domenica 20 dicembre 2009
MITOLOGIA COMPARATA - Nipoti nefasti
Se gli dei sono dei, immortali o per lo meno lungoviventi, ci aspetteremmo un rispetto delle nuove generazioni verso le vecchie, garanti dell'ordine, della tradizione e, perché no?, anche della creazione.
Invece la mitologia indoeuropea abbonda di giovani impertinenti, ribelli e talvolta disposti a tutto pur di far fuori i propri predecessori. E questo vale sia per gli dei che per gli eroi.
Un mito dall'impronta fiabesca sembra muoversi tra varie tradizioni indoeuropee: il rovesciamento, o addirittura l'uccisione, del nonno da parte del nipote, nonostante l'impegno che il vecchio re ci mette... per non avere nipoti!
Tra nonni e nipoti non correva buon sangue nella preistoria, se a due estremi del grande arco indoeuropeo troviamo quelle che sembrano due forme dello stesso mito: il mito di Balor e Lugh in Irlanda, e il mito di Acrisio e Perseo in Grecia.
Il mito greco è ovviamente quello più noto ai nostri lidi. Si narra che i re di Argo Acrisio, figlio di Abante e di Aglaia la Luminosa, sposò Aganippe e ne ebbe una sola figlia, ovvero Danae. Un oracolo gli disse che non avrebbe avuto altri figli maschi, ma che anzi suo nipote l'avrebbe ucciso.
Così Acrisio chiuse Danae in una torre di bronzo, custodita da cani ferocissimi; ma Zeus la vide, si invaghì di lei e discese sulla fanciulla in forma di pioggia d'oro. Da questo rapporto nacque Perseo.
Quando Acrisio lo seppe, non ebbe cuore di uccidere la figlia e il nipote, ma li mise su un'arca di legno e la gettò in mare.
Ma Perseo e la madre si salvarono: giunti a Serifo furono salvati dal pescatore Ditti, e Perseo divenne in seguito l'eroe che uccise la Gorgone Medusa, il cui sguardo pietrificava gli uomini. Ma visto che ad un oracolo non si può sfuggire, Perseo andò alla ricerca del nonno, nonostante Acrisio lo evitasse temendo il destino di morte che lo attendeva. Per puro caso entrambi giunsero a Larissa, ai giochi funebri in onore del padre di re Teutamide e lì Perseo, che gareggiava nel pentathlon, lanciò un disco che, deviato dal vento e dal volere divino, colpì Acrisio al piede, causandogli la ferita che lo portò alla morte. Perseo eredita il trono di Argo.
Nella verde Irlanda, si narrava che i Tuatha Dè Dannan, il "Popolo della Dea Danu", i divini abitatori dell'isola, fossero costretti a pagare tributi esorbitanti ai Fomoir o Fomori, giganti marini che tormentavano i diversi abitatori di Eriu. Uno dei re dei Fomori era noto come "Balor dall'Occhio malefico": il gigante aveva un occhio solo, enorme, il cui sguardo provocava la morte di ogni nemico su cui si posasse. Balor era invecchiato, però, e la sua palpebra era ormai tanto pesante per lui che la sua "arma tattica" poteva essere usata in battaglia solo se la palpebra stessa era sollevata da quattro uomini con carrucole e funi!
Balor non poteva essere ucciso da nessuna arma, eppure una profezia diceva che la sua rovina sarebbe giunta a opera di suo nipote. Così Balor fece rinchiudere sua figlia Eithne in una caverna sull'isola di Tory, con dodici serve, perché non potesse generare figli con nessuno.
Ma Kian, uno dei Tuatha Dè Dannan, carico di rancore nei confronti di Balor, si travestì da donna e riuscì a introdursi nella caverna, dove sedusse fanciulla. Eithne generò tre gemelli, e Balor, timoroso della profezia, li fece gettare in mare.
Due morirono, ma l'ultimo, Lugh, fu salvato da un fabbro. Divenuto adulto, guidò i Tuatha Dè Dannan nella guerra decisiva contro i Fomori. Fu proprio Lugh a decidere lo scontro: scagliando una pietra, colpì l'occhio del nonno con tanta forza che l'occhio e il proiettile sfondarono il cranio di Balor, uccidendolo. L'occhio però aveva ancora il suo potere malefico: ribaltato, lanciò il suo sguardo di distruzione sull'esercito di Fomoir, sterminandolo e garantendo la vittoria ai Tuatha Dè. Lugh diventa il capo dei Tuatha Dè Dannan.
Le somiglianze tra i due miti sembrano tante. Non trascureremo il nome di Danae e della Dea Danu, ma affideremo il confronto ai linguisti per ribadire l'identità della Dea Bianca nelle sue diverse forme.
Come sempre ci interessa la struttura del mito al di là dei nomi, ovviamente: c'è un vecchio re senza eredi maschi, con una figlia e una profezia di morte che gli pende sul capo. La morte verrà dal nipote (maschio), quindi il vecchio re cerca di fare in modo che la figlia non generi, rinchiudendola in un luogo sicuro.
Un dio riesce a introdursi nel nascondiglio della figlia del re, e concepisce con lei il nipote della profezia. Il vecchio re non uccide il nipote, ma lo getta in mare. Il nipote però si salva, cresce e compie imprese tra cui l'uccisone di una creatura con lo sguardo che uccide. Con un lancio di un oggetto il nipote uccide finalmente il re e diventa il nuovo sovrano.
Se non ci appelliamo agli archetipi junghiani, dobbiamo riconoscere che da qualche parte nelle attuali steppe russe (zona dalla quale, a quanto pare, si mossero gli antenati degli indoeuropei) una storia simile fu raccontata o fu vissuta, e si tramandò nel tempo fino alle forme simili, eppure diverse, che conosciamo.
Nota 1
Robert Graves nei suoi Miti Greci (73.9) fa un parallelismo tra l'unico dente posseduto dalle tre Graie, cui Perseo estorse l'indicazione del luogo in cui si trovava Medusa, e il dente divinatorio di Fionn della leggenda irlandese. Ma le Graie avevano in comune anche un solo occhio, che si scambiavano tra loro. Potrebbe essere una metafora dell'anno tripartito, che tante volte ritorna nelle ipotesi di Graves (le tre stagioni originarie = le tre Graie che si scambiano un solo occhio = il sole), ma c'è un particolare: Perseo riesce a togliere loro l'occhio, ottenendo così l'informazione che gli serve. Ma anche l'occhio di Balor secondo alcuni è un simbolo solare, visto che anche suo nipote Lugh è ugualmente legato al sole; forse questi miti hanno qualche altro legame in più...
Nota 2
Tanti sono i bambini salvati dalle acque per un più glorioso e mitico destino: da Romolo e Remo, a Mosè, a Sargon di Akkad...
Nota 3
Se pensate che siano solo i nonnini a dover fare i conti con nipotastri arrivisti, non dimenticate le varianti del fratello del nonno usurpatore ucciso dal \ con il contributo del nipote (vedi ancora una volta il mito di Romolo e Remo), e anche quella in cui l'usurpatore è lo zio (come accade tra Pelia e Giasone)
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