone troviamo Deimos e Phobos, come in quello di Achille Eris e la Chera) e la Gorgone (era nello scudo del Re di Micene e in quello di Atena); la raffigurazione di Ares e Atena; la città con il matrimonio, la campagna con le sue attività, la caccia (qui è alla lepre, nello scudo di Achille era ai leoni che avevano ucciso un toro); l’Oceano che circonda tutto. Il drago al centro dello scudo di Eracle richiama i draghi sul collo e sul balteo dell’armatura di Agamennone.
Se tradizionalmente l’Aspis è successivo all’Iliade, le descrizioni dello scudo di Atena come lo ritroviamo nelle statue sono riportate da autori più recenti, e non possiamo sapere la precedenza delle immagini.
Per dirla tutta: che sullo scudo di Atena (sia Parthenos che Promachos) ci fosse la lotta contro i Centauri, è una conseguenza dello Scudo di Eracle, o era una raffigurazione tradizionale delle armi della dea, ed è stato il poeta dell’Aspis ad averla ripresa? [4] Non mi pare possibile risolvere una volta per tutte la questione.
 
Perseo e la Gorgone
Quanto alla Gorgone, abbiamo detto come questa figura apotropaica fosse diffusa non solo sugli scudi mitici, ma anche sugli scudi di più comuni mortali.
Nello Scudo di Eracle essa fa parte della “storia di famiglia”, ovvero di quel Perseo uccisore della Gorgone che era l’antenato del nostro eroe.

Queste le singole immagini. Ma come interpretare complessivamente lo scudo?

L’epica è uno specchio dell’interpretazione del mondo, dei valori ideali proposti, delle aspettative del poeta sulla vita e sulla memoria dell’uomo che rimane dopo la morte.
Come abbiamo già detto lo scudo di Achille descriveva un kosmos ordinato e “solare”, in cui la guerra aveva la funzione, tutto sommato, di datrice di gloria. E’ una raffigurazione coerente col mondo degli eroi di Omero [5], con la scelta di una vita breve ma gloriosa.

Nello scudo di Eracle quel mondo è superato. Si tratta di un nuovo mondo: un mondo cupo, spietato, dove la guerra non è gloriosa, ma terribile.
Se è vero che le armi di difesa hanno spesso avuto un ruolo “psicologico” importante di minaccia e sbigottimento dell’avversario[6] qui, secondo il Lesky, si va oltre: “sono descritti gli orrori della guerra e sono radunati i demoni della distruzione” [7].
E’ il mondo di Esiodo, quello dell’Età del Ferro: la sofferenza, l’ingiustizia, la corruzione hanno sostituito la felicità dell’Età dell’Oro; un mondo dove il conflitto è la norma, e gli uomini non muoiono più come colti dal sonno, come sotto il regno di Crono, ma in battaglie crudeli, circondati da demoni che bramano il sangue e la strage. [8]

Ma forse questa è una semplificazione eccessiva, e i due mondi non sono così lontani come sembrano a prima vista: se l’autore dell’Aspis in effetti indulge ed insiste su aspetti macabri, dobbiamo però rilevare che, in realtà, non fa che ampliare l’idea di guerra sanguinaria che era già sottesa allo scudo di Agamennone.

Dovremo attendere il terzo grande autore epico dell’antichità per avere, attraverso un altro scudo, una nuova interpretazione del mondo: sarà il latino Virgilio, e lo scudo sarà quello di Enea.

Ancora la Gorgone e Perseo, dal Dinos del Pittore della Gorgone


Alcune piccole note… 
L’Aspis è organizzato per blocchi tematici: si inizia con l’inganno di Zeus ad Alcmena e la nascita dell’eroe; segue l’incontro tra Eracle, accompagnato da Iolao, e Cicno col padre Ares in un bosco dedicato ad Apollo; c’è la descrizione delle armi; Atena garantisce la sua protezione ad Eracle; la lotta tra Cicno ed Eracle a imitazione del duello tra Achille ed Ettore e morte di Cicno, colpito al collo come accadde al principe di Troia; Eracle con l’aiuto di Atena ferisce Ares (come Diomede aveva ferito lo stesso dio nell’Iliade); sepoltura di Cicno; la tomba di questi, però, viene distrutta dal fiume Anauro su ordine di Apollo perché Cicno ed Ares spogliavano i pellegrini diretti a Delfi.

Il Cicno di cui si parla in questo post è figlio di Ares e Pelopia; non lo si confonda con due altri eroi, figli di Poseidone, e legati all’area Troiana
Il primo era il re di Colone, città davanti a Tenedo, che fu protagonista di una vicenda simile a quella di Teseo, Fedra e Ippolito; poi fu ucciso da Achille.
Il secondo combatté nella Guerra di Troia: si dice che fosse invulnerabile, e che Achille lo uccise spingendolo in acqua fino a farlo affogare… a colpi di scudo. La vicenda si svolse nelle fasi iniziali della Guerra di Troia, e lo scudo di cui si parla non è, ovviamente, quello fabbricato da Efesto al decimo anno di guerra.
Giochi funebri: la corsa dei carri.
[1] è pur vero che la costellazione del Draco è vicina alla Stella Polare; quindi il richiamo celeste ci potrebbe essere, seppur meno chiaro di quanto abbiamo visto nello scudo di Achille.

[2] la lotta tra cinghiali e leoni era sicuramente un topos ricorrente: lo ritroviamo anche nel mito di Polinice e Tideo alla corte di Argo, che abbiamo visto nella nostra disanima dei Sette a Tebe QUI.

[3] una delle versioni più accreditate sulla nascita di Eracle, vuole che questa sia avvenuta proprio a Tebe. Il lieto evento, però, dovrebbe essere precedente all’attacco dei Sette.

[4] la lotta contro i Centauri si ritrova anche sulle metope del lato Sud del Partenone, assieme alla Gigantomachia sul lato Est (che, come visto, era sullo scudo della statua di Atena Parthenos) e l’Amazzonomachia sul lato Ovest; le metope del lato Nord probabilmente raffiguravano la Guerra di Troia.

[5] l’Omero dell’Iliade, per lo meno; il poeta dell’Odissea ci mostra un Achille che nell’Ade si pente della sua scelta.

[6] de Chesnel ricorda un passo di de Bourdeilles de Brantome. Secondo questo, ancora nel XVII secolo l’elmo (il morione) delle compagnie francesi dell’epoca “oltre che essere utile durante gli assalti per proteggersi dalle pietre e dalle sciabolate, […] era bello e espouventable à veoyr” (citato in G. Santi-Mazzini, La macchina da Guerra 1 – dal Medioevo al 1914, in Militaria, Milano 2006, pag. 183).

[7] A. Lesky, Storia della Letteratura Greca, Il Saggiatore, Volume 1, Parte IV, I: Esiodo. Da notare che Lesky, sulla scia di diversi studiosi, contesta l’attribuzione a Esiodo del poemetto (drastico il giudizio: “un poeta di modeste qualità ha deformato la tradizione epica, cercando di innalzarla”), pur riconoscendo l’antichità dell’attribuzione, forse già nel 600 a.C.: significativo per lo studioso è il fatto che Eracle non sia equipaggiato con clava e pelle di leone, che in seguito divennero attributi “obbligatori” della sua figura.

[8] è una visione terribile della morte simile a quella che troviamo nelle raffigurazioni delle tombe etrusche, dove i trapassati sono accompagnati e a volte tormentati da demoni come Tuculcha (dalla chioma di serpenti come le Gorgoni) o Chàrun.
Tuchulcha
Le citazioni del poema sono tratte da QUI, le fonti delle altre sono indicate in nota. Citazioni e le immagini non mi appartengono, ma sono qui poste a corredo dell’analisi. Questo blog non ha fini di lucro.

6 commenti:

  1. Questo blog è una fonte preziosa alla quale mi abbevero.
    E' così.
    Vi amo molto.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Grazie Orlando!
    E noi amiamo i tuoi Fumetti di Carta!

    (sappi che, anche in onore tuo, prima o poi riuscirò a realizzare i post sull'uso dei miti classici nell'Orlando Innamorato di Boiardo!)

    Eug\Aristarco (entrato a commentare con l'altro account :-D )

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  4. Grazie!!! :-)
    L'Orlando Innamorato è ovviamente uno dei miei "must", diciamo così XD

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  5. Il brano di descrizione del Dolore è spettacolare.Il mio preferito.

    Ottime le note più del contenuto, come al solito! ;)

    Scusandomi per lo spoilerone a riguardo ultimo scorso, volevo solo aggiungere una chiave di lettura alla visione della pugna eraclea rispetto all'epica di Ilio: è semplicemente la medesima ottica di vita scelta dall'Eroe per guadagnarsi l'immortalità quella volta al famoso bivio della scelta.

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  6. Miei sodali
    a) le note ringraziano!:-D
    b) lo spoilerone era gradito, altro che!
    c) interessante l'interpretazione che lega all'episodio di Eracle al bivio. Da rifletterci ed approfondire

    Presto (ma ahimè non troppo: la chiusura del quadrimestre incombe!) la terza ma non ultima parte!
    Aristarco

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