giovedì 31 dicembre 2009
CATASTROFI A SCELTA - Escatologia Iranica
La percezione comune dell'Iran attuale spesso offusca il contributo al mito che nell'antichità fu dato dagli abitanti di questa terra.
Per gran parte di noi l'Iran è una terra mussulmana come lo è sempre stata, popolata da arabi che parlano arabo.
Ovviamente è superfluo ricordare che l'Islam si diffuse a partire dall'Egira di Maometto nel 622 della nostra era, e che gli attuali iraniani sono in gran parte i discendenti degli antichi Persiani, popolo di lingua e cultura indoeuropea, più vicino anche etnicamente agli Arya dell'India e alle popolazioni indoariane che invasero l''Europa qualche millennio prima della nascita di Cristo, che ai semiti della Fertile Mezzaluna.
Facendo un po' di mente locale magari ci ricordiamo di Zarathustra che così parlò, grazie a Nietzsche o a qualche cantante italico. Chi ha seguito senza sbadigli qualche lezione di storia ricorderà il culto di Mitra, chi non ha dormito durante quelle di geografia (o, orrore!, di glottologia all'università) ricorda i Parsi, fiorente comunità di Zoroastriani stanziata a Mumbay e dintorni, che custodiscono i libri dell'Avesta, che racchiudono una sapienza (e una lingua) assai antica...
Dall'antica tradizione iranica, in tempo per un 31 dicembre che segna la fine di un anno, ci piace ricordare un mito sulla fine del mondo, con alcune differenze rispetto ad altre mitologie indoeuropee, in particolare un concetto di retribuzione delle azioni compiute in vita che è estraneo a tanti miti escatologici dei "cugini" indoariani.
Il mondo è un campo di battaglia tra Ahura Mazda\Ormazd, il Signore Giusto, la Luce dell'alto, e il suo doppio Angra Mainyu\Arimane, le Tenebre di Quaggiù. Essi alle origini fecero un patto che stabilì le regole del loro duello nella creazione, e agli uomini fu offerto di scegliere se restare per sempre nello stato spirituale o di incarnarsi per assicurare sulla Terra il trionfo di Ormazd.
Narravano gli antichi che la storia dell'umanità (nata dopo che il buon Ormazd soppresse nei nostri avi un cannibalico gusto per la prole) copre solo seimila anni: dopo vari re più o meno storici, giungerà il millennio caratterizzato dal regno di Usetar, figlio di Zaratust che aveva iniziato il millennio nel quale viviamo. Il dominio di Usetar terminerà con la glaciazione di Malkus, cui sopravviveranno solo gli esseri protetti dal Recinto di Yim Set, dove scompariranno le malattie.
Dopo il millennio di Usetar seguirà il millennio di suo fratello secondogenito Usetarmah: questo millennio finirà nei flagelli, ma prima gli uomini avranno iniziato, gradualmente, a rinunciare alla carne, al latte, alle piante, recuperando, possiamo intuire, la purezza originaria.
Poi verrà il momento del terzogenito di Zaratust, ovvero Sosyans, il salvatore: la sua venuta inaugurerà il "Corpo Futuro", in cui il Rinnovamento sarà una "ripresa" dell'antico, e in cui le creature del passato risorgeranno. Il primo a risorgere sarà Gayomart, colui che era stato il primo uomo, quindi tutti gli uomini risorgeranno e saranno condotti davanti al tribunale di Isatvastar, figlio di Zaratust, dove ognuno dovrà rispondere di quanto ha fatto in vita. La prova più terribile sarà quella del "metallo fuso", che sarà tale per i malvagi, ma per chi è stato giusto sembrerà latte caldo.
Sosyans ucciderà il bue Hatayos, il cui grasso, insieme al hom\haoma (la sacra bevanda degli dei) formerà la bevanda delll'Immortalità. Ciascun demone cerato nei primordi da Arimane verrà sconfitto dal corrispondente Benefattore Immortale (uno degli Amesha Spenta) creato da Ormazd, e lo stesso Arimane sarà per sempre cacciato nella sua tenebra.
Allora nascerà un nuovo mondo, rinnovato, sarà un mondo senza più montagne (sic!), puro.
Ma tutto ciò era inevitabile: la vittoria della luce era sicura fin dalla creazione, e l'uomo, attraverso il suo impegno a fare il bene in pensieri, parole, opere e nella rinuncia all'adorazione dei demoni, può solo accelerare questa eucatastrofe, questa gloriosa e positiva fine del mondo.
Un piccola nota calendariale...
In una tradizione più tarda sarà Mitra, una delle divinità più antiche del pantheon iranico (e dell'India) a prendere il posto di Sosyans nel sacrificio del Toro, nello scatenare il fuoco purificatore e nel resuscitare i morti.
Nel mondo romano Mitra, figura solare, veniva festeggiato il 25 dicembre giorno della festa del Sole: era il giorno che segnava il lento ritorno del sole a prevalere sulle tenebre della stagione fredda. In combinazione con i vicini Saturnalia di tradizione latina (17-23 dicembre), tale festa era talmente popolare che il cristianesimo nascente dovette scendere a patti: la nascita di Gesù venne spostata proprio a questa data per "colonizzare" e cristianizzare questa ricorrenza.
San Nicola di Myra con i suoi doni (e il vecchio rossovestito e un po' brillo diffuso da una bibita) sarebbe arrivato un po' dopo.
domenica 20 dicembre 2009
MITOLOGIA COMPARATA - Nipoti nefasti
Se gli dei sono dei, immortali o per lo meno lungoviventi, ci aspetteremmo un rispetto delle nuove generazioni verso le vecchie, garanti dell'ordine, della tradizione e, perché no?, anche della creazione.
Invece la mitologia indoeuropea abbonda di giovani impertinenti, ribelli e talvolta disposti a tutto pur di far fuori i propri predecessori. E questo vale sia per gli dei che per gli eroi.
Un mito dall'impronta fiabesca sembra muoversi tra varie tradizioni indoeuropee: il rovesciamento, o addirittura l'uccisione, del nonno da parte del nipote, nonostante l'impegno che il vecchio re ci mette... per non avere nipoti!
Tra nonni e nipoti non correva buon sangue nella preistoria, se a due estremi del grande arco indoeuropeo troviamo quelle che sembrano due forme dello stesso mito: il mito di Balor e Lugh in Irlanda, e il mito di Acrisio e Perseo in Grecia.
Il mito greco è ovviamente quello più noto ai nostri lidi. Si narra che i re di Argo Acrisio, figlio di Abante e di Aglaia la Luminosa, sposò Aganippe e ne ebbe una sola figlia, ovvero Danae. Un oracolo gli disse che non avrebbe avuto altri figli maschi, ma che anzi suo nipote l'avrebbe ucciso.
Così Acrisio chiuse Danae in una torre di bronzo, custodita da cani ferocissimi; ma Zeus la vide, si invaghì di lei e discese sulla fanciulla in forma di pioggia d'oro. Da questo rapporto nacque Perseo.
Quando Acrisio lo seppe, non ebbe cuore di uccidere la figlia e il nipote, ma li mise su un'arca di legno e la gettò in mare.
Ma Perseo e la madre si salvarono: giunti a Serifo furono salvati dal pescatore Ditti, e Perseo divenne in seguito l'eroe che uccise la Gorgone Medusa, il cui sguardo pietrificava gli uomini. Ma visto che ad un oracolo non si può sfuggire, Perseo andò alla ricerca del nonno, nonostante Acrisio lo evitasse temendo il destino di morte che lo attendeva. Per puro caso entrambi giunsero a Larissa, ai giochi funebri in onore del padre di re Teutamide e lì Perseo, che gareggiava nel pentathlon, lanciò un disco che, deviato dal vento e dal volere divino, colpì Acrisio al piede, causandogli la ferita che lo portò alla morte. Perseo eredita il trono di Argo.
Nella verde Irlanda, si narrava che i Tuatha Dè Dannan, il "Popolo della Dea Danu", i divini abitatori dell'isola, fossero costretti a pagare tributi esorbitanti ai Fomoir o Fomori, giganti marini che tormentavano i diversi abitatori di Eriu. Uno dei re dei Fomori era noto come "Balor dall'Occhio malefico": il gigante aveva un occhio solo, enorme, il cui sguardo provocava la morte di ogni nemico su cui si posasse. Balor era invecchiato, però, e la sua palpebra era ormai tanto pesante per lui che la sua "arma tattica" poteva essere usata in battaglia solo se la palpebra stessa era sollevata da quattro uomini con carrucole e funi!
Balor non poteva essere ucciso da nessuna arma, eppure una profezia diceva che la sua rovina sarebbe giunta a opera di suo nipote. Così Balor fece rinchiudere sua figlia Eithne in una caverna sull'isola di Tory, con dodici serve, perché non potesse generare figli con nessuno.
Ma Kian, uno dei Tuatha Dè Dannan, carico di rancore nei confronti di Balor, si travestì da donna e riuscì a introdursi nella caverna, dove sedusse fanciulla. Eithne generò tre gemelli, e Balor, timoroso della profezia, li fece gettare in mare.
Due morirono, ma l'ultimo, Lugh, fu salvato da un fabbro. Divenuto adulto, guidò i Tuatha Dè Dannan nella guerra decisiva contro i Fomori. Fu proprio Lugh a decidere lo scontro: scagliando una pietra, colpì l'occhio del nonno con tanta forza che l'occhio e il proiettile sfondarono il cranio di Balor, uccidendolo. L'occhio però aveva ancora il suo potere malefico: ribaltato, lanciò il suo sguardo di distruzione sull'esercito di Fomoir, sterminandolo e garantendo la vittoria ai Tuatha Dè. Lugh diventa il capo dei Tuatha Dè Dannan.
Le somiglianze tra i due miti sembrano tante. Non trascureremo il nome di Danae e della Dea Danu, ma affideremo il confronto ai linguisti per ribadire l'identità della Dea Bianca nelle sue diverse forme.
Come sempre ci interessa la struttura del mito al di là dei nomi, ovviamente: c'è un vecchio re senza eredi maschi, con una figlia e una profezia di morte che gli pende sul capo. La morte verrà dal nipote (maschio), quindi il vecchio re cerca di fare in modo che la figlia non generi, rinchiudendola in un luogo sicuro.
Un dio riesce a introdursi nel nascondiglio della figlia del re, e concepisce con lei il nipote della profezia. Il vecchio re non uccide il nipote, ma lo getta in mare. Il nipote però si salva, cresce e compie imprese tra cui l'uccisone di una creatura con lo sguardo che uccide. Con un lancio di un oggetto il nipote uccide finalmente il re e diventa il nuovo sovrano.
Se non ci appelliamo agli archetipi junghiani, dobbiamo riconoscere che da qualche parte nelle attuali steppe russe (zona dalla quale, a quanto pare, si mossero gli antenati degli indoeuropei) una storia simile fu raccontata o fu vissuta, e si tramandò nel tempo fino alle forme simili, eppure diverse, che conosciamo.
Nota 1
Robert Graves nei suoi Miti Greci (73.9) fa un parallelismo tra l'unico dente posseduto dalle tre Graie, cui Perseo estorse l'indicazione del luogo in cui si trovava Medusa, e il dente divinatorio di Fionn della leggenda irlandese. Ma le Graie avevano in comune anche un solo occhio, che si scambiavano tra loro. Potrebbe essere una metafora dell'anno tripartito, che tante volte ritorna nelle ipotesi di Graves (le tre stagioni originarie = le tre Graie che si scambiano un solo occhio = il sole), ma c'è un particolare: Perseo riesce a togliere loro l'occhio, ottenendo così l'informazione che gli serve. Ma anche l'occhio di Balor secondo alcuni è un simbolo solare, visto che anche suo nipote Lugh è ugualmente legato al sole; forse questi miti hanno qualche altro legame in più...
Nota 2
Tanti sono i bambini salvati dalle acque per un più glorioso e mitico destino: da Romolo e Remo, a Mosè, a Sargon di Akkad...
Nota 3
Se pensate che siano solo i nonnini a dover fare i conti con nipotastri arrivisti, non dimenticate le varianti del fratello del nonno usurpatore ucciso dal \ con il contributo del nipote (vedi ancora una volta il mito di Romolo e Remo), e anche quella in cui l'usurpatore è lo zio (come accade tra Pelia e Giasone)
REMYTHS - Il ritorno dei Titani
Attenzione! Questo è un post subdolamente promozionale nonostante gli sproloqui!
Sembra assurdo, ma talvolta cerchiamo spunti narrativi più in mitologie che ci sono estranee (dalla nordica a quella giapponese) più che in quella classica dei greci e dei latini, che è la base della nostra cultura.
Timore reverenziale? Paura del confronto? Convinzione che tutto sia stato già detto?
Sapete bene che su questo blog il mito è apprezzato a 360° ma che abbiamo un debole per i miti di casa nostra, da vedere come vivi e ancora in grado di darci nuove visioni del mondo. I post della categoria Remyths vorrebbero proprio fare questo: usare l'infinito e sempre fecondo materiale di miti antichi, per narrare nuovi miti.
In più ci piace il fumetto e un sogno neppure tanto segreto è quello di postarvi qui, un giorno, le strisce (se mai ci saranno) del leggendario Atenodoro l'Acheo, l'ultimo degli eroi della mitologia greca, ingiustamente sabotato da autori letteralmente ciechi che hanno favorito chissà perchè un Achille qualsiasi...
Così ci piace suggerirvi per Natale (e dopo) l'albo a fumetti intitolato "L'Era dei Titani", realizzato da Adriano Barone e dal buon Max Dall'Oglio, edito da BD (se volete saperne di più, cliccate qui!).
E' vero: uno dei due autori (Max) è un amico, ma bastano il titolo e lo spunto perchè qui se ne parli!
La storia in breve? Non siamo nel passato (o forse sì?), bensì in un futuro dove l'umanità è confinata in due gigantesche città a causa di un misterioso virus e della minaccia dei Titani, creature che... vabbè, conme al solito mi faccio trascinare e sto per rivelare troppo!
Ma se volete robottoni (gli dei dei miti della nostra Goldrake Generation), città chiamate Cyclopolis e Hecatonkeiropolis (in onore dei Ciclpi e dei Centimani... e così tutta la prima generazione divina c'è!), una protagonista chiamata Cassandra in una città assediata da anni che non si chiama Ilio, Titani che sbranano umani come Crono faceva con i suoi figli, uno stile global-manga dei disegni, azione, lotta, amore e morte...
Comprate, o devoti, comprate!