venerdì 1 gennaio 2010

COS'E' IL MITO - Mostri e critici


Inizia un nuovo anno, prosegue il nostro blog mitico.

Talvolta ci si deve fermare e chiedersi quale sia la strada da prendere, e quale occasione migliore del penultimo capodanno della nostra era (sempre che i Maya non siano stati fraintesi! :-p)?

Ci piace, così, riportare un brano scritto dal più grande mitografo recente, J.R.R. Tolkien di Ea. In origine si trattava di una riflessione sul Beowulf, antico poema inglese usato da tanti studiosi per trovare tracce di altro, fino al paradosso di dimenticare la sua bellezza intrinseca, a prescindere dai riferimenti che aveva.
Ecco, ci sembra che il mito abbia troppo a lungo subito lo stesso destino di essere letto come traccia di un rito, di una storia, di un'usanza, di... dimenticando ciò che è nel suo profondo: un racconto.

Il brano è tratto da J.R.R.Tolkien, Beowulf: mostri e critici - in Il medioevo e il Fantastico, Bompiani, pag.31

Un uomo ereditò un campo in cui si ergeva un cumulo di vecchie pietre, parte di un antico edificio. Alcune di queste pietre erano già state usate per costruire la casa in cui egli viveva, non lungi dall'antica magione dei suoi padri.
Delle restanti, egli ne prese una parte per costruire una torre. Ma i suoi amici si accorsero a un certo punto (e senza preoccuparsi di salir le scale) che queste pietre in precedenza erano state parte di un edificio più antico.
Così essi gettarono la torre a terra, non senza fatica, per cercare incisioni e iscrizioni nascoste, o per scoprire da dove i remoti antenati dell'uomo si erano procurati il materiale da costruzione. Alcuni, sospettando l'esistenza di un deposito sotterraneo di carbone, cominciarono a scavare per cercarlo, dimenticando anche le pietre.
Tutti quanti dicevano: «La torre è estremamente interessante». Ma dicevano anche (dopo averla rasa al suolo): «Che disordine c'è qui!»
E anche gli stessi discendenti dell'uomo, che avrebbero ben potuto considerare quel che egli era stato sul punto di fare, furono uditi mormorare: «È un tipo così strambo! Pensa, usare queste antiche pietre solo per costruire una torre del tutto insensata! Perché non ha restaurato la vecchia casa? Non aveva il senso delle proporzioni!»
Ma dalla cima di quella torre l'uomo era stato in grado di spingere lo sguardo sino al mare.


Una piccola nota...
Questo brano servì da introduzione per la versione originale di Mitika: quattro incontri sul mito greco presso il Teatro Riverrun di Cagliari.

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